INTERVENTO/Oramai è più di un anno che poniamo alla attenzione di tutti un gravissimo e sistematico smantellamento dei nostri pilastri economico- amministrativi con conseguente colonizzazione – ora di una provincia ora dell’altra – nella considerazione generale che -poiché manca di fatto una reazione forte e univoca- “il più piccolo non conta” .
Si tratta di una grave situazione di “strabismo” culturale ed economico-politico, di cui pochissimi si rendono conto, e che fin ora non è stata oggetto di vera battaglia; e ciò non autorizza previsioni ottimistiche.
Quando lottavamo per sostenere la posizione di un unica Autorità di gestione Portuale pugliese partivamo da presupposti oggettivi di mercato e competitività .
Lo abbiamo ribadito più volte … inutilmente.
Si é voluto creare un mostro a due teste che dimezza la capacità attrattiva dei poli Adriatico- Ionici.
La amara considerazione è che il porto – il vero pilastro economico dell’intero nostro territorio – avrà una guida “adriatica” con sede in Bari….
Il tessuto imprenditoriale- che conta 42.000 imprese – tra non molto verrà fuso con il tessuto imprenditoriale ionico – circa 55.000 imprese – creando un comparto imprenditoriale “ionico-Adriatico” che si pone come secondo polo pugliese dopo quello in terra di Bari.
In questa lettura si pone la riflessione sulla ZES che diventa effetto secondario di scelte strabiche fatte a monte.
In molti dei commenti si fa riferimento proprio alle Zes quali strumento indispensabile per lo sviluppo dell’imprenditoria meridionale e determinante soprattutto nei settori della logistica e della portualità.
Quel che è certo è che se non fosse attuato in tempi brevi, i Paesi transfrontalieri assorbiranno tutti i traffici da e verso il Mediterraneo, escludendo definitivamente la possibilità per noi di recuperare valore aggiunto nella produzione e nel trasporto di tali merci.
Ma se quella di Taranto fosse l’unica Zes, la scelta comporterebbe una distorsione della concorrenza tra I tessuti imprenditoriali esistenti in Puglia.
Mentre polemiche di campanile impediscono di far decollare una ZES unica pugliese nei porti transfrontalieri, ilungo la “Via della seta” sono già presenti zone economiche speciali in Bulgaria, Croazia e Grecia.
Dopo la esclusione dalle reti TT dello scalo brindisino, privare il basso adriatico di una Zes significherebbe abbandonare definitivamente la possibilità di dare impulso e sviluppo a zone oggettivamente svantaggiate come il porto di Brindisi.
Appare infine evidente che il nuovo asset camerale nella costituenda rete imprenditoriale Brindisi-Taranto (in rigoroso ordine alfabetico) debba partire dalla considerazione che l’area Bassoadriatico- Ionica ha senso se considerate un “unicum” strategico senza predilezioni di parte, e che pertanto ha solo da guadagnare da una ZES unica impedendo disarmonie antieconomiche all’interno della sua stessa rete, considerando utile anche due ZES che annullerebbero dannose ripercussioni sullo stesso territorio.
Infine, anche se esiste in tutti noi una sorta di malcelata ammirazione per lo strabismo di venere…. ,
preferiremmo uno sguardo comune diritto verso un dignitoso futuro di sviluppo per la nostra terra.
Alfredo Malcarne
Presidente CCIAA Brindisi
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