BRINDISI – Il fenomeno Xylella fastidiosa spaventa e allarma gli agricoltori e tutti gli amanti del Salento. Vittime del batterio sono infatti gli ulivi che arricchiscono le nostre terre. Lunedì scorso alcune piante di ulivo sono state contrassegnate con una x rossa in un campo tra Oria e Carosino: il Corpo Forestale dello Stato provvederà a mettere in campo un’azione di contrasto, eradicando le piante colpite. Ma molti sono ancora i dubbi sul batterio.
“Xylella fastidiosa è un batterio, considerato un organismo da quarantena dall’Unione europea, che lo ha inserito nella Tabella A1 dell’Eppo (Ente internazionale di protezione delle piante).- dichiara Cristian Casilli, agronomo paesaggista di Nardò (Le) -Secondo gli organi tecnico scientifici regionali, Xylella è giunto nelle nostre zone attraverso del materiale vivaistico dal Costa Rica, arrivato in Olanda e poi da noi. Su questo, però, il parere della comunità locale si spacca, perché per altri questo batterio è sempre stato presente sul territorio.”
Xylella è un batterio che ha già colpito la natura. “In precedenza, la presenza di Xylella si è verificata in California, dove è stata vista per la prima volta circa 100 anni fa: ad essere colpiti, furono i vitigni. In Brasile, invece, ha attaccato gli agrumeti. Sono in realtà diverse le piante colpite in giro per il mondo. Da noi, invece, solo gli ulivi sono stati intaccati da Xylella. – specifica Casilli, che spiega anche quali sono i sintomi derivanti da un attacco di Xylella -Si nota un disseccamento rapido delle fronde. Tutto parte dall’apice del fogliame: dalla punta della singola foglia si muove verso tutta la fronda, sino ad intaccare il ramo e il tronco. È un vero e proprio attacco, perché si propaga colonizzando l’interno, utilizzando i vasi in cui scorre la linfa degli ulivi, come dimostrato dalla ricerca dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale. Se il batterio raggiunge capillarmente tutti i vasi, la pianta non prende più l’acqua dal terreno e, lentamente, muore.”
I primi casi di disseccamento, in Italia, si sono verificati proprio in Salento. “I primi episodi sono avvenuti in località Castellana, vicino Gallipoli. In provincia di Brindisi, si sono rilevate altre piante lunedì scorso, con l’intervento del Corpo Forestale dello Stato, che ha deciso per l’espianto. Alcune piante sono state segnate, ma bisogna vedere con quale modalità. Su alcuni ulivi, è stata accertata con alcuni test la positività della presenza del batterio. Per le altre, però va accertato se siano state contrassegnate con la x rossa solo perché visibili i sintomi. Per esserne certi, andrebbe verificata per tutte le piante potenzialmente infette la positività in laboratorio attraverso dei test sierologici PCR e test Elisa.”
Se una pianta risultasse positiva ai test, la conseguenza sarebbe una sola. “Se l’ulivo fosse stato attaccato da Xylella, andrebbe eradicato. Per questo, per oggi era previsto l’espianto ad Oria. Il Corpo Forestale avrebbe dovuto buttare a terra la chioma, per poi sradicare quel che rimane dell’ulivo con un mezzo meccanico. – afferma, con amarezza, il dott. Casilli -Il problema è che, più ci si avvicina al periodo della vegetazione, maggiore è il rischio di accrescere la diffusione del batterio. Da un punto di vista paesaggistico, se questo si dovesse applicare alla lettera, sarebbe un disastro, specialmente in un territorio come quello salentino che trae la sua magia proprio dagli ulivi.”
Eppure, sono in molti a chiedersi se quello derivante da Xylella sia un vero pericolo o se ci si nasconde dietro un batterio per speculare su un territorio. “Il pericolo di un’emergenza, da un punto di vista agronomico, c’è tutto. Il problema è che ora il piano di eradicazione del batterio prevede sia l’abbattimento delle piante (l’eradicamento, appunto) e l’uso dei pesticidi. A fronte di un così massiccio e distruttivo intervento, c’è da dire che la fattibilità del piano è bassa. – afferma Casilli – Su questo vasto piano, si aggiunge l’alta incertezza di risolvere o contenere il fenomeno di diffusione del patogeno all’interno del Salento. Di fronte a questo, si procede con abbattimento, con un danno paesaggistico non indifferente e con l’uso pesticidi che non può che impattare negativamente sulla biodiversità: se all’inquinamento si aggiunge anche l’effetto che avrà l’utilizzo degli insetticidi, il risultato è disastroso, in particolar modo per la salute pubblica. È come camminare su un campo minato, specialmente se si pensa che tutti i piani di controllo a livello internazionale sono falliti. Negli Stati Uniti, questo batterio ha portato alla completa devastazione dei vigneti californiani.”
Agnese Poci
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