BRINDISI- (da Il7 Magazine) Le vecchie stalle trasformate in camere da letto, cucine e bagni. Stanze che si sono moltiplicate nel tempo. Ogni tanto ne spuntava una nuova, giusto per allargare la casa con l’arrivo dei figli, dei nipoti e dei pro nipoti. Qui da oltre 40 anni hanno vissuto almeno 3 generazioni. Baracche lasciate in eredità da padre in figlio. Un angolo della città di Brindisi nel cuore del quartiere Paradiso. Tra panni stesi per strada, rimorchi di barche, qualche autovettura e due fila di strutture abusive che vorrebbero essere delle case, con finestre con le inferriate e porte in ferro. Questa parte del quartiere è nota come Parco Bove, ma precisamente è largo Machiavelli. O meglio, è ciò che resta di Parco Bove, perché alcune baracche sono state abbattute nel 2015, ma qui abitano ancora circa 35 famiglie.
Un luogo surreale, a metà tra un accampamento e garage trasformate in abitazioni. Il Comune di Brindisi ha censito 28 famiglie, ma in realtà nella stessa struttura a volte abitano più nuclei famigliari. Negli ultimi anni si sono aggiunti altri abusivi che hanno occupato alcune delle strutture liberate con l’assegnazione delle ultime case.
In una di queste abitazioni vive Manuela Chiarella, 40 anni, separata e con due figlie a carico di 19 e 23 anni, la più piccola è disabile, ha una paralisi cerebrale. Dieci fa si è ritrovata sola e senza una casa, non aveva neanche un lavoro. E così senza pensarci due volte ha occupato abusivamente una delle baracche. Poi nel tempo ha fatto alcuni lavori grazie all’aiuto della sua famiglia. Qualche settimana fa il Comune le ha inviato una ditta per mettere del cartongesso al soffitto che era pieno di umidità. “E’ inutile che aggiustano – spiega Manuela –dopo poco l’umido ritorna. Ci sono perdite d’acqua ovunque. Il bagno è senza mattonelle. Nel silenzio si sentono i topi. E l’inverno in queste stanze è freddissimo.”
Manuela mostra la sua casa: la sala da pranzo all’ingresso con un piccolo tavolo, una cucina, il lavabo e il frigorifero, poi c’è un piccolo salone, due camere da letto con dentro l’essenziale giusto i letti e un armadio, e un bagnetto. La lavatrice è nel corridoio. Le pareti sono piene di macchie d’umido, per coprirle la donna ha messo alcuni mobili, ma nelle zone alte è impossibile nascondere. Le stanze sono buie, non ci sono finestre. Non entra luce, ma neanche aria. Nel bagno e nella cucina fortunatamente la finestra c’è. Tutto questo a due passi dalla zona commerciale, dove da anni sono spuntati diversi negozi.
Al centro delle baracche c’è un piazzale dove sono stati fissati dei pali per legare i fili per stendere i panni. Tra gli indumenti appesi si ci sono carrelli per trasportare le barche, un gommone e alcune vetture.
Manuela è disoccupata, vive di lavori occasionali. “Faccio un po’ di tutto – afferma – le pulizie o la badante a qualche persona anziana. Ma niente di fisso. Dieci fa mi sono ritrovata con due ragazzine piccole, sola e senza un luogo per dormire. Sapevo che era illegale ma non potevo fare diversamente, così ho deciso di occupare abusivamente questa struttura. Chiaramente mi sono beccata anche una denuncia. Ma c’era poco da scegliere”.
Nella baracca vicina abita Lucia, la sorella di Manuela, con lei anche sua figlia che è incinta. Ancora prima abitava anche la madre e il fratello di Manuela che quattro anni fa hanno ottenuto una casa dignitosa. La donna anziana racconta che da quando vive nelle nuove case, le palazzine gialle realizzate di fronte ai palazzi in costruzione, non ha mai pagato l’affitto nonostante lei solleciti il Comune. “Mi sono recata più volte agli uffici comunali – spiega la donna – ho chiesto io stessa di voler pagare l’affitto ma mi è stato detto che non esiste ancora un contratto. Non capisco come sia possibile. Noi vogliamo pagare. E’ giusto farlo”.
Qui la gente è convinta che presto avrà una casa vera, che quelle palazzine in costruzione con i fondi della Regione nei pressi della strada per la Torretta saranno destinate a loro. Parco Bove è meta fissa di tutti i candidati durante la campagna elettorale. Qualcuno lo ha promesso. E loro ci credono.
Lucia Portolano (per il7 Magazine)
Commenta per primo