Via libera all’impianto di compostaggio a Erchie, il Consiglio di Stato dà ragione alla società

ERCHIE – Il Consiglio di Stato dà il via libera alla costruzione dell’impianto di compostaggio nel Comune di Erchie.

Con sentenza pubblicata questa mattina la Quarta Sezione ha definitivamente respinto il ricorso proposto dal Comune di Erchie che sosteneva la decadenza dell’autorizzazione per violazione del termine di inizio lavori.

Sono state accolte le tesi difensive degli avvocati Luigi Quinto e Andrea Pavanini nell’interesse della società Heracle di Venezia che hanno dimostrato come l’amministrazione non potesse pretendere il rispetto di quel termine poiché non previsto nell’autorizzazione. Non solo. Il titolo abilitativo subordinava espressamente l’inizio dei lavori alla sottoscrizione di una convenzione tra la ditta ed il Comune, deliberata dall’Amministrazione solo nel maggio del 2016. Sicché l’inizio dei lavori nel marzo del 2017 sarebbe comunque intervenuto entro l’anno da quando l’Amministrazione l’aveva reso possibile.

Heracle ha un impianto gemello in Veneto che ha ottenuto il riconoscimento di Legambiente. Contro questo progetto qualche mese fa il movimento 5Stelle di Erchie ha organizzato un corteo tra le strade del paese.

Il Consiglio di Stato ha condiviso tutte le argomentazioni difensive svolte dai legali della società ed ha confermato la sentenza del TAR di annullamento degli atti comunali che avevano inibito i lavori. I Giudici hanno osservato che “l’assenza di disposizioni normative puntuali in ordine al termine di avvio e di completamento dei lavori, non rappresenta necessariamente una lacuna ma riflette una scelta del legislatore il quale, in relazione alla peculiarità degli impianti in esame e alla complessità del procedimento di autorizzazione, ha rimesso la fissazione dei termini alla stessa amministrazione procedente secondo valutazioni da effettuarsi caso per caso e fatto salvo il termine finale di scadenza dell’autorizzazione medesima”. Anzi – hanno aggiunto i giudici del Consiglio di Stato – “giammai in precedenza il comune aveva indicato quale termine “ultimativo” quello dell’art. 15 del d.P.R. n. 380/2001, e, soprattutto, l’avvio dei lavori è stato condizionato alla stipula di una convenzione tra la società e il Comune appellante”, avvenuta solo in data 4 maggio 2016. Il Consiglio di Stato ha inoltre condannato il Comune al pagamento delle spese di giudizio in favore della società.

Possono quindi riprendere i lavori che avranno una durata di 15 mesi e richiederanno l’impiego di una forza lavoro di circa 100 unità tra operai comuni ed operai specializzati, per poi ridursi a 20 unità per la fase di gestione a regime.

L’impianto è autorizzato per trattare 80.000 tonnellate all’anno di rifiuto organico. Inoltre produrrà energia elettrica in via esclusiva per l’autoconsumo.

BrindisiOggi

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