INTERVENTO/ La proposta lanciata dal nostro Capogruppo Gabriele Antonino, e fatta propria dal nostro Segretario Cittadino Vito Birgitta, di arrivare alla sottoscrizione di un Patto per lo sviluppo di Brindisi, che veda coinvolte tutte le forze politiche, rappresenta una sfida che andrebbe immediatamente colta anche per prevenire le difficoltà che si prospettano all’orizzonte e non farsi cogliere impreparati.
Tra i problemi con cui Brindisi dovrà misurarsi nel prossimo quinquennio non si può non citare la programmata chiusura della Centrale ENEL di Brindisi Sud – Cerano nell’ambito della Strategia Energetica Nazionale e della cosiddetta “decarbonizzazione”.
E’ il caso di sottolineare che la chiusura di quell’impianto, nel mentre può rappresentare una vittoria per il movimento ambientalista brindisino, comporta anche la necessità per un pezzo importante del nostro comparto produttivo di riprogrammare la propria mission aziendale.
E’ un dato incontrovertibile, infatti, che la centrale Enel di Cerano abbia costituito una grande opportunità di lavoro per molte aziende brindisine impegnate nel settore metalmeccanico, elettrico, edile e dei trasporti.
Sulla programmata decarbonizzazione e la conseguente chiusura della centrale di Brindisi Sud, quindi, è necessario che si confronti l’intera città, senza alcun pregiudizio ideologico.
Spesso il termine decarbonizzazione viene usato a sproposito e senza una adeguata conoscenza della materia.
Un contributo importante per l’avvio di una discussione seria sul tema è stato offerto da due convegni che si sono svolti di recente in città:
- Il primo è stato organizzato da Don Mimmo Roma, parroco dell’Unità Pastorale delle Chiese del centro storico, ed ha visto la presenza dell’ex ministro Enrico Giovannini che si è soffermato sulla “Agenda Globale 2030” delle Nazioni Unite, con i relativi 17 goals;
- Il secondo è stato organizzato dal Distretto Tecnologico Nazionale sull’Energia (DITNE), che ha sede presso la Cittadella di Brindisi, con lo specifico tema: “La transizione energetica verso la decarbonizzazione”
Questo ultimo, in particolare, ha approfondito i temi della “decarbonizzazione” e delle possibili forme alternative di produzione della energia elettrica attraverso la diffusione di impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Ovviamente al centro del dibattito è rimasta la programmata chiusura della Centrale di Brindisi Sud nel 2025.
Fatto salvo quanto da me sempre riportato in merito ai danni prodotti dall’utilizzo del carbone a Cerano, sia sulle matrici ambientali che sugli aspetti sanitari, devo oggettivamente rilevare che oggi la situazione è decisamente migliorata sia in termini di emissioni che di impatto globale. Ritengo, peraltro, che da qui al 2025 sia ancora possibile introdurre ulteriori miglioramenti della ”impronta ecologica” che la centrale di Cerano produce sul territorio e sulla popolazione.
Appare opportuno sottolineare che il “carbone”, prima ancora di un combustibile, è una “materia prima”costituente una “roccia sedimentaria di origine organica”.
Ed allora, in virtù del fatto che l’accertata chiusura nel 2025 della centrale di Cerano fa ipotizzare uno scenario ulteriormente tragico per l’economia brindisina, con centinaia di posti di lavoro persi ed il forte decremento dei traffici portuali con il quasi totale abbattimento delle risorse rivenienti dalle c.d. “rinfuse”, è necessario chiedersi se è possibile utilizzare il carbone nella sola funzione di materia prima.
Un uso diverso del carbone potrebbe salvaguardare i livelli occupazionali ed i traffici portuali garantendo, a un tempo, anche la salvaguardia ambientale e sanitaria.
Intendo riferirmi alla possibile “gassificazione del carbone” (senza combustione!!) nella quale il “carbone” viene chimicamente convertito in idrogeno e CO2. L’idrogeno, infatti, può essere combusto per produrre energia pulita mentre la CO2 può essere catturata e liquefatta e, in questa forma, può avere una serie molto vasta di utilizzi quali, ad esempio, nelle coltivazioni in serra, con incrementi di produttività di 4/6 volte l’ordinario (vedi il programma Agricoltura 4.0).
Del resto la “cattura” della CO2 è già stata sviluppata presso la centrale di Cerano, in un impianto sperimentale finanziato dalla Comunità Europea, con immissione nei pozzi esausti di Cortemaggiore. Non sono noti i motivi per i quali tale sperimentazione sia stata sospesa.
Penso altresì ad altri sistemi (senza combustione!) di utilizzo del carbone come “materia prima” per la produzione di “biocombustibili avanzati”, che garantiscono prestazioni d’impatto ambientale irrilevanti e/o addirittura senza alcuna emissione in atmosfera!
Tecnologie, queste, che sono in parte allo stato sperimentale ed in parte già costituiscono certezze tecnologiche.
In virtù del fatto che per Brindisi la recente “Proposta di Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima”, sviluppata congiuntamente dai Ministeri dell’Economia, dell’Ambiente e dei Trasporti, ha in corso di realizzazione il potenziamento della “rete di trasmissione” del polo di Brindisi appare del tutto assurdo non ipotizzare queste potenzialità, integrando e modificando l’assetto industriale della centrale di Cerano.
Modifica che passa, quindi, attraverso l’utilizzo del “carbone” quale “materia prima” e dal riutilizzo delle aree contaminate per l’insediamento di impianti di produzione di energia mediante conversione fotovoltaica, prospettiva anche questa esaminata nel corso del convegno organizzato dal DITNE e che mi sembra abbia visto concordi tutti i relatori.
A quest’ultimo riguardo mi pare opportuno sottolineare che per gli impianti collocati in aree agricole non è prevista più l’erogazione di alcun incentivo e solo la riduzione dei costi di connessione degli impianti alla rete elettrica può renderne appetibile per gli investitori la realizzazione.
In definitiva, ritengo sia del tutto possibile garantire per Brindisi quello “sviluppo sostenibile”in grado di rispondere ad alcuni dei goals dell’Agenda 2030, fra cui anche il processo di “decarbonizzazione”, che può diventare una opportunità se affrontato con la necessaria serenità e lungimiranza.
Due sono gli elementi essenziali che sono indispensabili per tale percorso virtuoso: un “sistema industriale” capace di traguardare verso nuove tecnologie non impattanti ed un “apparato politico” in grado di sorreggere il richiamato “sistema industriale” con un adeguato dibattito che veda partecipi gli Enti territoriali e tutte le forze politiche in essi rappresentate.
Da quest’ultimo punto di vista la proposta di un Patto per lo sviluppo di Brindisi pare la migliore risposta che si possa dare.
Il Responsabile Provinciale Ambiente
Dott. Prof. Francesco Magno
Se questa cosa sarà possibile, finalmente è la prima cosa sensata che leggo. Fino ad ora si è parlato solo di chiusura della centrale senza pensare troppo al problema occupazionale. La situazione economica del Comune e della città tutta è a dir poco drammatica. In una città dove non funziona quasi nulla, dove le strade sono diventate impercorribili e sono una minaccia costante per la sicurezza dei cittadini, dove la criminalità fa ciò che vuole, negli ultimi mesi sono state rubate una quantità assurda di automobili, dove le attività commerciali continuano a chiudere e le grosse aziende non vengono ad investire, non ci si può permettere di perdere centinaia di posti di lavoro senza battere ciglio. LA cosa che non si vuole comprendere è che il futuro della nostra città, che potrebbe essere il fiore all’occhiello della Puglia, sta nella rivalutazione della costa. Non è possibile vedere ancora chilometri di costa lasciata nel più totale degrado quando si potrebbero creare alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari, acqua park, piste ciclabili etc etc. tutte cose che creerebbero occupazione e possibilità di far investire i giovani in attività in proprio. Se perderemo i posti di lavoro della centrale saremo veramente nei guai e non parlo dei dipendenti Enel, che comunque a parer mio avrebbero garantito il posto di lavoro altrove ma dei dipendenti delle ditte che lavorano in appalto e dell’indotto.
Appare evidente l’interesse “di parte” nel concentrarsi a trovare soluzioni riguardanti il sito produttivo dell’Enel e nel disinteressarsi e dimenticarsi di una dozzina di dipendenti di A2A costretti ad essere trasferiti a mille chilometri di distanza, a causa
della irresponsabilità e immaturità politica di questi ultimi anni. Caro Professore da diretto interessato alla vicenda Le posso garantire di averne sentite di cotte e di crude. Un fiume di campagna elettorale che nulla ha prodotto e che ,personalmente, mi ha danneggiato.L’applauso che avete fatto in segno di vittoria in quel consiglio comunale in cui avete sancito la bocciatura del progetto di riconversione della Centrale A2A di Brindisi ha generato un vero e proprio incubo per le famiglie di questi dipendenti senza che siate stati capaci di studiare e dialogare con l’Azienda un piano di ricollocazione.
Oggi Enel Sud vi sta a cuore……mi chiedo cosa ci sia dietro tutto questo.
Cordiali saluti.