INTERVENTO- Versalis vende le sue attività? E’ una notizia che circola insistentemente; per comprendere se è una “buona” o “cattiva” notizia bisognerà però porsi altre domande. Non è di per sé preoccupante che ad acquistare Versalis possano essere aziende o fondi d’investimento stranieri, anche se la vendita a società estere d’intere aree di business si è rivelata in passato un disastro industriale e occupazionale. Proprio ripensando a quelle vicende, vale però la pena fare alcune considerazioni.
- Sindacati e amministratori locali in tali situazioni di crisi (Dow Chemical, EVC), o a fronte di nuovi insediamenti industriali (British Gas), anziché entrare nel merito delle strategie/programmi delle imprese, avvalendosi eventualmente della collaborazione di esperti nelle varie discipline, per proporre modifiche o soluzioni alternative, hanno sprecato tempo ed energie in sterili polemiche tra di loro.
- Non si è mai creduto, ad esempio, allo sviluppo di un “indotto della chimica di base”, con insediamento di industrie per la lavorazione delle materie plastiche (che hanno un impatto ambientale nullo e indici elevati di occupazione). Le poche iniziative sorte autonomamente a Brindisi e in provincia (Pansac oggi Jindal e Telcom), capaci di innovarsi nel tempo, competono da quaranta anni con successo nei mercati nazionali e internazionali.
3 I finanziamenti pubblici, che potevano incoraggiare iniziative industriali con elevati tassi di innovazione e occupazione, oltre che insufficienti, hanno avuto tempi troppo lunghi di approvazione/erogazione. Scarsi peraltro sono stati i controlli, a posteriori, per verificare la congruenza degli obiettivi dichiarati dalle aziende nei progetti approvati e quelli realmente perseguiti.
4 I programmi di istruzione e formazione professionale sono rimasti scollegati dalle reali necessità di manodopera nel territorio. Le istituzioni scolastiche e le imprese hanno operato per lo più separatamente, ignorando modelli di cooperazione sperimentati con successo in altre realtà nazionali ed europee.
5 il Centro di Ricerca di Mesagne, che nelle intenzioni originarie doveva fornire alle imprese operanti nel territorio assistenza e know-how per innovare processi/prodotti, dopo varie vicende politico-amministrative e ingente spreco di risorse , si è rivelato un mezzo fallimento.
6.Anche i programmi per la bonifica e riconversione delle vaste aree chimiche dismesse sono andati avanti lentamente, tra innumerevoli polemiche e contrapposizioni. Sarebbe stato più vantaggioso adottare un approccio sinergico tra tutte le Parti coinvolte, facendo tesoro delle tante esperienze di successo realizzate in altri paesi europei e in Italia.
Ci sarebbe tant’altro da osservare. C’è da augurarsi, almeno, che anche questa vicenda non si esaurisca in uno sterile dibattito tra chi è “a favore” e chi è “contro” la vendita di Versalis, senza entrare nel merito del problema, sempreché non prevalgano le tesi del partito trasversale degli “ambientalisti” e degli “antindustriali”, che a ogni accensione della “torcia” di Versalis è propenso a chiedere il definitivo smantellamento di quel che resta del petrolchimico.
In questo contesto, nuovi investitori non saranno certamente incentivati a subentrare, e Versalis alla lunga potrebbe decidere di gettare la spugna. Stessa sorte rischierebbe Basell. Per migliaia di lavoratori chimici brindisini inizierebbero allora tempi veramente duri .
Giuseppe Antonelli
BENE UNA RICONVERSIONE DEL PETROLCHIMICO IN UNA SORTA DI RICICLAGGIO DI ELEMENTI PLASTICI PRODUZIONE E LAVORAZIONE DI MATERIALI PER USO DOMESTICO , SAREBBE UNA SVOLTA EPOCALE CON UN VERO INCREMENTO PER L’OCCUPAZIONE DAREBBE UN SENSO A TUTTA LA POPOLAZIONE BRINDISINA E NON.
Sempre un piacere leggere il dott. Antonelli sopratutto per la sua capacità di analisi, frutto di competenza ed esperienza.