Arresti Asl: venerdì gli interrogatori di garanzia e il Pd sospede Borromeo

BRINDISI – Cominceranno venerdì gli interrogatori di garanzia dei 22 arrestati ieri mattina all’alba nelle operazioni dei Nas di Taranto e della Guardia di Finanza di Brindisi per gli appalti truccati dell’area gestione tecnica dell’Asl.

In carcere sono finiti  Vincenzo Corso, Antonio Ferrari (difesi dall’avvocato Rosario Almiento), Giovanni Borromeo, Roberto Braga e Emilio Piliego (difesi dall’avvocato Massimo Manfreda), Vittorio Marra, Adolfo Rizzo, Cesarino Perrone, Antonio Camassa, Giuseppe Rossetti, Tommaso Vigneri.

Ai domiciliari, invece: Armando Mautarelli, Gianluca Pisani (difeso dall’avvocato Roberto Cavalera),  Giovanni De Nuzzo e Cosimo Bagnato (difesi dall’ avvocato Rosario Almiento), Mauro De Feudis, Claudio Annese, Grazia Cito, Daniele Di Campi, Francesco Perrino, Salvatore Perrino, Ivo Grifoni.

In serata, intanto, il segretario cittadino, Antonio Elefante, e il segretario provinciale, Maurizio Bruno, hanno sospeso con effetto immediato Giovanni Borromeo, secondo quanto scritto nel regolamento del Partito Democratico.

Il ruolo centrale nell’inchiesta della Procura di Brindisi ce l’ha, sicuramente, Vincenzo Corso, l’ingegnere direttore dell’area gestione tecnica dell’Asl e ideatore, secondo l’impianto accusatorio, del sistema di sabotaggio degli appalti. Corso, in alcune intercettazioni, è stato definito “uno che si fa baciare”, cioè un “soggetto avvicinabile per ottenere illeciti favori”, secondo quanto scritto nell’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Brindisi, Valerio Fracassi su richiesta del procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi. Mica, gratis, ovviamente! Corso, stando alle ricostruzioni dell’accusa, avrebbe ottenuto nel tempo una serie di benefici dalle ditte “amiche”. In particolare, uno dei principali beneficiari del sistema era proprio il figlio di Corso, Alberto, anche lui presente nell’inchiesta. Alberto ha evitato l’arresto perché non avrebbe concorso al reato di riciclaggio e perché «la sua indiscutibile partecipazione ai fatti si ricollega a un ruolo totalmente dipendente da quello del padre che era il reale dominus della società NT Italia. Considerate tali modalità del fatto e la giovane età, si deve ritenere, soprattutto in concomitanza dell’applicazione della misura cautelare riguardante Corso Vincenzo, che non residuino apprezzabili esigenze cautelari». In soldoni, era il padre a manovrare tutta la giostra, dirottando verso una società formalmente amministrata dal figlio il denaro sporco accumulato truccando gli appalti, tanto che Alberto Corso è accusato anche di “reimpiego di capitali illeciti”. Solo per il padre però, il gip ha ritenuto di poter accogliere la richiesta dell’accusa.

Il rapporto d’affari tra i due risale al 1999 con la costituzione della società NT Italia, messa in liquidazione nel settembre 2010, poco più di un anno dalla sua creazione e soprattutto “stranamente proprio in seguito all’avvio delle indagini”, come scrive il gip Valerio Fracassi nella ordinanza. Alberto Corso era amministratore unico della società e ne deteneva l’85% delle quote. A destare più di qualche sospetto è la ragione sociale della ditta: “acquisizione, sviluppo, ricerca, produzione e commercializzazione di medicinali, prodotti cosmetici, omeopatici e fitoterapici, integratori e prodotti similari di origine comunitaria ed extracomunitaria, e altre attività mediche e paramediche nonché attività di ricerca e fornitura di servizi per il raggiungimento dello scopo sociale”. A dispetto di questo ampio, articolato e professionale bouquet di attività dichiarate, però, la ditta presentava non poche anomalie che non sono passate inosservate agli inquirenti. Un esempio su tutti, soli 4 dipendenti paiono davvero pochi per poter coprire tutte le attività elencate nella ragione sociale. Per questo e altri motivi, gli inquirenti decidono di vederci chiaro, sospettando che “l’impresa fosse stata costituita da Corso Vincenzo al fine di farvi convogliare le somme di denaro provenienti dalle imprese compiacenti che si erano aggiudicate gli appalti oggetto di turbativa, simulando l’esistenza di fittizi rapporti economici relativi a sub-appalti non dovuti per servizi di manutenzione di macchinari sanitari”. Una copertura, insomma, per riciclare quanto ricevuto dalle ditte “amiche” per sdebitarsi dei favori avuti in sede di gara.

Secondo le verifiche degli investigatori, inoltre, Corso assegnava alla sua società lavori per conto della Asl, assegnazioni a trattativa privata o in sub-appalto per mezzo della H.C. Hospital consulting, un’altra delle ditte del “sistema Corso”. Un altro tassello in questo puzzle familiar-affaristico è giocato da un’altra azienda, la Manuntecoop, ditta per cui Alberto ha anche lavorato. In un’intercettazione dell’8 settembre 2007, padre e figlio discutono di come aggirare l’incompatibilità del loro legame di sangue con gli affari in corso. «Eh, sono soldi, secondo me glielo devi dire. Anzi ti dirò…», dice Alberto. Il padre risponde: «Io glielo accenno ma lui sicuramente tirerà fuori in ballo la difficoltà che tu sei il… presidente di questa società». Il rampollo di casa Corso ribatte: «E se tu non lo fai risultare? Gli dici che stiamo facendo risultare Tonino?». Il papà, prudente: «Ma sicuramente la sede centrale a Bologna ci chiederà una iscrizione alla camera di commercio e da lì risulta che sei amministratore, no?». Per non destare sospetti, insomma, meglio affidare tutto direttamente a NT Italia.

Il meccanismo pare abbastanza chiaro già così, per gli inquirenti. Per chi avesse ancora qualche dubbio, però, ci sono le battute estratte dalla successiva conversazione intercettata tra Vincenzo Corso e un altro soggetto. «Va’ a vedere, a Tedesco (Alberto, ex assessore regionale alla sanità, ndr) tanto di c… gli stanno a fare per l’azienda dei figli… non li hai letti i giornali?». Il suo interlocutore dice, timoroso: «Se viene la Procura…”. La risposta di Corso sta in una risata. E aggiunge «No, ma va bene, faccio lavorare Alberto in subappalto». L’altro insiste: «E se viene la Procura?» «Speriamo mai».

Maurizio Distante

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