Va via prima del previsto: “Torno a casa mia e poi non mi piacciono le campagne elettorali”

BRINDISI- (da il7 Magazine)  Le era stato affidato uno dei compiti più difficili: rendere la città più decorosa e pulita,  e i risultati in pochi mesi ci sono stati.   Mariangela Danzì, subcommissaria della squadra di Santi Giuffrè, decide di terminare il suo mandato in anticipo. Il 31 dicembre prossimo sarà il suo ultimo giorno al Comune di Brindisi. Da maggio ad oggi è stata in prima linea, è scesa in campo per affrontare numerose problematiche cittadine: dai rifiuti al dormitorio degli immigrati. Una donna dal carattere forte, a volte molto ingombrante tra gli uomini, che è riuscita spesso ad oscurare. Ma forse Brindisi aveva bisogno di una figura femminile, un  po’ materna, anche per questo in molti avevo riposto la fiducia in Angela Carluccio. Ma la politica è un’altra cosa. Sin da subito si è distinta per quella volontà di voler accorciare le distanza tra commissariamento e la città, attiva sui social con segnalazioni di disservizi e interventi risolutivi immediati. L’esperienza di Mariangela Danzì termina però prima,  sceglie di tornare in Lombardia dove abita da anni, d’altronde da due mesi faceva la spola tra Brindisi e Seregno, comune del quale era diventata anche subcommissaria.

Perché anticipa la fine del suo mandato. Eppure qui qualcuno pensava che lei avesse altre intenzioni e velleità?

“Vado via perché torno a casa mia. Dopo aver accettato  l’incarico a Seregno la prefetta di Monza e il commissario mi hanno fatto giurare  che entro il 31 dicembre avrei potuto dedicarmi completamente a quel comune. Due subcommissariamenti era  stati un’eccezione. Due agende troppo difficili da conciliare. Una città come Brindisi è impegnativa, è necessario il  monitoraggio continuo della situazione”

Lei in questi mesi ha messo la faccia su diverse questioni, a volte anche con grande esposizione mediatica (a volte più dello stesso commissario),  qualcosa le ha fatto improvvisamente cambiare idea?

“Nulla. Seregno è a 20 minuti di treno da casa mia. Avevo fatto già 9 mesi di terremoto. Avevo accettato Brindisi con obiettivi a termine. Ho 60 anni e da due anni sono in giro per l’Italia. E poi non mi piacciono le campagne elettorali.  Qualcuno avrebbe strumentalizzato alcune azioni, perché io non lavoro sull’ordinario, e le mie decisioni suscitano sempre polemiche”.

In alcuni momenti è stata attaccata da qualche esponente politico, accusandola di essere vicina al Partito democratico. E’ vero?

“Non  sono di estrazione del Pd, sono un servitore dello Stato, che negli ultimi anni ha lavorato in molte amministrazioni di centrosinistra. Ho trovato strumentale e fuori luogo questa accusa che in campagna elettorale mi avrebbe infastidita. Ho sentito comunque serpeggiare questa cosa, ma qui a Brindisi la mia attività ha avuto attestati di stima anche da esponenti di centrodestra: da Forza Italia a Direzione Italia. Le dico solo una cosa: se il Pd avesse voluto mi avrebbe nominato alla città metropolitana di Milano dove avevo fatto domanda, visto che sono incarichi fiduciari. Giunga lei a conclusione”.

Ritiene di essere stato ingombrante a volte, anche nei confronti degli altri suoi colleghi?

“Da quando sono nata che sono ingombrante, mio padre diceva che bisognava tenermi a freno.  Molto probabilmente è vero. Ho una grande voglia di fare, sono figlia di un operaio che non aveva diritto all’assistenza sanitaria. Ogni giorno bisogna guadagnarsi lo stipendio. In questo sono stata fortunata, il commissario Giuffrè è un uomo del fare che non perde tempo, abituato alla vecchia scuola. Agisce senza convenienze e non va alla ricerca del consenso. Senza Giuffrè le cose che ho seguito non le avrei potute fare.  Padovano mi è stato vicino emotivamente anche nei momenti difficili. Albertini, il veterano del gruppo, mi ha insegnato  molto del  suo sapere prefettizio. Ora  l’ultimo mese  era stato più difficile, non mi sentivo più adeguata perchè c’ero di meno, mi sentivo in colpa e non riuscivo a leggere bene il contorno”.

Quindi negli ultimi tempi non si erano inclinati i rapporti con il commissario?

Assolutamente no. Brindisi è stata un’esperienza importante. Giuffrè è una persona molto franca, che lavora a stretto contatto con i suoi collaboratori.  È stato difficile solo quando non  c’è stato  il confronto quotidiano perché ero a Seregno”.

Avrebbe potuto fare altro per Brindisi?

“Quello che c’era da fare di rilevanza commissariale è stato compiuto. Penso che ora ci sia nuovo metodo di lavoro.  E qualcosa è stato fatto all’interno del Comune:  nuovo regole per i concorsi e per le assunzioni e finalmente ci sarà  il turn over negli uffici. La struttura dirigenziale era solida  e onesta, ma quello che mancava era l’autorevolezza perché i dirigenti erano legati alla politica con i loro contratti a tempo determinato. C’era dipendenza. Ora con i nuovi concorsi i quattro dirigenti non dovranno dipendere dalla politica”.

Ritiene di essere andata oltre la gestione commissariale e di aver adottato a volte provvedimenti che normalmente si lasciano alla politica?

“Non ci sono limiti nella gestione. Le faccio un esempio: se c’è un  finanziamento per il Comune, fai un progetto non aspetti di perderlo. Bisogna fare scelte importanti”

Che cosa lascia a Brindisi?

“Lascio un po’ di cuore. Brindisi ha una grande voglia di riscatto, è una città che ha bisogno di  una guida materna forte. Il brindisino deve sempre essere monitorato. Bisogna tenere alta la guardia. È necessario il coinvolgimento di tutti. E’ una città che ha bisogno di un sindaco autorevole, e quindi che abbia una forte maggioranza e il nascere di numerose liste non aiuterà. Non c’è sindaco che tenga se non ha soldati che lo difendono”.

Lucia Portolano

(da il7 Magazine)

 

1 Commento

  1. Peccato che vada via.Ha fatto per la città quello che tante amministrazioni politiche non hanno saputo fare.Come cittadino sono molto dispiaciuto.

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