Uomini violenti: 137 le donne che hanno chiesto aiuto, il procuratore: “Uccidono di più mariti e amanti che mafiosi e terroristi”

BRINDISI-  Sono  attualmente 135 le donne nella provincia di Brindisi che sono seguite dai due centri antiviolenza che operano sul territorio.  Donne vittime  della violenza degli uomini. Donne che sono riuscite a denunciare i soprusi subiti, anni di vessazioni fisiche e psicologiche che hanno condizionato la vita. 77 sono le donne assistite da Crisalide e 58 quelle dal centro Io donna.

L’aggressore per la maggior parte dei casi è il mariti o il compagno. Solo nel 2017 sono stati 37 i nuovi accessi al centro antiviolenza Crisalide.

Il 41 per cento delle violenze sono fisiche, il 28 per cento psicologiche, l’11 per cento sessuali e il 9 per cento per stalking. La fascia di età maggiormente colpita è quella che va dai 30 ai 50 anni. Non c’è alcuna distinzione tra livello di istruzioni o condizioni economica. L’uomo violento in molti  casi è il libero professionista o colui che ricopre anche incarichi pubblici.  La violenza non c’è solo dove risiede la povertà, anzi in molti casi della provincia di Brindisi è emerso che questa arriva proprio da chi pubblicamente ha atteggiamenti assolutamente irreprensibili. Vittime sono molto spesso però le donne che non hanno una dipendenza economica e che hanno difficoltà per questo di denunciare.

A tal proposito le denunce rispetto alla diffusione del fenomeno sono ancora molto poche.  Ci vuole un gran coraggio. Negli ultimi  otto anni qualcosa è cambiato grazie  alla  legge sullo stalking, ma il fenomeno cammina ancora su un campo minato. Troppi sconti di pena e tempi della giustizia troppo lunghi, ai quali si aggiunge la vita precaria della vittima.

L’appello degli operatori sociali è rivolto soprattutto al Pronto soccorso e ai pediatri che avrebbero un ruolo importante nella definizioni e nell’interpretazione degli eventi. “Serve una maggiore rete sul territorio”,  spiega Roberto Comunale, psicologo del centro Crisalide.

Quello della violenza contro le donne è soprattutto un fenomeno che va combattuto sotto l’aspetto sociale, di educazione ai ragazzi e di prevenzione nelle famiglie. “Non bastano le leggi – afferma il procuratore della Repubblica di Brindisi, Antonio De Donno – l’azione repressiva arriva quando il problema è stato già creato. Mi sembra inconcepibile che negli anni siamo riusciti ad eliminare gli omicidi di mafia e di terrorismo e non quelli per femminicidio.  In Italia uccidono di più i mariti e gli amanti che i terroristi e i mafiosi”.

Lucia Portolano

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