INTERVENTO/ “In occasione dell’inizio del nuovo anno, S.E. Mons. Domenico Caliandro, Arcivescovo di Brindisi-Ostuni, celebrerà, mercoledì 3 gennaio alle ore 11.30, presso la Sala Consiliare del Comune di Brindisi, il rito della Santa Messa per la Città.” Questo scarno comunicato è giunto alle redazioni giornalistiche qualche giorno fa proveniente dalla segreteria dell’Amministrazione Comunale di Brindisi.
La celebrazione del “rito della Santa Messa per la Città” nella Sala Consiliare del Comune di Brindisi suscita in me alcune perplessità. La prima mi riguarda come cittadino. Se per ragioni di capienza i cattolici, in questo caso, avessero bisogno, per esercitare liberamente il culto, di un luogo più ampio di una chiesa (uno stadio, un palazzetto dello sport, un cinema, ecc) non avrei nulla da obiettare. Ma svolgere un rito religioso in un luogo dove la pluralità delle credenze religiose e filosofiche è più visibilmente espressa mi pare un controsenso. Non è di una messa celebrata dal Vescovo che ha bisogno l’assise cittadina, ma dell’impegno competente e disinteressato in quella sede dei cittadini e dei loro rappresentanti, anche cattolici. Mi sembrerebbe coerente con la laicità del luogo che il Vescovo intervenisse ad un consiglio comunale aperto o ad una assemblea pubblica sui mali della città, ma una messa in quel contesto è fuori luogo.
La seconda perplessità mi sorge come cristiano e cattolico. Non comprendo quale senso possa avere la cena eucaristica svolta in una sala dove il suo significato rischia fortemente di essere travisato. Non a caso i commenti più frequenti alla notizia, come si leggono in rete, assimilano “il rito” ad un esorcismo, gli attribuiscono una funzione purificatrice anche per la ben nota condizione di ingovernabilità della città, una specie di scongiuro o di rito propiziatorio in un luogo dove il bene comune non ha sempre guidato i responsabili della cosa pubblica. Tutti significati che sono sicuramente lontani da quello più autentico della celebrazione eucaristica: momento di condivisione e impegno a spendersi per gli altri come si è speso Gesù.
Una celebrazione eucaristica per la città ha sicuramente senso, preferibilmente arricchita dalle riflessioni di quanti sui suoi mali continuano dare contributi competenti, ma nei luoghi propri come sicuramente è la Cattedrale.
E colpisce ancor di più il silenzio con cui questa notizia è stata accolta, sia da laici che da fedeli, come se si trattasse, nella opinione pubblica, di uno dei tanti eventi del programma natalizio. Un segno dei tempi che avrebbe dovuto indurre a chiudere con forme di cattolicesimo insignificante.
Maurizio Portaluri
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