Un Parco Tecnologico dell’Energia Rinnovabile al posto della centrale Edipower, la proposta di Legambiente

BRINDISI- Un Parco Tecnologico dell’Energia Rinnovabile (PATER) al posto della centrale Edipower , è la proposta di Legambiente. Il progetto   prevede di realizzare un’area di ricerca, un’area di produzione di componenti impiantistici e di sostegno ai privati, ad istituzioni, ad imprese ed a start-up oltre che ad un impianto solare termodinamico di potenza nominale decisamente superiore a quello proposto da A2A.

Questa proposta di Legambiente, inviata anche al Ministro dell’Ambiente, potrebbe creare un polo estremamente innovativo ed auto-propulsivo in un realtà industriale in crisi e nei pressi del porto che è il fulcro di qualsiasi piano di sviluppo sostenibile.

Nel progetto di A2A l’impianto termodinamico ha il limite di non essere funzionale, a causa delle sue ridotte dimensioni e di una produzione di circa 3000Mwh; questo disegno strategico merita un approfondimento sulla tecnologia che consente l’accumulo di calore in tempi di non irraggiamento e soprattutto con integrazione produttiva del 15% da gas, che non può essere il bio-metano direttamente immesso in rete (secondo quanto asserito da A2A) e, si suppone, che l’integrazione serva per attivare le turbine a vapore affinché venga garantito il processo di accumulo. In questo caso non può più considerarsi un impianto termodinamico classico.

Il trattamento della FORSU (60.000 t/a) e degli scarti vegetali (10.000 t/a), soprattutto nella fermentazione aerobica successiva al trattamento anerobico, non risultano conciliabili con le previsioni del documento programmatico preliminare del PUG e con le attività turistiche e commerciali portuali limitrofe, a differenza delle produzioni elettriche da fonti rinnovabili da potenziare che, a nostro parere, sono del tutto conciliabili e foriere di sviluppo.

Legambiente però, ha sempre condiviso la realizzazione di due impianti di compostaggio, come previsti dal Piano Regionale integrato, nella provincia di Brindisi e ritiene necessario riconfermare l’esigenza di un impianto a Brindisi o riattivando e sottoponendo a revamping serio quello esistente (sequestrato per Ordinanza del Sindaco nel 2013 e… scaduta?) o una nuova Area di trattamento della FORSU che sia collocata in un sito distante dal porto e dai centri abitati, messo a disposizione dalle Amm.ne Pubblica e, come previsto dalla Regione, nell’ambito della zona del petrolchimico. E su tale proposta che può essere costruito l’accordo con A2A, sempre a condizione che la ditta rispetti le prescrizioni AIA su smantellamento e bonifica della vecchia centrale e sul polo energetico da costruire ed a condizione quindi che non restino i gruppi 3 e 4 della vecchia centrale alimentati come in passato con carbone Adaro STZ o con l’utilizzo in qualche maniera di gas o biometano il che consentirebbe la “chiamata” prioritaria nella rete di distribuzione dell’energia.

Legambiente è convinta che sia interesse delle istituzioni e delle OO.SS. tutelare le competenze e l’occupazione dei lavoratori elettrici e creare le condizioni per sviluppare le attività portuali ed industriali ecosostenibili e per chiudere il ciclo della frazione organica dei rifiuti in modo compatibile con il territorio.

“All’Amm.ne Comunale si chiede di esprimere, su queste basi, una trattativa con A2A, ma anche con ENEL che è titolare dell’area sulla quale insisteva il parco carbone- dice Legambiente- in tal caso evitando presenze non motivabili quali quella del Commissario dell’Agenzia regionale gestione ciclo rifiuti Gianfranco Grandaliano che, in maniera contraddittoria, afferma la necessità che gli impianti dedicati alla FORSU debbano essere tutti di proprietà pubblica ma, al contempo, dichiara ogni disponibilità per quanto proposto da A2A”.

 BrindisiOggi

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