LATIANO – Un antico frantoio nel cuore del centro abitato, un luogo magico e surreale. Testimonianza della cultura contadina, vero e proprio monumento di archeologia pre industriale “abbandonato” e inaccessibile. Questo antico manufatto giace come un gigante al piano terra dello stesso palazzo ex sede del comando stazione dei Carabinieri. Immobile questo che fu fatto costruire nel 1831 da Andrea De Nitto per poi essere venduto alla Provincia che lo ha poi ceduto ai militari. Questa la denuncia dell’associazione L’Isola che non c’è di Latiano.
“Nessuno fino ad oggi, ci risulta – scrivono dall’associazione – era mai riuscito a documentare la bellezza di questo sito rimasto intatto per decine di anni. Un luogo magico e tetro, privo di luce artificiale con enormi blocchi in pietra tutt’uno con la struttura originaria, divenuto un enorme deposito di oggetti di ogni tipo.
L’antico imponente torchio in pietra sormontato da gigantesche travi in una atmosfera da catacombe si trova lì, sotto all’antico palazzo che ora la comunità latianese – e l’Associazione con essa – vorrebbe finalmente salvare e destinare ad un uso coerente con l’importanza dei contenitori culturali che insistono lungo via Santa Margherita dove la ex caserma si affaccia.
Non sappiamo cosa e quanto tempo occorrerà ancora per vedere ristrutturato quell’antico palazzo vincolato. Oggi il presidente della Provincia Riccardo Rossi, aderendo all’invito della Associazione, ha lanciato un importante messaggio di interesse.
Per avviare qualsiasi procedura bisognerà però “attendere che l’immobile venga definitivamente dismesso dall’Arma, quindi stilare un progetto di recupero e trovare i relativi finanziamenti. Un iter lungo, certamente”. Meno difficile (con un po’ di buona volontà da parte della amministrazione comunale), potrebbe essere il progetto di recupero dell’antico frantoio di proprietà di diverse decine di privati. “Cercarli e invitarli a vendere le quote di proprietà sarà un’opera titanica – aggiunge l’associazione – Ma crediamo possibile. Così come avvenne venti anni fa per la Torre del Solise, anch’esso di proprietà di decine di eredi: grazie alla pressione dell’opinione pubblica, supportata da una lunghissima battaglia della Gazzetta, in quel caso si riuscì salvare il bene oggi considerato tra le più importanti testimonianze della storia di Latiano. Lo stesso faremo per questo antico frantoio; se il caso coinvolgendo anche la Sovrintendenza ai beni culturali (a cui chederemo la “Tutela” diversa dal vincolo) e la stessa Regione. Per quanto riguarda l’immobile della ex caserma seguiremo passo passo il percorso che il presidente della Provincia Rossi (presente anche il Sindaco di Latiano) ha assicurato avvierà a breve. Direte: ma a che serve impegnarsi per salvare questi beni storici (il Polo Museale, la casa Natale di Bartolo Longo) se poi restano chiusi e dunque non fruibili? Noi, tutti noi (politici, società civile, singoli cittadini) abbiamo un impegno da mantenere: quello nei confronti delle future generazioni a cui sarà affidato il giudizio della Storia nei confronti della politica.A cui sarebbe giusto ogni tanto porre quello stesso giuramento in uso nella antica e democratica Atene rivolto agli amministratori, ai quali si chiedeva “di restituire Atene migliore di come me l’avete consegnata. Latiano non è Atene e i nostri amministratori non sono Pericle, Clistene o Solone. Anche da noi sarebbe forse il caso – almeno ogni cinque anni – fare un bilancio. Meglio ancora chiedere loro: come ce la state consegnando Latiano?”
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