Tutti rinunciano a quei chioschi: il Comune rifà il bando

BRINDISI – Avevano presentato delle offerte dieci volte superiore alla base d’asta della gara indetta dal Comune di Brindisi, ma una volta visti i chioschi, nessuno li ha più voluti. Tutto da rifare all’ufficio Gare e contratti di palazzo di città. Il Comune rifà il bando per la gestione dei chioschi di somministrazione di cibi e bevande posizionati a settembre scorso sul lungomare del Casale Amerigo Vespucci. Tre box costati 83mila euro l’una, rientrati nella cifra investita per la riqualificazione di uno degli scorci più belli della città di Brindisi, con affaccio sul porto e sul castello Svevo. Ciascun chiosco è costato quanto un bivani  di lusso. L’affidamento prevede un contratto di 6 anni, bisogna pagare l’affitto mensile e stipulare un contratto di assicurazione in base al valore del box.

Al bando hanno partecipato oltre 50 persone, la base d’asta era di 210 euro al mese, ma qualcuno ha presentato offerte oltre 2mila euro. Dopo 8 rifiuti, la gestione commissariale dà mandato  di indire un nuovo bando con nuovi termini: questa volta si prevede per la partecipazione una cauzione che automaticamente viene persa in caso di rinuncia successiva. “Abbiamo deciso di rifare la gara – spiega il commissario Santi Giuffrè – c’è già l’atto d’indirizzo dopo Pasqua ci sarà il bando. Bisogna accelerare i tempi”.

I primi che si erano aggiudicati la concessione erano  stati Elia e Arnaldo Moscatelli, padre e  figlio proprietari di due bar in città, avevano proposto  il primo 2300 euro al mese per un box, il secondo 2050, ma una volta viste le strutture hanno rinunciato. Lo stesso è accaduto per i successivi in graduatoria: Pasquale Greco con un’offerta mensile di 1880 euro al mese, Carmine Coletta con 1820 al mese e Agata Zurlo con 1780. Anche Pasquale Greco che in un primo momento sembrava intenzionato ad accettare ha fatto decadere il suo diritto.

Le motivazione alla rinuncia riportate dai vincitori del bando sono per la maggior parte sempre le stesse: un’attività poco conveniente rispetto ai costi. Gli assegnatari hanno contestato la tipologie dei box. “Si tratta di una rivendita di patatine e panini già confezionati – aveva spiegato in una precedente intervista Elia Moscatelli –  perché non c’è lo spazio per preparare gli alimenti sul posto. Dentro c’è un bancone che occupa il 90 per cento dello spazio con una macchinetta a cialde per il caffe. Non c’è alcuna possibilità di manipolare il cibo. Non si può mettere neanche una mensola”.

Stesse lamentele anche da parte di Carmine Coletta che aveva vinto con un’offerta di 1820 euro al mese. Lui gestisce in Puglia nella provincia della Bat uno stabilimento balneare, nella sua città in Campania è titolare di una ditta di costruzioni. L’imprenditore aveva deciso di espandere i propri interessi lavorativi anche a Brindisi. Racconta di aver trovato il bando di gara in giro per il web, ha una convenzione con annunci specializzati.

“Una volta che abbiamo visionato il box – spiega Maria Maddalena Micco, moglie di Coletta –ci siamo resi conto che non saremmo mai riusciti ad ammortizzare le spese. Non è attrezzato e non ci sono gli spazi per  poter preparare gli alimenti: non c’è un piano cottura, nè una piastra, e il frigo non può contenere più di 20 bibite”.

L’altra contestazione fatta dai vincitori è quella dell’impossibilità di posizionare una struttura amovibile, un gazebo esterno chiuso riscaldato per l’inverno,  così’ come già esiste per altre attività pubbliche sul lungomare Regina Margherita,  inoltre non c’è nessuna autorizzazione  per poter mettere all’esterno dei tavoli e sedie per rendere più appetibile il servizio.

Ora però si riparte da capo.

BrindisiOggi

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