Truffa Antiracket, false date sui lavori per la sede di Brindisi per non perdere il finanziamento, indagati anche due dipendenti comunali

BRINDISI- Dichiarazioni di lavori completati quando in realtà erano ancora in esecuzione, ma anche di opere mai eseguite nella sede dell’Antiracket Salento di Brindisi. Il tutto allo scopo di non perdere i finanziamenti del ministero dell’Interno. Anche l’attività dello sportello dell’Antiracket di Brindisi finisce nell’inchiesta della Guardia di finanza di Lecce, sezione Tributaria, che ha arrestato  la presidente dell’associazione Maria Antonietta Gualtieri e altre tre persone,  36  persone  risultano indagate, tra queste due dipendenti del Comune di Brindisi e l’imprenditore della ditta che ha effettuato le opere.

L’Antiracket Salento avrebbe firmato una convenzione per un locale con il Comune di Brindisi ai tempi del secondo commissariamento Pezzuto, così come accaduto con i sindaci di Lecce e Taranto.

Lo sportello aveva prima sede a palazzo Guerrieri a Brindisi di proprietà del Comune, poi previsto il trasferimento in un locale confiscato alla criminalità in via Carmine. Ed è sui lavori effettuati su questo bene che si sono accesi i riflettori della Guardia di finanza.  Tra gli indagati  l’ingegnere  Marco Locorotondo e  Paolo Damiano Sellani( dipendente a tempo determinati) del settore Lavori Pubblici.

I militari hanno scoperto irregolarità nella predisposizione di documentazione ritenuta dagli investigatori falsa al solo fine di accedere ai fondi anti racket e anti usura del Ministero. Sarebbero stati fatti dei certificati di inizio e fine lavori con data antecedente al reale completamento delle opere così da poter essere nei termini dei bandi. Documenti stilati dai tecnici del Comune retrodatati. Da parte della ditta sarebbero stati anche fatturati lavori per opere mai svolte.

Inoltre risultavano acquistati arredi per la sede di Brindisi per circa 40mila euro, quando in realtà questa merce era stata solo ordinata, o scelta.

Non solo, ma anomalie sono state scoperte anche nella funzionalità dello sportello di Brindisi in merito al team di professionisti che avrebbe dovuto garantire l’assistenza delle vittime.  Una dotazione minima di personale c’era, ma mancava il team tecnico di avvocati, commercialisti ed altri professionisti che l’associazione dichiarava di pagare per ottenere appunto i finanziamenti.  Si tratta di rapporti di consulenza che secondo gli investigatori erano fittizi. Ci sarebbero anche delle incongruenze sulle vittime dichiarate, l’associazione avrebbe attestato accessi superiori. Avrebbero dichiarato tra Lecce, Brindisi e Taranto 700 vittime, quando, secondo gli inquirenti, erano molto ma molto meno.

Lu.Po.

 

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*