CELLINO SAN MARCO – Anno 2010, l’avvocato penalista Francesco Cascione (Forza Italia) diventa sindaco di Cellino San Marco, la città del vino, nonché cittadina nota poiché culla del celebre cantante Al Bano.
Cellino San Marco è un paese piccolo in provincia di Brindisi, ma ben rispettato e onorato per l’oro rosso ovvero il vino. Tutto sembrerebbe procedere liscio come l’olio per la città, cittadini e amministratori fino a quando l’apparente tranquillità fu rotta dal rumore delle bombe, incendi e atti intimidatori. Siamo nel 2011, 18 mesi dopo l’investitura a primo cittadino di Cascione. Dopo tre anni, nel 2014, il consiglio comunale del piccolo centro a sud di Brindisi viene sciolto per mafia e il Comune, quindi, commissariato. L’iter amministrativo fu avviato dal prefetto di Brindisi, Nicola Prete, nel luglio 2013, con l’insediamento della commissione prefettizia per l’accesso agli atti. L’accertamento terminò nel dicembre successivo. Lo scioglimento fu deciso il 18 aprile di un anno fa al termine di una riunione del Consiglio dei ministri.
In quel caso venivano rilevate, da parte della commissione prefettizia, “ingerenze da parte della criminalità organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l’imparzialità degli organi eletti nelle elezioni amministrative del 2010, nonché il buon andamento dall’amministrazione e il funzionamento dei servizi”.
“Spicca – si leggeva – il ruolo determinante del sindaco che all’interno della giunta individua argomenti all’ordine del giorno, proponendo delibere e soluzioni da adottare in piena autonomia”. Sulla posizione dell’ex sindaco di Cellino, Francesco Cascione la cui famiglia “è stata sempre presente dal 1983 a oggi negli organi elettivi”, la commissione prefettizia scriveva che si segnalano episodi indicativi “di una precipua vicinanza ad ambienti criminosi cellinesi”.
Il 10 aprile 2015 l’ex sindaco e altre 13 persone, tra cui ex assessori, imprenditori e una persona – secondo gli inquirenti – vicina alla Sacra corona unita sono finiti in manette nell’ambito dell’operazione dei carabinieri di Brindisi denominata ‘Do ut des’.
Ma andiamo per ordine. I fatti intimidatori a partire dal 2010 verso amministratori, lo stesso sindaco e altre personalità note di Cellino non potevano ovviamente rimanere per i carabinieri sotto il tappeto. Da quel momento, infatti, parte un’indagine che servirà – secondo gli investigatori – a comprendere meglio in quale contesto si siano registrati i fatti criminosi.
Durante l’indagine, infatti, – stando alla Procura – si evidenzierebbe che, dopo appena 18 mesi dall’elezione della nuova maggioranza consiliare e del nuovo sindaco, si sono verificati a Cellino e nei paesi limitrofi, innumerevoli atti intimidatori, per cause che non si è potuto accertare. Nell’ambito dell’attività di captazione, infatti, i vari soggetti monitorati effettuavano illazioni sugli autori e le relative cause senza però mostrare di esserne davvero a conoscenza.
Il primo evento criminoso avvenne il 16 novembre 2011 a Cellino. Ignoti lanciavano una bomba ‘molotov’ contro l’abitazione del sindaco Francesco Cascione. Dopo pochi mesi il 6 febbraio 2012 sempre a Cellino veniva incendiata una autovettura Opel Astra di proprietà di Ergilio Dello Iaco, presidente di una cooperativa che si occupava anche dei lavori di manutenzione del verde pubblico, del manto stradale e dei lavori cimiteriali per conto del Comune di Cellino San Marco, lavori poi svolti dalla ditta Franeco ed in alcuni casi anche dalla ditta di Francesco Francavilla, volto noto alle forze dell’ordine (soggetto, secondo gli investigatori, vicino alla Scu ndr).
Terzo episodio intimidatorio il 23 marzo 2012 dove il sindaco Cascione sporgeva una denuncia per tentata estorsione asserendo di aver patito il danneggiamento della tomba di famiglia ubicata nel cimitero di Cellino San Marco nel settembre 2011, fatto mai denunciato prima. Il 15 agosto dello stesso anno, invece, veniva incendiata l’abitazione prefabbricata di proprietà Carlo Solazzo, già ritenuto affiliato al clan “Vitale – Pasimeni – Vicientino”.
Il 13 aprile 2012 veniva fatto esplodere un ordigno davanti alla abitazione di proprietà di Paolo Quarta, soggetto già noto, nonché fratello di Gianfranco Quarta, assessore alle attività produttive del Comune. Il 18 agosto 2012 veniva dato alle fiamme il chiosco di proprietà comunale ceduto a titolo gratuito dal primo cittadino a Francesco Francavilla. L’amministrazione comunale, in quel caso, sostenne anche le spese del materiale distrutto riconsegnandone altro sempre a titolo gratuito.
Il 10 febbraio 2013 veniva lanciata una bomba molotov contro l’abitazione di San Donaci di Marina Del Foro, assessore all’Urbanistica del Comune di Cellino San Marco. Dopo 10 giorni, il 22 febbraio, sempre a Cellino San Marco, veniva incendiata l’autovettura Peugeot 307 di Giuseppe Solazzo, titolare di una ditta individuale impiegata per lavori di manutenzione del verde pubblico anche per conto del Comune di Cellino San Marco, lavori poi svolti dalla ditta del Francavilla.
Il 19 marzo 2013 veniva incendiata l’autovettura Fiat Croma di Raffaele Elia, padre di Elia Gabriele, assessore ai Servizi Sociali del comune. Il 12 aprile2013, a Torre San Gennaro, veniva appiccato il fuoco alla abitazione estiva di Pierina Metrangolo ed in uso anche al figlio Francesco Cascione.
Ma l’elenco è ancora lungo. I 30 aprile dello stesso anno veniva incendiata l’autovettura Hyundai Atos di Patrizia Carulli, dipendente del Comune di Cellino San Marco. Il 14 maggio a Cellino, venivano lanciati tre petardi di grosse dimensioni contro la porta d’ingresso dell’abitazione del Cascione.
Quattro giorni dopo veniva cosparso del liquido infiammabile, senza che fosse dato fuoco, sull’autovettura Fiat Croma di Raffaele Elia, padre dell’assessore ai Servizi Sociali.
Pochissimi mesi e gli incendi ritornano. Il 2 agosto, infatti, veniva incendiata l’autovettura Hyundai modello I 10 di Maria Grazia Rollo, dipendente del Comune di Cellino San Marco (ufficio anagrafe), e l’autovettura Suzuki Wagon R in uso a Vito Carulli padre di Patrizia Carulli. Sempre nella stessa giornata veniva incendiata l’autovettura Range Rover Sport di Gianfranco Quarta, assessore con delega alle Attività Produttive.
Siamo a quota 16 attentati. Il 24 settembre sempre 2013 in agro di Squinzano, a pochi chilometri da Cellino, veniva selvaggiamente aggredito Omero Macchitella Molendini a cui veniva sottratta l’autovettura SsangYong, modello Rexton poi rinvenuta in giornata completamente distrutta a causa di un incendio.
Molendini, con decreto numero 14125 dell’11 novembre 2010, era stato nominato dal sindaco Cascione, con incarico a titolo gratuito, proprio consulente per la gestione delle attività in materie di Tributi, Bilancio, Lavori Pubblici, Urbanistica ed Affari del Personale.
L’ultimo atto intimidatorio è avvenuto il 21 ottobre 2013 dove veniva imbrattata la cappella di famiglia del sindaco Cascione scrivendovi sopra “Mafia”.
Tutti questi episodi – secondo gli investigatori – sono da associare al clima di tensione che ormai si era venuto a creare attorno al Comune di Cellino. Gli autori di tutti e 17 i gesti intimidatori non hanno, ancora oggi, un volto e un nome, ma per la procura inquirente non ci sarebbero dubbi sul fatto che siano collegati alla situazione creata dall'”anomala” gestione della cosa pubblica.
Maristella De Michele
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