BRINDISI- Poliziotti che si lanciavano in mare da elicotteri per salvare naufraghi, militari dell’aeronautica che si lanciavano dai mezzi dell’84 Sar per salvare vite umane in tragedie in mare. Di queste storie ne abbiamo raccontate tante a Brindisi, di queste simulazione ne abbiamo riprese tante con le nostre telecamere. Perché di simulazioni si trattava, e niente più. Poi un giorno arriva la tragedia, un uomo in mare per oltre un’ora, davanti ai nostri occhi, sfinito, il capo si intravedeva tra la onde, sbattuto da una parte all’altra. Lui abbandonato. Tutto questo a pochi metri, non a largo.
Noi, giornalisti, fotografi, soccorritori a guardare tutto questo. Il vento soffiava forte, le onde erano alte e si infrangevano contro la diga. Ma nel cielo questa volta non c’era nessun elicottero. Mercoledì abbiamo dovuto raccontare un’altra storia, una triste storia.
I pompieri non sapevano come fare chiamati sul luogo della tragedia solo un’ora dopo. Alle 6,30 dallo yacht Pepe e Sale, un lungo 24 metri, era stato lanciato il mayday alla Capitaneria di porto, ma la richiesta di soccorso al comando provinciale dei vigili del fuoco è arrivata un’ora dopo. La motovedetta della Capitaneria giunta sul posto ha recuperato due uomini dell’equipaggio.
Ma per aiutare quello skipper, che per ultimo si era lanciato dalla sua barca, avendo provato di tutto per evitare che si scagliasse contro la diga, non c’erano mezzi. I giusti mezzi per salvare un uomo che rischiava di annegare. Solo alla fine intorno alle 8,40 arriva l’acqua scooter, riescono a prendere il comandante, ma l’onda travolge il mezzo, i soccorritori cadono in mare, recuperano di nuovo l’uomo, alcuni pompieri si gettano in acqua, nonostante il piano di intervento non lo prevedesse. Prendono in braccio l’uomo, salgono la diga e poi la corsa in ospedale. Ma lo skipper muore durante il tragitto per annegamento, così come ha confermato oggi l’autopsia. È morto annegato, troppa acqua nei polmoni. Tutto quel tempo in acqua, non ce l’ha fatta a raggiungere la riva. Così come in tutto quel tempo non arrivavano i mezzi di soccorso adeguati per salvarlo. E certamente non poteva arrivare un elicottero del Sar che a settembre scorso ha abbandonato l’aeroporto di Brindisi per essere trasferito a Gioia Del Colle. Eppure Brindisi è terra di frontiera, di mare, di viaggi della speranza.
Qualcosa mercoledì mattina non ha funzionato, dobbiamo avere il coraggio di dirlo: in una città che vive sul mare e nel mare, qualcosa si è inceppato nella macchina dei soccorsi. Perché davanti agli occhi di decine di persone è morto un uomo, che due ore prima aveva chiesto aiuto. E non siamo riusciti a salvarlo, a soli pochi metri dalla costa.
Lucia Portolano
La morte del capitano si davanti a Dio pagherà sicuramente ….. Ma in terra? …… Mi lascia a dubitare….comunque è triste questa storia …..anche come immagine per la nostra città oltre a quel poveretto che ha fatto una fine che non meritava ……….
Non voglio esprimere giudizi per i soccorsi anche se dal video ed immagini sui giornali ho notato tanto coraggio dei VV.FF. per cercare di salvare il naufrago.Voglio solo fare una domanda agli organi preposti.Siamo preparati ed abbiamo i mezzi e le persone per eventi piu’ gravi di questo? sperando sempre che non si verificano mai.
i miei commenti li ho già fatti i primi giorni della tragedia,dicendo ne più ne meno di quello che ha scritto la giornalista Lucia Portolano nel suo articolo.Aggiungo anche,che già sulla diga ho ripreso chi stava criticando l’intervento dei Vigili del fuoco,a cui è andato il mio personale ed immediato ringraziamento per l’audacia ed il coraggio dimostrato in quelle condizioni di mare.A scanso di equivoci e anticipando il pensiero di qualcuno che stava sulla diga quel giorno,Voglio inoltre dire che,secondo me,dalla visione delle immagini si evince chiaramente che lo skipper era riverso pancia in giù e testa sott’acqua al momento del recupero,e quindi,secondo logica,già morto.Inoltre,il soccorritore,pur sbalzato in acqua,non ha mai mollato il naufrago.Il massaggio cardiaco che è stato fatto nell’autoambulanza, era forse l’estremo tentativo per riattivare qualcosa che già non c’era più: la vita.
a criticare è molto facile e la gente si dovrebbe prima informare di come si effettua un soccorso in mare quali sono i protocolli per farlo e poi solo dopo criticare chi ogni giorno rischia la sua vita per salvarne altre, le condizioni del mare erano critiche e soltanto chi ci lavora sulle barche lo può capire.
l’equipaggio si è rifiutato di trasbordare pur di salvare lo yacht, il peschereccio ha tranciato le cime qui ci si sente tutti marinai quando si osserva il tutto dai frangi flutti della diga di punta riso, la barca della capitaneria di 15 mt.(non piccola!) è attrezzata per affrontare ogni mare ma allo stesso tempo in ogni situazione viene valutato il rischio per preservare l’incolumità della vita di altre tre persone che ci sono a bordo… solo un osservazione lo yacht una volta che aveva i motori in panne perchè non ha dato fonda all’ancora??? avrebbe frenato la barca con la prua al vento e permesso di operare in sicurezza
Ormai non si può fare più nulla per riportare in vita quel povero Capitano. Però si può provvedere, con decorrenza immediata, di utilizzare i 2300 metri della diga di Punta Risu che, sino ad oggi, sembra essere un inutile soprammobile. Quì bisognerebbe finalmente stabilire la base della flotta dei rimorchiatori, troppo lontani dalle isole Pedagne, e naturalmente dei mezzi di salvataggio in dotazione ai vari organismi (Guardia Costiera, Finanza, VV.F, Carabinieri, P.S.). Se detta diga fosse stata popolata da questi mezzi questa tragedia non si sarebbe mai raccontata.
Sono uno dei soccorritori che quella mattina era in acqua, la gente deve sapere prima di criticare che fra non molto saremo costretti a fare di tasca nostra rifornimento di carburante ai nostri mezzi di soccorso.
Fortuna che per molti di noi ancora rimane dentro lo spirito altruista che ci distingue da sempre a costo di lasciarci la vita.
Per gli altri che intervengono sono solo recite e basta.
no non è colpa del governo Monti, che di colpe sicuramente ne ha per lo sfracello d’Italia. Qui il problema è della Capitaneria di Porto. Dormivano!
La motovedetta rimane a guardare la tragedia, nessuno ha fatto nulla.
Mi auguro che il Tribunale Penale di Brindisi condanni i colpevoli, per una morte che si sarebbe potuta evitare. Il Comandante era un lupo di mare, aveva navigato le acque di tutto il mondo, senza mai avere problemi. Era un esperto capitano, anche motorista. Era capace!
Chi non è stato capace di dare soccorso, chi è responsabile della morte del capitano, la paghera’ se non in terra davanti a Dio.
Quale protocollo dice che la unità sar 800 doveva avvicinarsi allo yacht salire a bordo e portare via i naufraghi?
Se fosse stato fatto, sicuramente l’armatore avrebbe aperto causa agli uomini della CP per non aver dato la possibilità di salvare la barca.
Anche se crudo, ognuno è responsabile delle proprie azioni.
L’equipaggio dello yacht non era esperto, non ha dato fondo all’ancora, con motori in panne non ha messo in sicurezza il mezzo, ma ha pensato a riavviare le macchine.
Non guardate troppi film americani dove i soccorsi salgono sulle barche prendono a pugni le persone e se li mettono sulle spalle.
Quì siamo in Italia, e tutti giocano con i culi degli altri
….e i rimorchiatori di barretta? in ferie?
I rimorchiatori barretta ??? Be li non c e interesse …. Se fosse stata qualche nave allora…… È la capitaneria di porto ? Con la barchetta di 5 metri? Ne vogliamo parlare ? Ad assistere alla scena mentre va tutto in frantumi ….. Però a fare i verbali poi le barche grosse escono ….. Tirare con una barca grossa no? Eppure anche la vedetta dei carabinieri e della polizia c e l hanno grossa o sbaglio? Peccato non ho una barca grossa o un peschereccio altrimenti io l’avrei fatto a costo zero si intende cercando di fare entrare in porto salvando equipaggio e yacth ( addirittura dopo due ore ci scappa anche il morto ) tutto perché se ne fotte il cazzo nessuno apparte l incompetenza …… C e solo da ringraziare a chi ha rischiato la vita in acqua per savare l equipaggio in mare ed era in acqua insieme a loro……. Non aggiungi altro …… Paghiamo miliardi con le tasse per avere niente ……….
Francesco, mi spiace appurare che di norme in mare non ne capisci molto.
Anticipando la risposta dicendo che sono amareggiato per la vita umana persa, posso solo dire che la Guardia Costiera ha tra i compiti la vita umana in mare e mai dei mezzi.
Finchè lo skipper non si butta in acqua non è possibile procedere con un’operazione di salvataggio.
Questa è la legge, e noi operatori non la possiamo interpretare ma solo eseguire.
Mi dispiace dirlo, ma questo è il risultato dei gravi tagli lineari che gli ultimi governi, ed in particolare il governo Monti, ha portato drasticamente in Italia… La chiusura di caserme aereonautiche, di distaccamenti VVF, il blocco delle assunzioni, con relativo tourn over ridotto al 20%, cioè 100 persone in pensione 20 assunte al loro posto, sta portando a situazioni di questo tipo, dove i pochi uomini chiamati alla salvaguardia delle persone, non sono sufficientemente equipaggiate, ad affrontare situazioni di questo tipo. Ormai si taglia anche sulle simulazioni e addestramenti vari… Non si può in un paese come l’Italia tagliare sempre e sistematicamente sulla sicurezza e continuare ad assumere Prefetti su Prefetti, Commissari vari, per non fare nulla…
Purtroppo quello che hai scritto e’ vero…nelle simulate tutti bravi…Poi abbiamo elicotteri fermi perche’ non ci sono soldi per le manutenzioni… in compenso pero’compriamo gli F35