BRINDISI – Una necropoli della tarda età del bronzo nella riserva naturale di Torre Guaceto. La campagna di scavi appena condotta nella riserva di Torre Guaceto ha dato risultati sorprendenti. E’ stata scoperta una necropoli risalente alla tarda età del Bronzo riconducibile agli abitanti del villaggio che sorgeva sul promontorio della torre simbolo dell’area protetta. Gli archeologi: “Si tratta di un sito di importanza continentale”.
I lavori sul campo si sono conclusi appena ieri. Oggi, i referenti del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, il presidente Rocky Malatesta, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, Teodoro Scarano, e del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, Claudio Cavazzuti, in accordo con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce e Brindisi, hanno divulgato i primi risultati ottenuti.
Pur avendo operato sul campo per un periodo relativamente breve, un mese, gli archeologi hanno portato alla luce una necropoli di eccezionale valore.
Si tratta di un sito con deposizioni funerarie a cremazione della tarda età del Bronzo (XIII-XII sec. a.C.) che conta ben 15 tombe già solo per l’area interessata dagli scavi, nella zona che va dalla seconda alla terza caletta dell’area protetta, nel cuore della riserva.
In base a quanto scoperto, la comunità che utilizzava questa necropoli deponeva le urne funerarie in depressioni naturali della roccia o all’interno di pozzetti appositamente scavati al suo interno. Le urne funerarie contenevano sia i resti umani che, talvolta, anche gli oggetti di corredo che al momento della cremazione venivano bruciati insieme al defunto.
“La scoperta della necropoli a cremazione ci racconta anche come il sito di Torre Guaceto si inserisca in un periodo di cambiamento nel quale si passò dall’uso dell’inumazione alla cremazione per l’appunto – ha spiegato il professore Cavazzuti -, le ragioni del cambiamento sono da ricondurre ad un’evoluzione ideologica o legata a problemi epidemiologici. Ora ci metteremo al lavoro per ricostruire la storia di questa necropoli, quel che è certo è che si tratta di un sito di importanza continentale”.
Una tomba tra tutte ha entusiasmato i ricercatori, la decima. Qui sono stati rinvenuti i resti di una donna di età adulta e due spilloni in bronzo con un vago d’ambra.
“In due casi abbiamo rinvenuto, inoltre – ha continuato il professore Scarano – due segnacoli, un cippo in calcarenite grossolanamente sbozzato e una grande lastra alloggiata in una trincea. La campagna di scavi appena conclusa è l’inizio di un lungo lavoro che ci riporterà sul campo tra circa un anno, tempo che impiegheremo per processare i dati raccolti, ricostruire la storia di questo sito e avviare il restauro dei reperti. Torre Guaceto si conferma un luogo dall’incredibile patrimonio storico ed archeologico. Qui siamo riusciti ad ottenere grandi risultati grazie al lavoro sinergico portato avanti sia con la Soprintendenza, sia con il Consorzio di Gestione, sia con gli stakeholders locali”.
Torre Guaceto non smette mai di stupire, unica area protetta italiana a vantare la presenza di un proprio laboratorio archeologico, negli ultimi 15 anni grazie agli sforzi del Consorzio di Gestione ha visto emergere uno scrigno di storia ed archeologia di importanza internazionale.
“Il nostro obbiettivo è proseguire sulla strada già intrapresa ed implementare notevolmente la divulgazione scientifica in tema archeologico – ha dichiarato il presidente Malatesta -, la nostra comunità e gli utenti tutti meritano di sapere cosa è stata Torre Guaceto nella storia e di fruire dei suoi beni. Il prossimo passo da fare è quello di realizzare un grande evento divulgativo già nel prossimo autunno per raccontare come proseguiranno i lavori di ricerca e progettare nuovi sistemi di fruizione sostenibile”.
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