BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Teddy Sciurti, una vita in apnea in fondo agli abissi ma la sfida più grande è stata quella che ha vinto contro il Coronavirus. La malattia ha tentato di strappargli il respiro ma lui quel respiro è riuscito a tenerselo stretto. Fisioterapista della clinica San Raffaele di Ceglie Messapica, apneista per passione, Teddy Scirti, 51 anni di Brindisi, da oltre un mese sta affrontando la sfida più grande della sua vita.
Ricoverato dapprima nel reparto Covid dell’ospedale Perrino di Brindisi ora si trova nel post acuzie di Mesagne dove pian piano cerca di ritornare alla normalità. E dire che Teddy alle sfide c’è abituato, il suo record personale vanta 63 metri di profondità in apnea in assetto costante, esperto di pesca subacquea, il brindisino ha partecipato anche al recupero dei Bronzi di Punta del Serrone ora esposti nel Museo Archeologico Ribezzo di Brindisi. Un atleta in piena regola che ha fatto della disciplina la sua vita, la stessa disciplina che lo ha aiutato ad affrontare i momenti più bui della malattia. Il dramma per Teddy è cominciato lo scorso 24 marzo con febbre altissima, dissenteria, perdita dell’olfatto e dei sapori. “Dal 24 marzo che combatto , non ho mai avuto tregua. E’ stato aggressivo, ho avuto dolori terribili, mi sentivo il cranio in una morsa ed una dissenteria incontrollabile. Nonostante questo mi sono sempre forzato a mangiare e bere- racconta Teddy- Io provengo da un’esperienza sportiva dove negli anni ho imparato a gestire lo stress. E’ necessario se vuoi trattenere piacevolmente il respiro. Parte tutto dalla testa. Così man mano che i giorni passavano ho capito che la situazione stava precipitando e che stavo perdendo il controllo dello stress”. La situazione è gravissima e Teddy, dopo la verifica del tampone che ovviamente conferma la positività al Covid, viene ricoverato presso l’ospedale Perrino. Inizia così il suo calvario, nonostante il suo sia un fisico d’atleta il virus lo demolisce, distrugge la sua muscolatura e mina il suo equilibrio psicologico. “Ho una moglie ed un figlio di 16 anni, la preoccupazione in quei giorni è stata doppia- dice Teddy- Mio figlio è risultato positivo, mia moglie ha avuto qualche problema di salute prima che io mi ammalassi, ma il suo tampone è risultato negativo. Continuavo a pensare a loro e speravo che non degenerasse come è accaduto a me. Ora sono più sereno”. Quando Teddy arriva nel reparto Covid del Perrino le sue condizioni sono preoccupanti. Il virus ha attaccato i polmoni e respira a fatica. “Quella è la sensazione più brutta, quando ti manca il respiro. Un conto è trattenere il fiato per piacere, lo faccio nel mio sport, un altro è quando i polmoni collassano e tu non riesci a trovare l’aria. Io ho la polmonite, un polmone è compromesso. Quando mi hanno ricoverato ho cominciato a desaturare, mi hanno messo la maschera dell’ossigeno, 4 litri anche la notte. Non ero molto lucido, perché quando l’ossigeno non arriva al cervello non riesci più a ragionare. Nonostante mi trovassi in ospedale , assistito dai medici, i primi due giorni peggioravo a vista. Ma io cercavo di essere positivo . Poi i farmaci hanno cominciato a fare effetto”. Sono i momenti più bui e più difficili quelli nel reparto Covid, il virus toglie il respiro ma non la lucidità, quindi Teddy è cosciente di quello che accade intorno a lui. “Nella stanza con me c’erano altre due persone. Queste però erano attaccate al sistema di ventilazione- racconta- Il rumore era assordante, gli allarmi dei macchinari spesso suonavano ma la cosa che più mi colpiva e mi dava tristezza era il loro lamento perché non respiravano bene. Io stavo meglio ma in quella stanza si sentiva aria di morte”. Per la prima volta Teddy ha la consapevolezza che tutto può finire, nella sua stanza “si sentiva aria di morte”. E’ a questo punto che gli anni di allenamento, la sua esperienza di apneista tornano utili. E Teddy comincia ad affrontare la sua sfida più grande. “La notte cercavo nella mia mente di essere positivo. E’ stato determinante nei momenti di crisi. Ho applicato la respirazioni consapevole, il training autogeno, con i pensieri positivi. Non dissociandomi con mente ma cercando di dare un senso a tutto quello che stava accadendo-dice- Così come quando affronti una colonna d’acqua di 60 metri o stai percorrendo gli ultimi tratti di una maratona di 43 chilometri, non c’è spazio per la paura”. La concentrazione, la gestione dello stress, gli esercizi di respirazione ma soprattutto la capacità di trovare pensieri positivi aiutano Teddy ad affrontare quel limbo, quel limbo nel quale oggi si trovano ancora centinaia di persone. “Non è facile, essere un atleta mi ha aiutato tantissimo-dice- alla fine ho applicato le stesse tecniche che io insegno ai miei ragazzi durante i corsi di apnea. Non bisogna farsi attanagliare dal tempo che passa, ed è necessario ottimizzare tutto quello che possiamo fare. La cosa più importante è tenere i nervi saldi”. Da qualche giorno Teddy ha lasciato il reparto Covid dell’ospedale Perrino di Brindisi ed è stato trasferito nel post acuzie dell’ospedale di Mesagne. Le sue condizioni sono migliorate anche se la strada per la guarigione è ancora molto lunga. “In un mese la mia vita si è ribaltata. Il mio fisico è molto debilitato , ho perso cinque chili di muscolatura. Ora anche fare una doccia mi costa fatica. Quando finisco di lavarmi ho bisogno di tornare a letto e dormire- dice- Ma io mi sono imposto anche qui la disciplina. Mi sono fissato un obiettivo che è quello di non vivere come una persona che subisce ma che sa cogliere tutto come se fosse una opportunità. Così ho fermato il tempo e affronto la giornata dandomi un ritmo. Mi sveglio al mattino e faccio training autogeno, faccio esercizi di respirazione con delle variabili, leggo libri e mi do la possibilità che tutto questo diventi un valore aggiunto. Questa esperienza mi ha reso diverso, ho meno dubbi sul fatto di rapportarmi con me stesso e con gli altri. Ho avvalorato l’idea che dentro di noi dobbiamo fare un buon lavoro. Si sono fortificati determinati pensieri. Ora sarò meno tollerante dinnanzi all’ipocrisia . Solo la verità delle cose mi ha dato la forza di sopravvivere”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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