BRINDISI – E’ chiuso da quasi un anno, da quando i decreti per limitare i contagi del Covid 19 hanno deciso di chiudere i cinema e i teatri in Italia. C’è stata solo una breve parentesi, e poi il sipario è stato nuovamente abbassato. Ma almeno per il primo giorno del 2021 il Nuovo Teatro Verdi è tornato a vivere con il tradizionale concerto dedicato alle atmosfere viennesi che è andato in scena senza pubblico e trasmesso in tv e in streaming con ottimi dati di ascolto. Ora si attendono segnali di allentamento dei vincoli per ripartire con parte della scorsa stagione artistica e della rassegna «Brindisi in Scena» da recuperare.
«Il nostro auspicio – ha detto il direttore artistico, Carmelo Grassi – è di recuperare gli spettacoli di Brindisi in Scena in primavera, con prevedibili limiti di partecipazione e di sistemazione del pubblico nei posti di platea, e ripartire in autunno come abbiamo sempre fatto, lasciandoci alle spalle un’esperienza che mai avremmo immaginato, con una ferita profonda inferta al mondo della cultura. Che non è fatto solo della messa in scena o in opera, quindi del suo emisfero visibile, ma nasconde un rovescio fatto di persone che lavorano, di un indotto che non può, almeno stavolta, passare inosservato. Il fondale della scena è un po’ un secondo sipario, dietro il quale esiste e si muove un’altra parte dello spettacolo. Invisibile ma altrettanto importante. Intendo tutti i lavoratori discontinui, che per il teatro sono le mascherine, gli elettricisti, i macchinisti, i datori luci, i facchini. Un universo in estrema sofferenza, lo abbiamo più volte detto e ricordato, anche perché non è sempre identificabile e censibile».
Teatri e operatori cercano di fronteggiare la crisi digitalizzando produzioni, laboratori e progetti lanciando in streaming su portali e social i lavori, documentando così vita e vitalità di un settore che prova a rispondere all’asfissia generata dalla emergenza pandemica. Lo spettacolo dal vivo attraversa un’autentica “crisi in termini”, in quanto il teatro è la modalità di espressione artistica che, forse più di ogni altra, necessita della reale presenza dei fruitori, in opposizione a ogni tipo di virtualità possibile. «Il teatro è dal vivo per definizione – ha sottolineato Grassi – e in mancanza della sua originale modalità, è bene che si manifesti in forme alternative che assicurino la continuità della scena. Una prova di resistenza, coinvolgimento, creazione malgrado le difficoltà. Il teatro è chiuso ma tornerà a regalare meraviglia, a inventare realtà, a indagare l’uomo e la sua complessità, come ha fatto per secoli senza passare di moda. Lo streaming è una sorta di intervallo, di sipario d’attesa, ma noi non ci stancheremo di aspettare il pubblico in sala».
«Indovina chi viene a (s)cena», format quest’ultimo ideato dal Teatro Pubblico Pugliese, cui aderisce anche il Comune di Brindisi, una stagione di racconti-spettacolo originali messi online, un grande convivio che unisce a ora di cena attori, maestranze e pubblico nel segno dei territori, della memoria, dei personaggi pubblici e delle tradizioni enogastronomiche pugliesi. Minuscolo ma distinto segnale di “teatro immersivo”, per molti il futuro del teatro ma già capace di rinnovare l’interesse dei giovani per le arti performative, nel quale lo spettatore è chiamato a confrontarsi nel gioco della finzione e della realtà condividendo e facendo parte del processo narrativo dello spettacolo.
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