Task force anti-caporalato: 3 arresti, 15 denunce, e multe per 53mila euro

BRINDISI- Controlli  della task force anti – caporalato  per il contrasto allo sfruttamento della manodopera, da parte del comando provinciale dei carabinieri di Brindisi. Dall’attivazione del gruppo di sono state arrestate per  sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita 3 persone, 15 sono state denunciate in stato di libertà. Controllate 46 attività imprenditoriali nel settore agricolo e la posizione di 202 lavoratori, applicate sanzioni amministrative per 52.840 euro. Sequestrato un maneggio, una segheria e vari appezzamenti di terreno per un importo di oltre 550.000 euro.

Le norme relative al contrasto della piaga del caporalato sono  entrate in vigore il 4 novembre 2016; si tratta della legge 199 del 29 ottobre 2016 recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo. La norma varata rappresenta sicuramente un traguardo storico per il mercato del lavoro e per i diritti dei lavoratori. Con la sua entrata in vigore vengono inasprite le pene per chi commette questo genere di reati. La nuova disciplina prevede una pena per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, che va da 1 a 6 anni di reclusione. Pene aumentabili fino ad 8 anni se c’è violenza o minaccia e una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Nota importante è che il reato sarà uguale sia per chi fa da intermediatore, il “cosiddetto caporale”, e sia per chi sfrutta questo tipo di “servizio”. La legge stabilisce che commette il reato di caporalato, chiunque recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento  e approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori; chi utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’attività di intermediazione, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento. Se i fatti sono commessi mediante violenza o minaccia, si applica la pena della reclusione da cinque a otto anni e la multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.

 

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