BRINDISI- (Da Il7 Magazine) “E’ stato un gesto istintivo, forse oggi, ripensandoci, non lo rifarei” a parlare così è Giovanni Mucedero, 54 anni, il titolare della tabaccheria in via Islanda , quartiere Bozzano di Brindisi, che sabato scorso ha sventato una rapina nel suo esercizio commerciale affrontando due malviventi, uno dei quali lo minacciava con la pistola. “E’ stata una questione di attimi- racconta- sono entrati con il volto coperto, erano in due ed uno di questi mi ha puntato contro una pistola mentre l’altro ha tentato di fare il giro del bancone per arrivare alla cassa. Io ho notato che la pistola aveva un aspetto strano. Mi è sembrata un giocattolo ed allora ho reagito”. Giovanni ha cercato di bloccare il rapinatore che si avvicinava al registratore di cassa. Lo ha spintonato, lo ha afferrato per il giubbotto e lo ha allontanato.
Probabilmente il suo gesto, seppur azzardato, ha spiazzato i due soggetti che, a quel punto, sorpresi dalla reazione, hanno desistito dall’intento e si sono dati frettolosamente alla fuga. Una fuga durata pochi minuti, visto che poco dopo gli agenti della Squadra mobile di Brindisi, grazie alle testimonianze e alle segnalazioni dei cittadini, li hanno intercettati a bordo di uno degli autobus di linea della STP , il numero 26, che in quel momento transitava nel quartiere. Neppure il tempo della fermata che i poliziotti avevano bloccato il mezzo e li avevano arrestati. A finire in manette Marco Filomeno, 20 anni, con numerosi precedenti per rapina , e Antonio Palma, 22 anni, incensurato. “Ho questa attività da circa 30 anni- dice Giovanni- e negli ultimi due anni ho subito tre rapine. Sono stanco ed esasperato da questa gente. Io lavoro e devo continuare a farlo per la mia famiglia, ho due figli da crescere. Ma queste cose ti tolgono lo stimolo per andare avanti”. La rapina di sabato scorso, 4 gennaio, in un modo o nell’altro è stata sventata dalla reazione di Giovanni, sebbene l’uomo abbia rischiato di restare ferito. Ma già a dicembre del 2017 due uomini armati di fucile fecero irruzione nel medesimo esercizio commerciale , in quel caso il colpo andò a segno e nel trambusto i rapinatori puntarono l’arma contro una donna incinta che poi accusò un malore.
“E’ assurdo sono ragazzi molto giovani, spesso cresciuti qui, in questo quartiere- dice Giovanni- quando arrestarono uno dei malviventi della precedente rapina, io lo conoscevo. Era un ragazzo che avevo visto crescere”. In questi ultimi anni la soglia dell’età di questi ragazzi che si trasformano in criminali si è abbassata sensibilmente e la disponibilità delle armi in loro possesso spaventa. “Non sai cosa passa nella testa di questi ragazzi, ma una cosa l’ho capita- dice il titolare della tabaccheria- molto dipende dalle famiglie e dalla povertà culturale. Chi commette questi reati, spesso, non ha alle spalle una famiglia sana. Basti pensare che un parente di uno di questi che hanno tentato la rapina mentre il giovane era ancora in questura su facebook difendeva il ragazzo dicendo che il giovane era molto provato perché la fidanzata lo aveva lasciato. Insomma in qualche modo lo giustificava”. La tentata rapina alla tabaccheria di via Islanda ha destato molto sconcerto, la giovane età dei ragazzi arrestati dalla polizia fa riflettere ancora una volta sulla facilità con la quale i giovani sono pronti a rischiare la galera per accaparrarsi denaro facile ed allo stesso tempo mettere in pericolo altre persone. “Quel pomeriggio nella tabaccheria c’erano una decina di clienti- dice Giovanni- quando i ragazzi sono entrati con la pistola c’è stato un fuggi, fuggi generale. La gente era terrorizzata. Nel negozio è rimasta solo una signora. A quel punto io ho reagito. Ripeto, oggi con il senno di poi non lo rifarei. Mi rendo conto di aver rischiato molto. Lo dico anche ai miei figli che non bisogna reagire, anche per strada, quando qualcuno ti provoca”. Giovanni ha due ragazzi e la sua preoccupazione sono proprio loro che oggi vivono in un contesto sociale così pericoloso. “Mio figlio, che ha 17 anni, esce poco- dice- da un lato vorrei che si divertisse di più, ma dall’altro saperlo a casa mi rende più tranquillo. Oggi sentiamo di tutto in giro. Basta pensare a quel ragazzo accoltellato in pieno centro per una banale lite. Come faccio a stare tranquillo se penso che il mio ragazzo rischia anche andando a passeggio”. Gli ultimi avvenimenti di cronaca hanno indotto le forze dell’ordine a rafforzare i controlli, a far sentire maggiormente la loro presenza soprattutto nei pressi dei locali della movida brindisina dove il fine settimana centinaia di giovani trascorrono la serata. Questo, tuttavia, non scoraggia i malintenzionati da questi comportamenti violenti ed eccessivi. Lo stesso dicasi per le rapine. “Le pattuglie di polizia e carabinieri- racconta Giovanni- passano spesso. Controllano la zona. Ma come potete vedere le rapine, i furti ci sono ugualmente. Nessuno può dire nulla sul lavoro delle forze dell’ordine perché fanno del loro meglio. Poi fortunatamente i cattivi vengono anche arrestati ma spesso questa gente non se ne frega niente delle conseguenze. E qui torniamo al solito discorso: questa è povertà culturale. Io vorrei che i miei figli andassero via da qui, da questa città. A dire il vero, loro stessi lo dicono che vogliono un futuro lontano da Brindisi. Un futuro che oggi qui non c’è”. Giovanni Mucedero spera così da dare un futuro migliore ai propri figli ma lui nel frattempo non molla e sebbene questa esperienza lo abbia provato è deciso a continuare a lavorare e ad avere fiducia nelle forze dell’ordine che quotidianamente si misurano con questi avvenimenti sul territorio. “Bisogna andare avanti ugualmente -dice- ho dei figli da crescere ed è giusto che io continui a lavorare. Per il resto ci si augura sempre di non trovarsi in queste situazioni. Ripeto, oggi sicuramente, pensando al rischio che ho corso non rifarei ciò che ho fatto. Mi è andata bene, la pistola era un giocattolo ma rischiare non ne vale mai la pena soprattutto se poi con te ci sono altre persone”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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