BRINDISI- La riduzione obbligatoria del 40% delle emissioni di gas-serra e nel Sistema Elettrico, si prevede l’uscita anticipata dal carbone in tre possibili scenari nel periodo 2025-2030 il tutto nell’ipotesi che al 2030 il 50% della domanda elettrica sia coperta dalle fonti rinnovabili.
Questo è quanto previsto dal governo italiano in merito alla Strategia energica nazionale per concretizzare ciò che è stato deciso nella Conferenza sul clima di Parigi. Nell’audizione parlamentare del 10 maggio scorso il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente hanno presentato la nuova strategia.
Superare la produzione da carbone costerà oltre tre miliardi di euro, per nuove centrali, infrastrutture energetiche per il rafforzamento della rete elettrica italiana e per il riconoscimento ai produttori dei costi non ancora ammortizzati degli impianti esistenti.
Chiaramente in questo scenario si inserisce la centrale a carbone Federico II di Brindisi. Per affrontare tale questione le segreterie di FILCTEM FLAEI UILTEC hanno organizzato una fase di approfondimento e discussione, con delegati sindacali e lavoratori elettrici del polo energetico di Brindisi
“Questo scenario davvero inedito- scrivono i sindacati-con la previsione nel 2025 di dismissione della Centrale ENEL di Brindisi, ( che conta 450 lavoratori diretti 680 appalto stime ministero) la cui produzione è importante ed “essenziale” per tutto il Centro-Sud, mette in luce gravi ed insostenibili ripercussioni di carattere socioeconomico e di tenuta occupazionale per l’intero territorio. La de-carbonizzazione non può e non deve essere pagata dai lavoratori e dalle loro famiglie.”
La dismissione della centrale a carbone di Brindisi Nord e le difficoltà a realizzare gli investimenti presentati da A2A energiefuture per una riconversione del sito in un “Nuovo Polo di energie rinnovabili”, l’avvenuta a perdita di centinaia di posti di lavoro devono rappresentare un monito per l’intera comunità.
Per questo FILCTEM CGIL – FLAEI CISL – UILTEC UIL ritengono indispensabile la gradualità della transizione energetica, nella certezza degli investimenti sulle reti, la trasformazione/riconversioni degli impianti esistenti per la garanzia del sistema elettrico italiano, che non può essere sostenuto solo da energia rinnovabile.
BrindisiOggi
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