FRANCAVILLA FONTANA – Quando hanno cominciato i lavori di restauro per il consolidamento della chiesa di Sant’Eligio a Francavilla Fontana, il team di architetti si è trovato dinanzi ad un pezzo di storia locale. Una serie di fosse comuni una volta sbancato il pavimento della chiesa.
L’architetto Maria Vita Formosi ha avviato i lavori di restauro e consolidamento della chiesa di Sant’Eligio a Francavilla Fontana, che prevedono la rimozione con recupero dell’attuale pavimentazione e la realizzazione di un vespaio aerato. Prima dello scavo è stato eseguito un saggio assistito con la sorveglianza dell’archeologo Arturo Clavica: un primo carotaggio era mirato ad intercettare eventuali fondazioni di impianto antecedente ma non avrebbe dato alcun esito.
La sorpresa è giunta durante le operazioni di rimozione del sottofondo: sono emerse infatti strutture di ambienti ipogei, in particolare 5 botole, un setto murario e l’estradosso di una volta in tufo. “Il 20 giugno con l’archeologo abbiamo indagato sommariamente gli ambienti introducendoci nelle botole e concordato di contattare la dottoressa Cocchiaro che ha fissato un sopralluogo in sito per il giorno dopo, 21 giugno – racconta l’architetto Formosi – E’ stata lei a richiedere un rilievo delle imboccature e delle tracce superficiali, consigliando la messa in sicurezza dell’area e auspicando che i resti umani sottostanti fossero lasciati in situ”.
Da una cripta, si accede in una seconda più sottoposta sul cui fondo i tecnici hanno trovato una fossa comune coperta a volta, con un piano interamente occupato da sfasciami di bare e resti umani. “La disposizione dei legni fa pensare che dopo le ultime deposizioni avvenute, lasciano scivolare le bare lungo la scala di accesso, non ci sia stata ulteriore manutenzione – spiega la Formosi, preoccupata per un’altra scoperta – Se si vuole conservare la testimonianza antropologica, mi intimorisce lo smottamento laterale della struttura: sarebbe necessario un consolidamento”.
La sepoltura della chiesa di Sant’Eligio sarebbe stata costruita tra il 1800 e il 1837, dando riposo ai copri dei francavillesi colpiti da una terribile epidemia di colera. Una testimonianza importantissima, che dovrebbe essere salvaguardata da eventuali pericoli di stabilità da una cappettina di rinforzo sul colmo della volta della seconda cripta, ancorandola al massetto armato sulla restante superficie. Sull’intervento, comunque, si esprimerà la Soprintendenza.
Le sepolture nelle chiese divennero di uso comune nel VI secolo quando si cominciarono a trasferire le reliquie dei martiri nelle chiese urbane. Le sepolture apud ecclesiam vennero così collocate prima nell’edificio sacro e poi al di là delle sue mura, nelle aree circostanti. In questo modo, si stratificavano oltre che gli edifici, anche le vite dei cittadini: nella parte sottostante il pavimento della chiesa, la vita dei morti, al di sopra quella dei vivi.
BrindisiOggi
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