BRINDISI- (Da IL7 Magazine) “Piange dalla mattina alla sera, sta male, è pentito di quello che ha fatto ed è consapevole del dolore che ha procurato alla sua famiglia e a quella della vittima” così Don Nino Lanzillotti, cappellano della casa circondariale di Brindisi, descrive uno dei tanti detenuti che in questo momento si trovano nella struttura carceraria di Brindisi. L’uomo di cui racconta è accusato di omicidio volontario e la sua è una delle tante storie dietro le sbarre. Don Nino da poco più di un anno si occupa dei detenuti del carcere di Brindisi e da qualche mese ha anche assunto l’incarico di vice direttore della Caritas Diocesana. “Il rapporto con i detenuti non è semplice- dice- non è semplice perché ci vuole tempo per acquistare stima e fiducia. Ma sono persone che hanno bisogno soprattutto di essere ascoltate”. Attualmente Don Nino si occupa di circa duecento detenuti, non solo è accanto a loro ma, per quello che può, cerca di aiutare anche loro famiglie. “Quando un ragazzo entra in carcere- dice- inevitabilmente i rapporti con la famiglia diventano più difficili soprattutto se ci sono di mezzo i figli. Si cerca di tenere saldi i legami ma non è facile. Alla fine il detenuto si sente comunque solo”.
Tra pochi giorni sarà Natale e la solitudine di cui parla Don Nino si farà sentire ancora di più, il carcere, si sa, è il luogo dove le persone pagano il loro debito con la giustizia ma è anche un luogo di recupero e riabilitazione.
“Il futuro spaventa tutti qua dentro, soprattutto i più giovani- dice Don Nino- la paura è quella che una volta fuori di qui nessuno voglia avere a che fare con te, che nessuno voglia darti un’altra opportunità”.
In carcere la soglia dell’età dei detenuti si è abbassata di molto, la fascia media della popolazione carceraria è compresa tra i 18 e i 24 anni. Molti di questi ragazzi con il passare del tempo acquisiscono consapevolezza dei loro errori e cercano in qualche modo il riscatto impegnandosi in attività di formazione, altri invece si chiudono nel silenzio e lì capisci che hanno fatto una scelta diversa.
“Da quando sono qui è aumentato il numero dei giovani che partecipa alla messa- dice Don Nino- all’inizio erano meno di dieci. Oggi sono circa cinquanta. Partecipano volentieri, chiedono di poterti parlare e ascoltano i consigli. Tutto sommato non è male cinquanta su duecento, è un bel risultato. Mi dispiace, invece, quando ti rendi conto che c’è chi non è intenzionato a cambiare vita. Escono dal carcere dopo aver scontato la pena e li vedi tornare qualche settimana dopo perché hanno commesso di nuovo qualche reato”.
I ragazzi che si trovano in carcere Don Nino li conosce tutti, alcuni ancora prima che finissero dietro le sbarre. “Una volta mi sono trovato faccia a faccia con un mio alunno, mi è dispiaciuto incontrarlo in carcere ma gli ho detto: hai visto cosa è successo, quante volte ti ho detto che saresti finito male. Lui mi ha sorriso. Qui la gente è chiusa in una cella per i motivi più disparati. C’è chi ha rubato per dare da mangiare ai figli, c’è chi ha usato violenza in un momento di rabbia, c’è chi è finito nella trappola della droga. Una cosa però tutti hanno in comune ed è la mancanza della famiglia. A questi ragazzi è mancato in qualche modo il sostegno della famiglia, per questo cerchiamo di aiutarli a riallacciare i rapporti con i parenti, soprattutto quando ci sono di mezzo i figli”.
Nella politica del carcere l’incontro con i famigliari è uno dei momenti più importanti per questo all’interno della struttura c’è una sala anche per accogliere i bambini che incontrano i loro papà. In questi giorni Don Nino è impegnato nel raccogliere doni per questi bambini: “Chiedo una mano a chiunque voglia contribuire a regalare un sorriso a questi bambini. Cerchiamo di raccogliere un giocattolo per ciascun bambino affinchè il giorno di Natale possa trovarlo sotto l’albero e pensare che sia un dono del suo papà, un abbraccio virtuale”. Chiunque voglia contribuire regalando un gioco può farlo rivolgendosi direttamente alla casa circondariale di Brindisi e chiedendo di Don Nino, il cappellano.
Lucia Pezzuto per IL7 Magazine
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