Sparatorie e faide tra gruppi criminali in città: tutto parte dalla rapina al portavalori

BRINDISI-  (da il7 Magazine) Un assalto al portavalori e quattro sparatorie con due gambizzati. Potrebbero avere un unico filo conduttore tutti questi episodi criminosi che negli ultimi mesi hanno profondamente segnato la città di Brindisi. Tra le organizzazioni criminali ci sarebbe una faida in corso alimentata da vecchie ruggini e da nuovi “sgarri”. Tre mesi, da agosto a ottobre, durante i quali la criminalità ha alzato il tiro e ha ripreso a sparare per strada, tra la gente. La tensione si avverte tutta, tra i cittadini che non si sentono più sicuri e le forze dell’ordine che percepiscono tutto il rischio di una situazione oramai fuori controllo.

Dopo la lunga scia delle rapine che ha segnato i primi sei mesi dell’anno, le acque si calmano. A luglio tutto tace sino all’assalto al porta valori del 16 agosto, da lì in poi tutto precipita.

Sono le 10.30 quando un commando armato sino ai denti entra in azione in via Appia, angolo via Germanico, dove il portavalori è fermo davanti alla filiale della BancApulia. Arrivano con una monovolume e la parcheggiano di traverso per bloccare la strada.  In giro c’è parecchia gente, la banca è piena di clienti ma questo non frena i criminali. Una guardia giurata è alla guida del mezzo, una seconda davanti l’entrata e la terza è dentro BancApulia per il prelievo. Quando quest’ultima esce dall’istituto di credito, lo raccontano i testimoni e le immagini delle telecamere di video sorveglianza,  due rapinatori con il volto travisato da passamontagna, puntano le pistole. E’ questione di un attimo, sfilano il plico con i soldi alle guardie giurate e fuggono via a piedi in fondo a via Germanico dove ad attenderli c’è una piccola utilitaria bianca. Le guardie giurate reagiscono ed esplodono alcuni colpi di pistola a scopo intimidatorio, ma è troppo tardi, i malviventi guadagnano la fuga e 100mila euro, il contenuto del plico appena prelevato dalla banca. Ventiquattro ore dopo la polizia ritrova una Lancia Ypsilon data alle fiamme in via Alto Adige, quartiere Commenda, resterà sempre il sospetto che possa essere l’auto utilizzata per la rapina, le fiamme appiccate dall’interno hanno distrutto l’abitacolo e le possibili tracce.

Trascorre circa un mese, la notte tra il 12 e il 13 settembre si consumano due sparatorie nello stesso circondario al quartiere Sant’Elia. Sono i residenti dei condomini a piazza Raffaello ad allertare le forze dell’ordine, i primi colpi d’arma da fuoco si sentono esplodere intorno a mezzanotte,  una seconda scarica esattamente  un’ora  dopo. I carabinieri  una volta sul posto trovano tre fori di kalashnikov contro un balcone del secondo piano di un palazzo.  A pochi passi sotto il portone della palazzina di fronte invece trovano cinque bossoli di pistola. Non finisce qui,  i militari raccolgono altri bossoli sulla strada principale alle spalle di piazza Raffaello vicino al supermercato Md. All’interno delle due palazzine abitano volti noti alla giustizia. Le indagini non portano a nulla.

Circa due settimane dopo si torna a sparare, è la domenica del  primo ottobre quando alle 18 al quartiere Sant’Angelo Stefano Borromeo, 25 anni, viene raggiunto da un colpo di pistola alla gamba. Si trova nell’omonima via del quartiere, via Sant’Angelo angolo via Oberdan, alle sue spalle la piazzetta con i bici che si rincorrono sulle bici, seduto sulla panchina anche qualche pensionato. Nessuno si accorge di niente, Borromeo viene accompagnato in ospedale da un conoscente, il colpo gli ha attinto la coscia, se la cava con poco ma anche lui dichiara agli agenti del posto fisso di polizia di non aver visto chi abbia sparato, dichiara di aver dato le spalle al suo cecchino. Gli agenti della scientifica trovano un foro di proiettile sul raccoglitore giallo degli indumenti.

Non trascorrono neppure tre giorni e la notte tra il tre e il quattro ottobre un giovane di 29 anni si presenta in ospedale con ferite d’arma da fuoco ad entrambe le gambe. Si tratta di Christian Ferri, 29 anni di Brindisi, non fornisce molti elementi. I carabinieri trovano però i bossoli calibro nove tra la strada che porta da Sant’Elia alla statale e sotto il cavalcavia della statale Brindisi  Lecce. In realtà i rilievi dei carabinieri  indicano un inseguimento a piedi, i bossoli vengono ritrovati in diversi punti.

La sequenza di fuoco prosegue sino al 13 ottobre quando in via Edoardo Dalbono angolo via Da Vinci, intorno alle 15 del pomeriggio, un cecchino nascosto dietro una vecchia cabina dell’Enel in disuso preme il grilletto contro un’auto in corsa, una Fiat Stilo nero. Almeno tre i colpi esplosi, i carabinieri trovano due bossoli e un proiettile (sospettano che la pistola si sia inceppata). L’auto presa di mira  prosegue la corsa folle, per strada ci sono i ragazzini che frequentano la scuola calcio Cedas che si trova a pochi metri dalla sparatoria. Fortunatamente nessuno rimane ferito ma lo shock è grande. Due giorni dopo gli investigatori trovano l’auto attinta dai colpi d’arma da fuoco, in realtà sulla carrozzeria, la fiancata destra,  trovano un solo foro. L’auto, la Fiat Stilo nera, era stata ben nascosta al quartiere Perrino, all’interno della vettura trovano anche altro ma quanto sequestrato dai carabinieri non è dato da sapere perché oggetto di indagine.

Un assalto al portavalori e quattro sparatorie con due gambizzati, una sequenza di fuoco impressionante, pezzi di un unico puzzle, forse una guerra per il controllo delle attività criminali tra i quartieri Sant’Angelo e Sant’Elia. Gli equilibri si sono rotti, lo dicono anche gli investigatori, vige la legge del più forte. Domenica scorsa un ordigno è stato fatto esplodere davanti alla saracinesca del panificio De Matteis in viale San Giovanni Bosco, cinque mesi prima lo stesso panificio aveva subito un tentativo d’incendio. Al momento non si sa se questo episodio sia in qualche modo collegato, le telecamere di video sorveglianza del panificio raccontano di un uomo incappucciato che si avvicina all’attività commerciale e posiziona l’ordigno.

“Aspettiamo di sapere cosa scoprirà la squadra mobile- dice il titolare Giuseppe De Matteis- sono arrabbiato. Qui lavorano dieci persone, è un’attività a conduzione famigliare. Siamo gente onesta e sappiamo fare solo questo da generazioni”.

Lucia Pezzuto

(per il7 Magazine)

 

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