BRINDISI- Sospesa la fisioterapia ad una donna affetta da Parkinson, la figlia: “ Mia madre rischia di non camminare più”. Da oltre venti giorni una donna brindisina di 75 anni, che per ragioni di privacy chiameremo Anna, invalida al 100 per cento ed affetta da ben 15 anni da Parkinson, è stata privata del servizio di fisioterapia domiciliare a cura della Asl di Brindisi. La famiglia è disperata , perché nonostante sia stata presentata una richiesta di rinnovo con tanto di valutazione del fisiatra, così come prevede il regolamento, il ciclo di sedute non è stato rinnovato. Stando a quando racconta la figlia, gli operatori del Pua, il Punto Unico di Accesso, la sua pratica non si troverebbe. A raccontare l’accaduto è per l’appunto la figlia della donna. “Il servizio funziona così- spiega la figlia di Anna- il fisiatra viene a visita domiciliare su richiesta del medico di medicina generale, decide che tipo di terapia, quante sedute settimanali e per quanto tempo. Normalmente sono due sedute settimanali e continuative, cioè il trattamento non deve essere interrotto perché mia mamma ha il Parkinson da 15 anni, invalida al 100 per cento ed ha un accompagnamento . Il suo è un Parkinson non con il tremore ma con la rigidità muscolare , quindi è ancora più importante la fisioterapia. Quando finisce un ciclo , quattro cicli all’anno , ognuno di una durata di tre mesi, basta fare una telefonata alla Pua, Punto Unico di Accesso (PUA) della Asl, ed il ciclo si rinnova. Alla scadenza, invece, del piano annuale si richiede una visita fisiatrica di controllo , cosa che è accaduta anche questa volta. Mia madre terminava il piano annuale prima di Pasqua ed allora preventivamente avevamo inoltrato la richiesta attraverso il medico di famiglia. “Il fisiatra è venuto a casa, ha visto tutta la documentazione di mia madre , ed ha rinnovato tutto quello che c’era prima. E’ successo i primi di aprile perché il 12 aprile mia madre sapeva che scadeva il paino annuale e già a febbraio avevamo portato richiesta medica , il medico di famiglia ci aveva detto che c’erano tempi lunghi, così fatta l’impegnativa l’abbiamo presentata alla Pua . A febbraio avevamo consegnato tutto, nel frattempo sono trascorsi due mesi, vedendo che si avvicinava la data del 12 aprile e non chiamavano ho deciso di telefonare e gli operatori mi hanno detto che stavano provvedendo. La verità dopo poche ore mi hanno richiamata e mi hanno comunicato che all’indomani sarebbe venuto il fisiatra. Il fisiatra rinnova tutto , e da quando mia madre , poco prima di Pasqua ha fatto la visita non ha ricevuto più notizie. Mia madre ha quindi finito il ciclo di fisioterapia venerdì 7 aprile , non è più andato nessuno. Io ho chiamato più volte, l’unica volta che mi hanno risposto mi hanno detto che c’è molto lavoro, che è cambiato il procedimento e dobbiamo pazientare. Ma io ho detto che mia madre era scoperta da fisioterapia ma loro mi hanno risposto che per un paio di giorni non sarebbe successo nulla. Ho provato a richiamare nei giorni scorsi ma non mi ha mai risposto più nessuno. L’altra mattina sono passata di persona . Ho spiegato la situazione e loro mi hanno detto che non risultava alcuna richiesta per mia madre. E mi hanno detto che il medico curante avrebbe dovuto inviare la Svam, la valutazione sanitaria. Peccato che il mio medico di famiglia l’ha inviata già il giorno stesso in cui il fisiatra ha eseguito la visita e consegnato i documenti. Il medico mi ha anche dato una ricevuta. Allora gli operatori della Pua si sono giustificati dicendo che stanno cambiando i sistemi e stanno inserendo man mano le documentazioni”. La pratica, dunque, non si trova. Il sospetto è che con l’aggiornamento dei sistemi possa essere andata persa. Questo significherebbe rifare l’intera procedura e l’attesa per Anna si prolungherebbe di parecchio. “Non voglio e non posso immaginare che questo sia possibile- dice la figlia- mia madre da 15 anni è in terapia continuativa, la sospensione può creare danni seri, perché gli arti si bloccano. Potrebbe non camminare più. Inoltre c’è anche il rischio anche che le cambino fisioterapista , perché la sua che tra l’altro la segue già da diverso tempo ha un rapporto molto stretto con mia madre, la conosce e sa bene le sue esigenze. Invece, in questo modo, potrebbe nel frattempo essere assegnata ad un’altra persona. E’ una cosa indecente. Ho sentito la fisioterapista che normalmente si occupa di mia madre e mi ha riferito che non è l’unico caso”. La famiglia della donna è fortemente preoccupata ed al contempo mortificata che l’anziana debba subire anche queste mortificazioni. “Capisco che c’è chi sta peggio- ammette- però anche mia madre ha bisogno. Io in questi giorni sto contattando un fisioterapista che venga a casa , questo significa che dovrò pagarlo di tasca mia, perché se si ferma non cammina più. Quindi io le devo dare un minimo di autonomia. E’ sola, è vedova , ha 75 anni . Invalida al 100 per cento. Mio fratello la va ad assistere di sera perché di giorno lavora. Inoltra mia madre è attaccata ad una macchinetta, non fa terapia per bocca ma da due anni, ha una pompa con un sondino nella pancia che le inietta costantemente per tutto il giorno il farmaco che deve assumere, perché per bocca non faceva più effetto. Questa Peg lei la stacca solo di notte e fa tanta fatica a muoversi. Ora è spaventata. Siamo nel limbo del non sapere. Nonostante tutto è persino fortunata che ha noi che cerchiamo di informarci e capire cosa sta succedendo. Una persona sola , disabile non potrebbe. Ora vogliamo delle risposte”.
Lucia Pezzuto per Il7Magazine
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