BRINDISI – (da il7 Magazine) Il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi è indagato per minacce nei confronti dell’ex dirigente ai Servizi finanziari Simone Simeone. Giorni fa è stato notificato al sindaco l’avviso conclusioni indagini. L’inchiesta si è conclusa, si attende ora la decisione della procura su una possibile richiesta di rinvio a giudizio. La vicenda riguarda i difficili rapporti tra Riccardo Rossi e il dirigente ai Servizi finanziari nell’ultimo anno, più precisamente dall’approvazione del piano di pre dissesto sino alla redazione del bilancio preventivo, e quindi sino alle dimissioni dell’assessore al Bilancio Cristiano D’Errico. Rossi avrebbe posto in essere comportamenti tesi a minacciare l’ex dirigente che avrebbe espresso più volte parere negativo ad atti del sindaco e dalla giunta.
Le tensioni tra i due non sono mai state un mistero, finite più volte agli onori della cronaca quando lo stesso sindaco attraverso comunicati stampa indicava Simone Simeone, con tanto di nome e cognome, come il responsabile di determinate opposizioni. Così è accaduto per il parere negativo dato dal dirigente sulla proroga di alcuni servizi sociali a delle cooperative, come l’integrazione scolastica e asili nido. Parere che si basava sulla previsione di un taglio del 20 per cent dei Servizi sociali così come previsto dal piano di pre dissesto approvato dalla stessa amministrazione comunale. Proprio sulla base di quel piano l’ex dirigente basava i suoi pareri negativi, dichiarandole scelte non congrue rispetto agli impegni assunti nel piano ventennale di rientro per salvare i conti del Comune. Piano inviato al ministero e alla Corte dei Conti per l’approvazione. La storia è nota: alla fine il dirigente ha chiesto il trasferimento ed ora è il segretario generale della Provincia di Taranto. Proprio mentre questo accadeva la Procura indagava sulla vicenda. Parallelamente le forze politiche di opposizione, con l’esclusione solo di Forza Italia, avevano chiesto ed ottenuto la istituzione di una Commissione d’inchiesta sui Servizi finanziari, per far luce sulle tensioni tra il sindaco e l’ex dirigente che avevano portato anche alle dimissioni dell’assessore al Bilancio Cristiano D’Errico che ad un certo punto non condivideva più la linea di Riccardo Rossi. D’Errico lascia durante la redazione del bilancio preventivo, che alla fine viene redatto interamente dal sindaco ed incassa il parere negativo del dirigente. La questione bilancio viene commissariata, e a palazzo di città arriva il commissario ad acta, che dopo un’attenta valutazione dà ragione all’ex dirigente e quindi all’ex assessore. Alla fine la maggioranza Rossi approva in consiglio il bilancio del commissario e va avanti. Nel frattempo si insedia la commissione d’inchiesta consiliare presieduta dal consigliere del movimento 5Stelle Gianluca Serra. Della commissione fanno parte tutte le forze politiche, salvo Forza Italia che al momento della sua istituzione la ritenne non utile. Giovedì scorso è stato ascoltato per la prima volta l’ex dirigente Simeone. Una lunga seduta, durata circa un’ora e mezza. Dalla registrazione di quella seduta è stato estrapolato e fatto girare un video di un minuto e 28 secondi. Uno stralcio in cui il dirigente risponde ad una domanda di Serra in merito ad uno dei parere negativi dati, quindi in riferimento ad una specifica circostanza. Si parlava di frizioni tra il sindaco e Simeone in merito al parere negativo dato da dirigente per la proroga di alcuni servizi sociali. Serra chiede esplicitamente su quel parere: “Le è stato chiesto un parere positivo altrimenti sarebbe stato trasferito all’anagrafe?”. Simeone risponde: “Direttamente a me il sindaco non lo ha detto. Mi è stato riferito più volte dall’assessore D’Errico, che mi ha chiesto cosa fosse successo visto che il sindaco lo aveva chiamato”. Di un possibile trasferimento all’Anagrafe di Simeone lo avrebbe quindi detto Rossi all’assessore al Bilancio. E D’Errico non nega questa circostanza, anzi la conferma. “Una domenica il sindaco mi ha chiamato – dice Cristiano D’Errico – ed era molto arrabbiato per la questione dei servizi sociali e mi ha detto che l’avrebbe sbattuto all’ufficio Anagrafe”.
Ma a quanto pare l’inchiesta giudiziaria non si baserebbe solo su questa vicenda. D’Errico sarebbe stato ascoltato dagli agenti della Digos che hanno condotto l’indagine. Alla base dell’indagine ci sarebbe una prima diffida che l’avvocato di Simeone ha inviato al sindaco dopo il famoso comunicato stampa in cui il sindaco spiegava alla cittadinanza che “di aver superato gli impedimenti burocratici determinati dal parere sfavorevole del dirigente ai Servizi finanziari, Simone Simeone, assumendoci la responsabilità politica per l’avvio dei servizi che consideriamo essenziali per la città e per tutti i cittadini”.
Inchiesta giudiziaria a parte, la vicenda mostra quanto fosse teso il clima a palazzo di città. A confermarlo è lo stesso ex assessore D’Errico.
“Con Simeone – afferma Cristiano D’Errico – ho condiviso tutte le dinamiche dell’amministrazione e precisamente quelle che riguardavano le problematiche del bilancio e dei tributi. Così come con Gelsomina Macchitella (dirigente settore Patrimonio) condividevo obiettivi e progetti del settore Patrimonio e Casa. Quando il clima è diventato tanto pesante e teso da rendere vano ogni mio tentativo di svolgere serenamente il mio ruolo ho deciso di togliere il disturbo”. “Dall’approvazione del piano di riequilibrio c’è stato un aumento continuo della tensione – spiega D’Errico – inconciliabile con una gestione corretta e serena della cosa pubblica”. Poi l’ex assessore commenta anche il breve video estrapolato dalla lunga seduta della commissione d’inchiesta: “Per qualcuno può essere utile interpretare fatti attraverso l’estrapolazione di singole frasi o costruire scenari sul titolo ad effetto di un articolo. Io dal mio canto sono sereno; tuttavia preoccupato per il futuro di Brindisi”. Negli ultimi mesi infatti D’Errico e il coordinamento cittadino di Left, movimento del quale lui fa parte, non perde occasione di attaccare l’amministrazione di centrosinistra nel merito di temi e scelte. Proprio loro che prima invece avevano creduto nel progetto di Rossi e il Pd.
Agli atti di questa vicenda ci sono numerosi richiami fatti da Simone Simeone all’amministrazione Rossi, in cui si chiedeva di rispettare i termini del piano di pre dissesto, dove erano stati previsti i tagli per far quadrare i conti dell’ente.
Preoccupazione confermata ed evidenziata poi anche dal commissario ad acta intervenuto al Comune di Brindisi dopo che la giunta non aveva approvato lo schema di bilancio. Ad un certo punto infatti Rossi e suoi assessori non approvano il bilancio da loro stessi redatto, schema di bilancio che aveva incassato il parere sfavorevole del dirigente. Rossi lascia decidere un commissario, che lui stesso definisce un arbitro esterno. Arriva così dalla Prefettura di Bari il commissario Sebastiano Giangrande che però sposa la linea di Simeone. A confermare questo è il verbale della seduta del 27 novembre 2020 della riunione tra commissario ad acta e dirigenti del Comune in cui si legge: “Giangrande dichiara di sposare appieno la chiave di lettura del dirigente, sottolineando che è doveroso mantenere il bilancio in un contesto di legalità, attendendosi a parametri di prudenza, per creare un bilancio rigoroso che consenta a tutti di svolgere la propria attività in maniera serena. Invita i presenti, quindi, ad allinearsi a tale chiave di lettura”. Ed era stata proprio la “troppa prudenza” di Simeone che Rossi aveva contestato pubblicamente in una conferenza stampa parlando di un dirigente troppo prudente che aveva bloccato la sua attività politica amministrativa.
Ad un certo punto della storia il dirigente evidenzia anche che su alcune questioni, come per esempio la proposta presentata dalla società poi aggiudicataria del progetto del Palaeventi, mancava il suo parere di congruità. Cioè il parere che dichiarasse la proposta congrua alla spesa. A lui quel parere non sarebbe mai stato chiesto.
Tutto questo è agli atti. Simone Simeone non ha mai cambiato nessun parere negativo, nel frattempo non è mai stato trasferito dal suo ufficio, d’altronde aveva vinto un concorso e nella sua posizione sarebbe stato troppo semplice impugnare il trasferimento. Ma alla fine è andato via da solo.
Lucia Portolano
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