BRINDISI – (da Il7 Magazine) “Quando siamo entrati eravamo tutti dei ragazzi, ora abbiamo famiglie e non possiamo permetterci di perdere il posto di lavoro. Lotteremo per il nostro stipendio”. Lo grida a gran voce Mirco Barbiero fuori dal centro commerciale Auchan, i suoi colleghi lo applaudono. E’ di Brindisi, ha due bambini da mantenere. Lavora per Auchan da 16 anni, è un addetto alle vendite dei surgelati. La sua condizione è simile a quella di tanti altri. Hanno quasi tutti iniziato nel 2013 quando la società francese decise di investire nella zona Pip di Mesagne.
Quasi tutti sono cresciuti lavorando in questo centro commerciale, qualcuno quando è arrivato avevo solo 20 anni. A mezzanotte del 29 ottobre i 163 dipendenti del sito di Mesagne hanno ricevuto una email: in questa oltre alla busta paga, c’era una comunicazione che informava del cambio di proprietà, da quel giorno in poi al posto della società francese ci sarebbe stata Margherita Spa. Niente altro, nessuna altra informazione se non quella già nota in estate dalle organizzazioni sindacali in cui Auchan lasciava l’Italia, con il passaggio a Conad. Proprio quella dello slogan: “Persone oltre cose”. Il 30 ottobre in tutta Italia hanno scioperato i dipendenti dei 269 punti vendita, mentre una delegazione di Cgil, Cisl e Uil andava a manifestare a Roma per puntare i fari sul futuro occupazionale di 18mila dipendenti. Nell’incontro al Mise Conad ha presentato un piano industriale in cui è prevista l’acquisizione in un primo momento di soli 109 punti vendita su 269, meno della metà. Il passaggio avverrà solo per quelli performanti, per quelli cioè che rispettano i requisiti di produttività e delle vendite. In questi 109 non c’è Mesagne.
Tiziana Lamormora ha trascorso quasi metà della sua vita facendo la commessa, anche suo marito Vincenzo Zaccaria lavora qui. Lei è una rappresentate sindacale, è una giovane mamma ed è pronta a difendere il suo posto di lavoro. “Siamo stati venduti a Conad – dice la donna – e ancora oggi non abbiamo nessuna garanzia. Non abbiamo niente. Ci parlano di esuberi, di riperimetrazioni dei punti vendita. Abbiamo ricevuto solo una mail che diceva che da oggi sarebbe subentrata Margherita Spa e non più Auchan. Che qualcosa non andava, era nell’aria, ma non immaginavamo questo”. I lavoratori Auchan da un anno erano già in contratto di solidarietà con la decurtazione del 15 per cento del monte orario, che significa restare a casa un giorno a settimana con la conseguenziale decurtazione sullo stipendio. Ma era poca cosa rispetto a l’ombra del licenziamento. Insieme a lei a manifestare c’erano tante giovani mamme, come Elisa Pagliara che vive a Latiano, anche lei ha iniziato a lavorare in questo punto vendite 16 anni fa, aveva 20 anni ora ne ha 36 con un figlio di 10 anni. È un hostess di cassa amica.
Tra loro c’è anche Lina Greco, è la più anziana per anni di lavoro. Anche lei come gli altri indossa la maglietta di protesta con stampata la frase: Conad così non si fa. Con l’ #I lavoratori prima delle cose. Al centro c’è disegnata una margherita simbolo del marchio. Lina ha 55 anni e da 25 lavora per la società francese, si occupa della cassaforte, è la veterana, dicono tutti. Parla, si sfoga, ha basato la sua vita su questo lavoro. “Ho iniziato a lavorare in Auchan – racconta Lina – a 30 anni, ero negli uffici della direzione a Torino, poi sono passata a Roma, con l’apertura di Mesagne ho chiesto il trasferimento perché volevo tornare a casa, sono originaria di un paese a sud di Lecce. Mi sono trovata bene in questa azienda, la fine della gestione Auchan mi lascia una profonda tristezza. E sia chiaro: noi non stiamo manifestando contro qualcuno o qualcosa, vogliamo solo tutelare il nostro posto di lavoro”. La donna da 16 anni, ogni giorno fa avanti e dietro da Lecce, ma non le pesa, il suo lavoro le dà dignità e su quello stipendio, come gli altri lavoratori, fa affidamento per gli impegni famigliari. “Cosa ne sarà ora di noi? – si chiede – quale sarà il nostro futuro. Ho sempre pensato che avrei finito i miei anni lavorativi in questa azienda, in questo negozio, ed invece improvvisamente non ci sono più certezze. Non sappiamo nulla di quello che accadrà. Abbiamo sempre dimostrato che siamo in grado di adattarci, non è il lavoro che ci fa paura. Tutt’altro. Non possiamo che sperare nella nuova gestione anche se al momento il punto vendita di Mesagne è fuori dall’acquisizione prevista da Conad”. I lavoratori ora fanno affidamento alla politica, sperano in un intervento del Mise attraverso anche il sostegno delle istituzioni locali, davanti al buio dell’incertezza non possono che aggrapparsi a ogni intervento. La posta in gioco è alta, si tratta del mantenimento economico delle loro famiglie.
Lucia Portolano
come son bravi i francesi a spolparci!! e poi… andare via.
Non andrò mai alla Conad a fare la spesa
Che tristezza ad apprendere l’annuncio della chiusura del vostro centro commerciale con conseguanza di perdita di centinaia di posti di lavoro.Ci sarebbe da fare una rimarca: in un passato recente il ploriferare di mega centri commerciali con una concorrenza spietata per accaparrarsi i clienti.Ci sarebbe voluta à suo tempo una moratoria nei permessi di intallare ulteriori mega centri commerciali: in nome della libertà di commercio ciö a portato alla chiusura dei piccoli commerci di prossimità a chilometro 0 é adesso tocca il turno ai grandi centri commerciali.Continuate a battervi per conservare il lavoro.Il lavoro vuol dire dignità non mollate :auguri per la vostra lotta.