BRINDISI- Il GIP del Tribunale di Brindisi, sulla scorta del quadro probatorio che si è delineato, ha convalidato l’arresto dell’indagato Auricchio Nunzio, contestando i reati di sfruttamento aggravato del lavoro, disponendo la remissione in libertà con la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, nonché di non allontanarsi senza l’autorizzazione, dove dovrà permanere dalle 21:00 alle 8:30 del giorno dopo.
Nel corso dell’ordinanza di convalida dell’atto di p.g. il Giudice, nel confermare pienamente le risultanze investigative prodotte dal Nucleo Investigativo e dal Nucleo Ispettorato del Lavoro, ha precisato la graniticità degli elementi raccolti, poiché perfettamente confacenti con gli indici previsti dal legislatore nei casi di “sfruttamento” del lavoratore; in particolare approfittando del suo stato, documentato, di bisogno e sottoposto alla condizioni di sfruttamento per gli orari prolungati di lavoro, paga palesemente difforme da quelli che sono i contratti nazionali di lavoro, nonché in manifesta violazione della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Auricchio Nunzio era stato arrestato il 26 luglio scorso, in quanto ritenuto responsabile dei reati di sfruttamento del lavoro nelle ipotesi aggravate, oltre a numerose violazioni relative al testo unico ambientale e su salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, quali la mancata sottoposizione a visita medica dei lavoratori presenti in azienda, la mancata consegna dei dispositivi di protezione individuale, la mancata informazione del personale sui rischi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, la mancata formazione del personale e il suo addestramento.
Nello specifico, nel corso dell’attività di controllo operata dai Carabinieri sul territorio e finalizzata alla prevenzione e repressione dell’annoso fenomeno del “caporalato” sui fondi agricoli della provincia, nella contrada Fondo, in un ampio appezzamento di terreno, adibito a maneggio, era stata notata la presenza di un bracciante di etnia africana, di 23 anni, intento ad effettuare la pulizia delle stalle e accudimento di equini.
Il bracciante non era provvisto di idonee calzature e dei relativi indumenti previsti per la prevenzione degli infortuni. Pertanto, i militari operanti avevano deciso di intervenire, per verificare il rispetto delle norme in materia di legislazione sociale con riguardo allo sfruttamento del lavoro, riscontrando pertanto una serie di elementi perfettamente confacenti con le chiare ipotesi di reato contestate e pertanto procedendo all’arresto dell‘Auricchio e sequestrando, al termine del controllo, l’intera area adibita a maneggio ed i terreni circostanti nonché gli equini presenti all’interno.
Nondimeno all’imprenditore agricolo sono state anche contestate sanzioni amministrative per complessivi 20.000,00 € e comminate ammende per complessivi 32.000,00 €, con immediata sospensione dell’attività imprenditoriale.
Lo sfruttamento del lavoro in genere e nelle aree rurali pugliesi in particolare è un esecrabile fenomeno che si caratterizza per le patologiche manifestazioni delle relazioni di lavoro, agevolato dalla condizione di disagio e di vulnerabilità di uno degli attori del rapporto, solitamente, ma non esclusivamente migrante ovvero proveniente da altri paesi dell’est Europa ed extraeuropei. Il fenomeno ha coinvolto e colpisce anche cittadini italiani appartenenti a particolari fasce sociali che vivono in condizioni di indigenza. L’emersione di queste forme di grave sfruttamento è piuttosto ardua per la vulnerabilità e il timore delle vittime ed anche per la difficoltà di monitorare e di investigare il fenomeno. La nuova norma penale introdotta nel 1996 riguardante il fenomeno è stata calibrata non solo sul caporalato ma colpisce anche il datore di lavoro che utilizza, assume o impiega manodopera reclutata anche mediante l’attività di intermediazione, sfruttando i lavoratori e approfittando del loro stato di bisogno. Si tratta di una legge alquanto articolata ed innovativa poiché ricomprende tutte le condizioni ritenute indice di sfruttamento dei lavoratori (ad es. la retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali di categoria, comunque sproporzionata rispetto alla quantità e qualità di lavoro prestato; la violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo, all’aspettativa, alle ferie; le violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro). È prevista altresì la confisca obbligatoria dei beni, denaro o altre utilità degli autori del reato e l’obbligo di arresto in flagranza.
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