BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato della Uiltec Brindisi dopo le ultime sfiammate di Versalis. Il sindacato scende in campo a sostegno dell’azienda per tutelare i lavoratori.
“La tutela del territorio passa certamente dalla tutela dell’ambiente e dei rischi per la salute di chi lo vive ma nessun territorio è tutelato fino in fondo se non viene prestata la massima attenzione anche a ciò che produce il necessario reddito per le famiglie, le risorse per i consumi in altri settori e la piena realizzazione umana e sociale di ognuno. Nessun territorio è realmente tutelato se non si tutela il lavoro.
A Brindisi “lavoro” significa innanzitutto industria e le sue filiere, per questo da più parti Brindisi viene definita “Città a vocazione industriale”. Ciò è di per sé evidente ma deve essere ricordato a chi, dal pulpito del proprio incarico Istituzionale o dei propri post su Facebook, continua ad invocare – o peggio ad agire con atti amministrativi e politici – affinché l’industria, quella industria che permette la dignità, il sostentamento e la realizzazione umana di centinaia di lavoratori e famiglie, sia messa nelle condizioni di lasciare il territorio.
È una posizione di cui stiamo già pagando le conseguenze concrete, basti pensare al processo di riconversione che sta interessando la Centrale Enel di Cerano. Nel nuovo progetto della Società elettrica si apprende che l’originario progetto di riconversione a gas (impianto 2+1, 1.680 megawatt e due turbine a gas) è stato ulteriormente limitato ad una sola turbina a gas di 840 megawatt che significa una drastica, drammatica, riduzione di posti di lavoro rispetto all’attuale assetto. Gli effetti sono presto detti: circa mille posti di lavoro in meno tra diretti ed indiretti, meno giovani qualificati avranno occasione di lavorare a Brindisi e meno famiglie potranno trarre sostentamento e dignità da quell’importante presidio. Questa non è tutela del territorio e su questo argomento non abbiamo riscontrato un’attenzione particolare delle Istituzioni né tanto meno di quei Partiti che una volta si professavano al fianco dei lavoratori.
Solo all’interno di questo quadro ideologico si può comprendere la rinnovata violenta polemica di questi giorni sulla «sfiammata» del Petrolchimico, un attacco dai toni durissimi che muove dalla convinzione granitica che l’industria per questa città e questo territorio sia solo ed esclusivamente un danno, ambientale o anche solo “d’immagine” come ha candidamente affermato il Sindaco Rossi in interviste e dichiarazioni di queste ore. Dimenticando di ammettere – forse perché non conosce la storia di Brindisi – che negli ultimi sessant’anni il Petrolchimico ha dato lavoro dignitoso a ben quattro generazioni sostenendo l’intera economia della provincia.
In molti, soprattutto fra le Istituzioni, conoscono il non semplice lavoro che si svolge nel Polo Petrolchimico, i tempi, le modalità e l’attenzione alla sicurezza ed all’ambiente quotidianamente ed in ogni fermata di impianto e del conseguente riavvio e gli ingenti ultimi investimenti in tecnologia (100 milioni di euro) che l’Azienda ha fatto e continua a fare per tutelare la salute dei cittadini con le più moderne tecnologie a disposizione, non ultima la costruzione della Torcia a terra. Così come molti sanno bene che in particolarissime condizioni «sfiammare» è una procedura che permette di tutelare la sicurezza dei lavoratori e di evitare danni ambientali molto peggiori. Una procedura che avviene comunicando puntualmente ad Istituzioni e Arpa, procedura che tutti conoscono e monitorano. D’altronde i dati rilevati dalle Centraline Arpa, sia di questi giorni, ma anche degli ultimi anni, testimoniano in pieno il rispetto delle Leggi vigenti in materia di emissioni in atmosfera. Ci piacerebbe perlomeno conoscere gli stessi dati rilevati sotto le grandi navi da crociera o i traghetti, stazionati nel porto, con motori accesi H24.
Spesso, pur sapendo, si sceglie di ignorare per portare avanti un progetto già immaginato da tempo: a Brindisi l’industria non può avere occasioni o margini di miglioramento, deve andare via. «La presenza dello Stabilimento va posta in discussione» ha dichiarato chiaramente il Sindaco.
La Uiltec di Brindisi, oltre ad essere contraria a questa scellerata idea di desertificazione industriale, esprime gratitudine ai lavoratori ed alle maestranze del Polo Petrolchimico che in piena pandemia, grazie anche all’accordo sottoscritto fra Aziende e Sindacato, hanno saputo garantire il proprio servizio senza che sia emerso alcun focolaio Covid né, aspetto fondamentale, alcun infortunio grave, nonostante il complesso lavoro tecnico che le operazioni di fermata generale e riavvio, tra l’altro ancora in corso, richiedono.
Noi della Uiltec di Brindisi rimaniamo fortemente persuasi, come abbiamo dichiarato a più riprese, che creare un clima fortemente ostile alle realtà industriali esistenti porterà gradualmente ad un disimpegno dell’esistente e ad un totale disincentivo verso nuovi investimenti in città creando una ecatombe occupazionale. La tutela di un territorio passa certamente dalla tutela dell’ambiente ma soprattutto da quello delle persone che lo vivono e tutelare le persone significa anche e primariamente tutelarne il lavoro.
Quello che continuiamo a vedere non è l’atteggiamento migliore per tutelare Brindisi e la Uiltec, così come già fatto dalla Uil Confederale, offre ancora una volta la propria disponibilità, quasi sempre ignorata, al dialogo tra le Istituzioni, le Rappresentanze sociali e la Città per individuare un percorso che metta al centro la questione fondamentale del “lavoro” per questa città.
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