BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Minori allo sbando senza istruzione scolastica, bambini che non hanno più una mamma e vivono soli, ragazzi in condizioni igieniche molto più che precarie ma anche diversamente abili che hanno bisogno di assistenza per fare terapia. E’ questa una realtà sommersa della città di Brindisi che forse pochi conoscono e per la quale ogni giorno settanta operatori sociali, tra cooperative e associazioni, cercano di portare il loro aiuto e cambiare il destino di tanta gente. Si tratta di servizi di sostegno, principalmente educativo, che esistono grazie ad una convenzione con i servizi sociali del Comune di Brindisi. Negli ultimi mesi questa tipologia di servizi, che già a dicembre dello scorso anno hanno subito un pesante taglio, sono stati sospesi per poi riprendere qualche giorno fa con una ordinanza di proroga sino al 31 luglio. Si tratta di: Polo Servizi Territoriali; Centro per la famiglia; Servizio di mediazione; Affidi; Sportello Sociale; Assistenza Domiciliare Minori; Città dei Ragazzi; Assistenza Domiciliare Integrata; Servizio Assistenza Domiciliare. Tutti servizi che il Comune ha esternalizzato. La erogazione a singhiozzo, tuttavia, incide non poco sui cittadini che ne usufruiscono. Francesco De Taranto lavora da 20 anni per la cooperativa sociale Amani che si occupa di integrazione sociale e disagi minorili. “Con i nostri operatori entriamo nelle case delle persone, si tratta di soggetti con grandi fragilità sociali, per lo più bambini. Cerchiamo di aiutarli a migliorare la propria vita ed a integrarsi nel tessuto sociale- racconta Francesco- in altri casi ci limitiamo ad accompagnare chi ha bisogno a fare terapia”. Nella cooperativa ci sono educatori, assistenti sociali che generalmente vengono contattati direttamente dal tribunale dei minori affinchè si occupino del disagio di questi bambini. “Seguiamo settanta minori, ben trentacinque famiglie – spiega Francesco- in situazioni che difficilmente si riesce ad immaginare. A Brindisi ci sono bambini che vivono nella sporcizia, in case piene di topi e blatte e dove mettere un piatto a tavola è una sfida quotidiana. I bambini spesso non vanno a scuola e se ci vanno vengono emarginati anche dagli stessi insegnanti che si lamentano per le loro condizioni igieniche. Con gli educatori e gli assistenti sociali, quando la convenzione con il Comune ce lo permette, entriamo nelle loro case e insegniamo loro ad avere cura della propria persona. Non è facile perché questi ragazzini sono trascurati anche dai genitori, per cui il supporto non viene dato solo a loro ma anche alle famiglie. Sono situazioni surreali che si fa fatica a credere che esistono nel 2020”. Nel suo racconto Francesco parla anche di bimbi contesi tra genitori o bimbi che addirittura i genitori non li hanno e vivono con i parenti più prossimi. “Il nostro compito non è quello di separarli dalle famiglie ma cercare di migliorare le loro aspettative di vita. Ad esempio abbiamo insegnato ai bambini l’importanza di farsi una doccia al giorno- dice Francesco- li abbiamo aiutati a studiare e li abbiamo accompagnati presso la Nostra Famiglia per fare terapia. Ora immaginate, dopo aver istaurato un rapporto di fiducia e iniziato un percorso di recupero, cosa significhi interrompere tutto e riprendere dopo mesi. Tutti i traguardi raggiuti si perdono e i bambini si destabilizzano”. La convenzione con il Comune spesso ha una durata che non supera i sei , sette mesi e prima che sia rinnovata, ogni volta, ne passano altri di mesi. Se poi a questo ci si aggiunge la quarantena forzata del Covid e i tagli di un Comune in predissesto, la situazione diventa disastrosa. “Durante la quarantena, stando alle disposizioni del decreto sulla sicurezza, alcune prestazioni avremmo potuto continuare a svolgerle, il nostro codice era stato inserito nell’elenco delle attività che si potevano fare, perchè essenziali- dice Francesco- nonostante questo il Comune ha sospeso il servizio. Avevamo ragazzini in difficoltà con la scuola e la didattica a distanza, famiglie che non aveva di che mangiare. A quel punto abbiamo continuato ad assistere i nostri ragazzi come volontari. Siamo andati a casa delle persone, le abbiamo aiutate a fare la domanda per i buoni spesa, abbiamo assistito i ragazzi nello studio. Molti di loro, vivendo in stato di povertà, non avevano un computer ed in automatico erano tagliati fuori dal mondo della scuola. Grazie ad alcuni istituti abbiamo portato loro un tablet per seguire le lezioni o scaricato l’app sul cellullare. Tutto questo a titolo gratuito”. I servizi di assistenza domiciliare educativa sono stati riattivati solo il 18 maggio con scadenza 13 giugno. Qualche giorno fa le cooperative che si occupano di questi servizi come Amani, Solerin, Genesi, Punto luce, per citarne alcuni, hanno sollevato il problema attraverso le organizzazioni sindacali affinchè ancora una volta , arrivati a scadenza, non si sospendessero i servizi. In queste strutture vi lavorano ben settanta persone e non si occupano solo di assistenza domiciliare educativa ma anche di un centro famiglia, di un centro antiviolenza e di mediazione, di un centro di aggregazione e del famoso consiglio comunale dei ragazzi. A dicembre scorso nel piano di riequilibrio pluriennale il Comune ha deciso un taglio del venti per cento sull’assistenza domiciliare educativa, sulla Città dei ragazzi, sul centro antiviolenza e l’eliminazione del servizio ADI e SAD a partire dal 31 marzo 2020 e che in teoria dovrebbero essere gestite direttamente dalla Asl di Brindisi. Questa scelta, tra l’altro votata in consiglio comunale, è stata giustificata con le ristrettezze finanziarie i cui si trova il Comune ed il predissesto. Ora la proroga dei servizi sino al 31 luglio sa molto di un tentativo di voler prender tempo. “Il Governo ha stanziato tre miliardi di euro per i Comuni italiani- ha spiegato l’assessore al Bilancio del Comune di Brindisi, Cristiano D’Errico- a Brindisi dovrebbero arrivare quattro milioni di euro a cui andranno sottratte le economie da Covid. In realtà, quindi, non sappiamo quanto resterà e in che modo potremo impiegarli. L’ordinanza sindacale è giusta, è prudente , cerca di salvaguardare l’utenza e l’occupazione. Inoltre l’Anci sta presentando una serie di richieste al Governo, altre risorse si dovrebbero liberare. Nel frattempo noi dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo . Il Covid sicuramente ha peggiorato la situazione”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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