BRINDISI- Nel corso di una specifica attività di vigilanza ambientale compiuta dal personale della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale dei Carabinieri di Brindisi è stato eseguito, nel medesimo capoluogo, il sequestro di un’area industriale di circa 3.600 metri quadrati, utilizzata quale deposito di rifiuti speciali sulla nuda terra. A seguito di un controllo ad un’azienda esercente l’attività di lavorazione industriale, i militari hanno rilevato che, su una vasta area priva di qualunque impermeabilizzazione e in carenza di ogni autorizzazione, erano depositati rifiuti speciali quali rimorchi, cassoni scarrabili, silos in ferro e container pieni di materiali. È stata constatata, inoltre, la presenza di un’idro-pompa sommersa adibita al travaso delle acque oleose dalle vasche di decantazione al piazzale attiguo, con gravissime conseguenze per l’ambiente nel quale venivano sversati tali residui e per la salute della collettività, in caso di compromissione di una falda acquifera. Nel corso dell’intervento congiunto è stata segnalato all’Autorità Giudiziaria il rappresentante legale della società interessata dalle violazioni ambientali. Sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza delle persone coinvolte sarà definitivamente accertata solo ove interverrà la sentenza irrevocabile di condanna. Il costante presidio del territorio, operato dalle Fiamme Gialle del comparto aeronavale e dai Carabinieri Forestali, garantisce una decisa azione di prevenzione e contrasto degli illeciti perpetrati, rendendo possibile la salvaguardia delle risorse ambientali, della salute pubblica e dell’economia sana del territorio.
Nell’area industriale di Brindisi vi sono vari siti non riconducibili (al momento) a soggetti specifici a cui attribuirne la responsabilità. Resta il fatto che di aree piene di rifiuti altamente pericolosi ce ne sono, eccome! Cosa fare con questi altri? Lasciamo tutto com’è o li bonifichiamo a prescindere dall’individuazione dei responsabili? Suggerirei un monitoraggio “tout court”, ma forse questo potrebbe scoperchiare il Vaso di Pandora…