BRINDISI- Associazione mafiosa, concorso in omicidio, traffico di droga, la Procura Antimafia di Lecce ha emesso 58 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 54 già eseguite altre 4 in via di esecuzione poiché si tratta di soggetti residenti attualmente all’estero.
Le ordinanze sono state eseguite dai carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi, guidato dal colonnello Nicola Conforti, che hanno condotto anche le indagini.
“La Scu esiste” ha detto il procuratore capo dell’Antimafia, Cataldo Motta, che con questa inchiesta chiude la sua carriera. Il procuratore andrà in pensione il prossimo 15 dicembre. “La Scu esiste si è solo camuffata da associazione di beneficenza, come ci racconta Penna”.
L’inchiesta, denominata Omega, dimostra come la Sacra Corona Unita non abbia mai cessato di esistere. In questi anni avrebbe cambiato pelle ma i traffici sarebbero rimasti sempre quelli. Una rete ben radicata sul territorio.
Le indagini dei carabinieri partono dall’omicidio di Antonio Presta, 29 anni figlio di un collaboratore di giustizia di San Donaci (Brindisi), per vendicare uno sgarbo subito: l’incendio di una villetta riconducibile a Carlo Solazzo, ritenuto l’autore del delitto. Era il 2012, Presta fu prima crivellato di colpi e poi finito con il calcio di una pistola alla testa.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche gli autori di un attentato dinamitardo alla villetta privata del luogotenente dei carabinieri, Francesco Lazzari, episodio attribuito ad altri due presunti affiliati alla Scu brindisina, Benito Clemente e Antonio Saracino.
Capo assoluto dell’organizzazione sarebbe Pietro Soleti affiancato da Floriano Chirivì e Benito Clemente. I loro nomi emergono dalle dichiarazioni del collaboratore Sandro Campana.
Due i gruppi che si muovevano sulla provincia brindisina uno a San Donaci , l’altro a Cellino San Marco.
(Clicca qui per le foto degli arrestati presentazione-omega)
Questi i nomi degli arrestati: Vincenzo Maiorano, 42 anni, Gionatan Manchisi, 35 anni, Pietro Mastrovito, 55 anni, Cosimo Mazzotta, 53 anni, Matteo Moriero, 23 anni, Umberto Nicoletti, 39 anni, Massimiliano Pagliara, 39 anni, Cosimo Perrone, 33 anni, Giuseppe Perrone detto “Barabba”, 44 anni, Daniele Presta, 39 anni, Daniele Rizzo, 39 anni, Saverio Rizzo, 50 anni, Giuseppe Saponaro, 34 anni, Antonio Saracino, 40 anni, Valtere Scalinci, 41 anni, Carlo Solazzo, 40 anni, Pietro Solazzo, 37 anni, Pietro Soleti 52 anni, Nicola Taurino, 24 anni, Andrea Vacca, 41 anni, Annunciato Cristian Vedruccio, 28 nni, Cosimo Vitale, 47 anni, Salvatore Arseni, 42 anni, Claudio Bagordo, 44 anni, Vito Braccio, 35 anni, Cristian Cagnazzo, 30 anni, di Copertino, Giuseppe Chiriatti, 37 anni, Oronzo Chiriatti, 29 anni, Floriano Chirivì, 35 anni, Benito Clemente, 37 anni, Vito Conversano, 45 anni, Antonio Corbascio, 43 anni, Onofrio Corbascio, 48 anni, Giuseppe Cortese, 27 anni, Gabriele Cucci, 26 anni, Giuseppe D’Errico, 34 anni, Daniele D’Amato, 38 anni, Giuseppe D’errico, 34 anni, Antonio Francesco De Luca, 25 anni, Sergio dell’Anna, 39 anni, Saverio Elia, 38 anni, Marco Ferrulli, 43 anni, Francesco Francavilla, 36 anni, Cosimo Fullone, 39 anni, Cristian Gennari, 29 anni, Francesco Giannotti, 29 anni, Giuseppe Giordano, 45 anni, Davide Goffredo, 35 anni, Luca Goffredo, 37 anni, Paolo Golia,33 anni, Gennaro Hajdari,33 anni, Gabriele Ingusci,36 anni, Fausto Lamberti , 37 anni, Gabriele Leuzzi, 37 anni, Antonio Lutrino, 28 anni, Gianluca Re, 28 anni, Raffaele Renna, 37 anni.
Durante le indagini emerge il ritorno ai riti di affiliazione, in una intercettazione degli investigatori si ascolta una conversazione in cui il nuovo affiliato sta per affrontare il rito e chiede come sarà compiuto.
Il rito di affiliazione in questi anni viene abbandonato dai capi, da coloro che hanno già una reputazione ma diventa identitario e identificativo per gli emergenti.
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