Sciopero del personale infermieristico, Nursind: “Dopo due anni di pandemia, sottopagati e senza organico”

BRINDISI- Sciopero del personale infermieristico, Nursind: “Dopo due anni di pandemia, sottopagati e senza organico”. Il 28 gennaio prossimo il personale infermieristico della provincia di  Brindisi aderisce allo sciopero nazionale. “Il personale infermieristico, gli operatori socio sanitari, il personale sanitario tutto, ha dato e continua a dare il massimo di sè, sia dal punto di vista professionale che della disponibilità nell’affrontare lo stato emergenziale in atto, dando dimostrazione, senza ombra di dubbio, di un notevole spirito di abnegazione e sacrificio fuori dal comune- scrive il sindacato Nursind- In questi due anni di pandemia abbiamo assicurato le cure necessarie a tutti gli ammalati di COVID, sia negli ospedali che sul territorio e a bordo delle ambulanze del 118, a volte anche nel disinteresse della politica, delle istituzioni e dell’opinione pubblica, sostenuti però dalle parole di affetto degli stessi ammalati di cui si sono presi cura.

Non eroi per caso, ma professionisti capaci, preparati e votati alla difesa della salute dei cittadini, per questo non meritiamo di essere presi in giro”. In una nota il sindacato spiega così le ragioni dello sciopero: “Scioperiamo perché: Il governo Draghi non ha voluto dare alcun segnale di vicinanza non solo agli infermieri ma a tutti gli operatori sanitari (ostetriche, OSS, professionisti sanitari), rifiutando di erogare le risorse stanziate da oltre un anno. Risorse che già da un anno sono erogate al personale medico, ma che vengono negate invece al restante personale sanitario e sociosanitario, nonostante siano le categorie più esposte. Le condizioni di lavoro sono diventate inaccettabili: siamo sottoposti a improvvisi e continui spostamenti di reparto; ci vengono negate le ferie e quelle già autorizzate vengono bloccate, penalizzando fortemente la vita privata; non è consentito il necessario affiancamento per i neoassunti; montagne di ore di straordinario non pagate; nessuna quarantena per i contatti stretti; sempre sottorganico; continuamente richiamati in servizio; i più colpiti dall’infezione COVID-19; i primi ai quali è stato imposto l’obbligo della vaccinazione. Abbiamo gli stipendi tra i più bassi d’Europa. In Italia le competenze sono da laureati mentre la paga è da operai. Il peso della responsabilità è sempre più gravoso. Ci sobbarchiamo a nostre spese l’assicurazione, la formazione obbligatoria e l’iscrizione all’ordine professionale. Non siamo eroi, siamo professionisti e rispondiamo direttamente per ciò che facciamo o non facciamo o per gli errori che commettiamo, ma gli applausi e le pacche sulle spalle non ci aiutano ad arrivare a fine mese dignitosamente. Sempre meno giovani vogliono intraprendere la nostra professione e sono molti invece quelli che si accingono a lasciarla. Sempre più neolaureati migrano all’estero, attratti da condizioni di lavoro migliori e stipendi più alti. Vogliamo poter dare ai nostri assistiti il meglio, ma per poterlo fare abbiamo bisogno di un corretto rapporto infermiere/pazienti (1 a 6 per i reparti ordinari) e di veder riconosciute e sviluppate le nostre competenze e poter avere una carriera che premi le competenze specialistiche. Il 28 gennaio gli infermieri e gli operatori sanitari tutti, si fermeranno insieme a migliaia di colleghi delle altre regioni per migliori condizioni di lavoro ed economiche a vantaggio di una sanità più efficiente per i cittadini”.

BrindisiOggi

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