BRINDISI- Sono sbarcati questa mattina alla banchina Montecatini del porto di Brindisi i 118 migranti soccorsi – in due distinti interventi – dalla “Life Support” di Emergency nel mediterraneo centrale. I due barchini soccorsi erano fragili e sovraccarichi, non adatti ad affrontare la traversata del Mediterraneo tanto piu’ nelle condizioni meteo date ed erano in mare partiti da Bengasi, in Libia, rispettivamente da 48 e 72 ore prima che la Life Support andasse loro in aiuto.
“Tutti i sopravvissuti soccorsi stanno bene, sicuramente sono molto provati dal viaggio, tra di loro ci sono dei casi abbastanza sensibili di persone che hanno subito violenza e torture in Libia che speriamo vengano presi in cura dalle autorita’ locali – spiega Emanuele Nannini, Capomissione della Life Support -. Le operazioni di sbarco sono andate molto bene grazie alla cooperazione con la Capitaneria, l’Usmaf e tutti gli enti locali”. Tra le 118 persone soccorse ci sono 4 minori non accompagnati, di cui una ragazza. Provengono da Eritrea, Etiopia, Sudan, Bangladesh, Pakistan, Siria, Egitto e Palestina.
Tutti questi Paesi presentano condizioni di crisi, tra cui guerre, disastri ambientali e climatici, e forti instabilita’ politiche.
“Vengo dal Tigray, in Etiopia, sono fuggito dal mio paese per colpa della guerra – racconta un ragazzo di 21 anni – da piu’ di un anno nella mia regione c’e’ l’obbligo di arruolarsi per almeno un membro della famiglia, anche le donne, altrimenti si viene uccisi. Nella mia famiglia siamo rimasti solo io e mia madre, quindi lei mi ha detto di andarmene prima che venissero le milizie a cercarmi. Sono prima scappato a Addis Abeba, ma li’ non potevo studiare o lavorare perche’ se avessero scoperto che ero del Tigray mi avrebbero imprigionato e rimandato indietro.
Quindi sono fuggito in Sudan e poi in Libia, dove ho passato otto mesi in carcere. A volte ci appendevano per i piedi e ci picchiavano con dei tubi, chiamando le nostre famiglie per fargli sentire le nostre urla e farsi mandare i soldi del riscatto piu’ velocemente. Mia madre ha dovuto vendere il suo appartamento per liberarmi. Vorrei solo arrivare in Europa e vivere una vita dignitosa e libera”.
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