BRINDISI- I nostri scarichi sono in regola lo dicono le nostre analisi e anche quelle dell’Arpa. Inoltre il sovente ritrovato, non solo è in minima quantità, ma essendo incolore, non può aver provocato il cambiamento del colore delle acque. Questa in sintesi la posizione espressa da Sanofi Aventisi dopo i risultati delle analisi svolte sui campioni di acque reflue prelevate nei giorni scorsi dallo scarico dello stabilimento da parte della Arpa. I dati delle analisi commissionate dall’azienda privata e dall’Arpa coincidono, e tutti i valori sono nei limiti. Salvo per la presenza di un solvente che non essendo regolamentato, non si può stabilire il valore limite.
Sanofi afferma chiaramente che non può essere stato questo solvente, il tetraidrofurano, a far diventare rosso il tratto di mare in cui sfocia il canale di Fiume Grande che porta gli scarichi dell’azienda farmaceutica. “Il tetraidrofurano è, infatti, un solvente che non solo è incolore– afferma Sanofi Aventis – ma che non è comunque nemmeno classificato come tossico né come pericoloso per l’ambiente (secondo il nuovo regolamento CLP 1272/’08). Peraltro, la concentrazione di THF presente nelle acque campionate è di gran lunga inferiore a quanto previsto dalle best practices mondiali”.
L’azienda fa sapere che lo scorso 29 aprile nel corso di uno degli incontri fissati con la l’Arpa, ha offerto la propria collaborazione all’Agenzia nelle attività volte a stabilire le cause della colorazione anomala delle acque marine. “Stiamo collaborando con gli enti preposti- dicono da Sanofi- per verificare perché il mare è diventato rosso, non certamente per quel solvente. Inoltre confermiamo di aver provveduto, il giorno dopo la richiesta dell’ARPA, alla riparazione del sistema di auto-campionamento degli scarichi dello stabilimento che per qualche ora non aveva operato correttamente”.
Insomma se il mare è diventato rosso non è per il tetraidrofurano. Cosa allora ha contaminato quelle acque? Si aspettano così delle risposte dall’Arpa e dalla stessa Sanofi.Intanto il gruppo no al carbone interviene sulla vicenda e si scaglia con l’Arpa e chiede di rivedere l’Aia. “L’acqua si colora di rosso, le analisi rivelano la presenza del solvente ma è tutto nella norma- affermano gli ambientalisti- perchè la norma non c’è. Il tetraidrofurano non è normato, non ci sono concentrazioni limite. A questo punto rivedere l’Aia, inserire questo solvente tra le sostanze utilizzate da Sanofi e imporre dei limiti: questa volta qualcuno si è accorto dell’accaduto ma chi ci garantisce che l’episodio non si è ripetuto altre volte?
Brindisi purtroppo vanta “l’abitudine” nel tollerare veri e propri abusi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, bisogna invertire la rotta, a partire dal ricatto occupazionale tanto utilizzato (anche da pezzi di sindacato)come giustificazione per misfatti di ogni sorta”.
Intanto la verità sulle acque rosse ancora non è venuta a galla.
Lu.Po.
Caro Direttore (Lucia) credo che vadano pubblicate anche le mie due risposte a SANOFI che non può permettersi di dire quello che vuole…. fatto salvo che la vicenda sicuramente non finisce qui.
Un abbraccio