INTERVENTO/ L’esito odierno dell’assemblea del Comitato Portuale, che ha portato alla terza bocciatura del bilancio consuntivo del 2012 dell’Autorità Portuale, mostra impietosamente il fallimento della stessa Istituzione Autorità Portuale qui a Brindisi.
Ritengo che la posizione dell’attuale Presidente Haralambides sia indifendibile e che il gesto delle dimissioni sia una onorevole via di uscita per Lui e per il futuro del nostro Porto.
Ma detto questo ritengo che occorra superare la stucchevole discussione se come presidente o segretario è meglio tizio o caio che sa tanto di elezione da miss Italia.
Dico questo perchè qui occorre ragionare sul senso dell’Autorità Portuale che per come è definita dalla legge 84/94 è una Repubblica delle Banane. L’Autorità Portuale così come è concepita , indipendentemente da chi la guida, mi sembra che sia quanto di più antidemocratico ed illegittimo possa esistere. Ma veramente pensiamo che un Porto , che dovrebbe essere al servizio di una città , possa essere gestito da un Presidente di nomina governativa ( frutto delle peggiori lottizzazioni ) che riporta ad un comitato portuale in cui i circa 20 rappresentanti hanno tutti lo stesso peso , siano essi il Sindaco, il Presidente della Provincia o della Regione o il rappresentante degli agenti marittimi o dei lavoratori?
Tutto ciò non può funzionare . A mio avviso il Porto va ricondotto ad una gestione democratica o abolendo l’AP e consegnando il Porto al controllo del Sindaco ( ed implicitamente alla città ) o riformando la legge dell’AP in cui il comitato portuale sia composto solo da membri delle Istituzioni locali ed il Presidente sia nominato dal comitato Portuale. Occorre individuare responsabilità chiare e precise nella gestione del Porto che possano rispondere della conduzione dinanzi all’elettorato.
Per questo credo che se continuiamo a sottrarre la conduzione del porto alla democrazia e quindi alla gestione locale ci ritroveremo sempre qualcuno che verrà nominato da Roma per realizzare qui a Brindisi piani e progetti pensati altrove, secondo i quali ad esempio il Porto di Bari deve sviluppare traffici passeggeri mentre quello di Brindisi è un porto al servizio delle grandi industrie.
Invece il Porto, il nostro gioiello, il vero grande motore dello sviluppo della città , deve essere gestito dall’istituzione locale. Lo scorso anno ho partecipato come candidato Sindaco ad una campagna elettorale in cui abbiamo fatto, come candidati, tutti grandi discorsi sul porto, sul suo sviluppo e sul suo futuro. Da questa vicenda mi rendo conto che tutti questi discorsi sono inutili perchè chiunque poi vince le elezioni non conta nulla nella gestione del Porto.
L’invito che quindi mi sento di fare a tutte le forze politiche è quello di avviare un confronto sulle regole per la gestione del porto : o chiediamo tutti insieme di abolire l’AP di Brindisi o ne ridefiniamo le regole per la governance. Ma così com’è questa Autorità Portuale non può funzionare e la sua storia lo dimostra.
Riccardo Rossi, consigliere comunale Brindisi Bene Comune
Nessun ente pubblico o organizzazione privata funzionerà se chi ha la responsabilità di gestire non ha anche l’autorità di decidere ed operare. Questo non accadrà mai per il porto di Brindisi , fino a quando gli organi di controllo vorranno intervenire nella gestione, gli enti politici di riferimento andranno oltre l’indicazione degli obiettivi strategici da perseguire. Molti altri ,prima del presidente Haralambides, sono stati criticati, rimossi o costretti alle dimissione, ed il porto di Brindisi non ne ha tratto alcun giovamento . Ognuno faccia il proprio mestiere: i politici indichino le priorità, i manager elaborino ed attuino efficacemente i programmi di gestione e sviluppo, gli organi di controllo verifichino la correttezza e legittimità delle azioni. Da altre parti le cose funzionano così, e molto meglio. Solo a Brindisi il confronto politico-amministrativo degenera spesso in rissa . La soluzione finale è la nomina di un commissario straordinario …