APPROFONDIMENTO- Il panorama dell’energia solare a livello europeo è cambiato notevolmente in questi primi 15 anni del ventunesimo secolo. Ciò è avvenuto grazie alla spinta dell’innovazione tecnologica e al sostegno dei governi che hanno scorto le immense opportunità che questa fonte rinnovabile poteva offrire, soprattutto sul fronte della riduzione delle emissioni di carbonio e quindi della tutela ambientale.
Basti pensare che, nel 2013 (dati Eurostat), l’energia elettrica prodotta dall’energia solare ha superato il legno e altre biomasse solide ed è ora il terzo più importante contributore europeo alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dopo l’eolico e l’idroelettrico. L’energia solare fornisce il suo contributo fondamentale ai bisogni elettrici di ben 16 Stati membri dell’Unione Europea (negli altri la produzione è al di sotto dell’1%) e la quota di solare-fotovoltaico nella domanda elettrica europea ha raggiunto alla fine del 2014 il 3,5% della capacità installata (la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo è al 15 % nell’Unione Europea), mentre sta coprendo più del 7% della domanda elettrica in ben 3 Paesi: Italia, Germania e Grecia.
Le prospettive, stando al Global Market Outlook 2015-2019 di Solar Power Europe, dicono che il mercato europeo del solare fotovoltaico in Europa nel 2014 ha registrato un calo delle nuove installazioni, che si sono attestate a 7 GW, contro i 10,5 del 2013 e i 17,7 GW del 2012. La previsione è che per il 2015 l’installato annuale si mantenga tra i 6 e gli 11 GW, per poi ricominciare a crescere a un ritmo compreso tra 7 e 17 GW nei quattro anni successivi a seconda di diversi scenari possibili. Interessanti le nuove applicazioni del fotovoltaico come le pompe fotovoltaiche per pozzi.
La crescita della penetrazione del solare fotovoltaico in Europa, molto forte negli scorsi anni dunque continuerà: per il 2019 le stime, nello scenario più conservativo, parlano di un installato complessivo di 121 GW (il 36,5% in più rispetto agli attuali 88,6 GW) e di 158 GW (+78,3%) nello scenario più ottimista, ad elevata penetrazione del solare. Il Paese europeo in cui si è installato di più nel 2014 è stato il Regno Unito, con 2,4 GW, seguito da Germania (1,9 GW) e Francia (927 MW).
Il successo del fotovoltaico si deve e si dovrà principalmente al calo dei costi degli impianti, scesi di circa il 75% in meno di 10 anni e all’adozione di nuove soluzioni come l’accumulo. Il fotovoltaico, d’altra parte, in molte situazioni è già competitivo in quanto a costi se confrontato alle fossili più economiche. Ed è proprio la diminuzione dei costi che ha portato inoltre la UE a sottostimare i target comunitari per questa fonte al 2020 (ma anche quelli al 2030), basati su prezzi del 2009.
L’energia solare sarà infine protagonista ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite alla Conferenza sui cambiamenti climatici (COP 21) di Parigi. I ministri dell’Ambiente europei hanno formalizzato a settembre il mandato negoziale del blocco Ue. Il piano, che per alcuni è utopistico e per altri troppo riduttivo, prevede che il negoziato parta da alcuni presupposti: la necessità di raggiungere un picco delle emissioni di CO2 globali nel 2020, la riduzione del 40% entro il 2030 (rispetto ai livelli 1990), del 50% entro il 2050 e infine l’approdo alle emissioni zero entro fine secolo. Sul tavolo, l’Europa metterà anche la revisione quinquennale degli obiettivi, in modo da garantire un’analisi dei progressi e una neutralità climatica globale e sostenibile.
BrindisiOggi
Commenta per primo