BRINDISI – Rintì ha gli occhi tristi, il fiato corto, spezzato dalla catena che gli stringe il collo. Eppure non ha perso la voglia di dare e ricevere affetto. Rintì è un cane pastore di circa 8 anni che da 2 mesi è abbandonato a se stesso nel cascinale di Sant’Angelo, a Brindisi, da quando la sua padrona è morta. Fino a ieri, Rintì aveva un compagno di sventura, Willy, un volpino bianco di circa 3 anni. Willy è stato più fortunato di lui. Aveva una zampa rotta ma un gruppo di volontarie amanti dei quattrozampe è riuscito a trovargli una casa e a liberarlo da quel giogo, non solo fisico, che lo teneva costretto nei pochi metri a sua disposizione. Ora Willy ha ricevuto le cure di cui aveva bisogno e ci sono una casa e una famiglia che lo aspettano.
Rintì, invece, è ancora lì, ancora più triste da quando il suo compagno ha trovato l’affetto che a lui è stato, per ora, negato. Da quando la sua padrona è morta, Rintì vive aspettando una signora che una volta al giorno gli porta del cibo: ora, senza il suo amico, non si alza neanche per mangiare. Si teme che possa lasciarsi andare, che possa arrendersi al suo destino. Gli eredi della donna che lo accudiva non sembrano intenzionati a prendersi cura di lui e la sua prigione, se possibile, diventa ogni giorno più angusta. Rintì vive, se di vita si può parlare, tra i suoi escrementi e tra i topi, grandi come gatti, come sgraditi compagni. Il collare che porta al collo è molto stretto, ha il respiro strozzato. Eppure, quando le volontarie si recano a visitarlo, non manca di esprimere loro tutto l’amore che ha da dare: si lascia accarezzare, porge la zampa e, dagli occhi carichi di tristezza, lancia il suo disperato appello. Oggi sarebbe stato il giorno della sua liberazione ma le volontarie non hanno potuto spezzare la catena che lo costringe perché non sono riuscite a trovare per lui una sistemazione. È un conto alla rovescia, ormai. Bisogna fare in fretta, bisogna trovare una casa a Rintì, prima che sia troppo tardi.
Maurizio Distante
Concordo con chi prende le distanze da racconti strazianti che non aiutano questo cane e fanno innervosire chi ha un cervello e lo sa fare funzionare. Ora se il cane è messo così male rivolgetevi agli.organi competenti e altrimenti provvedete voi direttamente a creare una situazione il più possibile accettabile in attesa di adozione. Io ne ho già 6 di animali adottati e non posso fare di più.
Si infatti vorrei capire perché non lo portano via di li!
Ma scusate… invece di scrivere. .. mn potete liberare? ?a k servono parole strazianti come collare stretto e tante altre! !le parole nn lo aiuteranno a vivere!!
Ma per quale motivo assurdo non può essere slegato e portato in una struttura adatta ?? Quale legge tutela questa situazione di un cane senza padrone legato a una catena ?? Non ho parole…
Cosa si può fare per aiutarlo? Non c’è nemmeno un numero di telefono…
Ps. Il collare non lo lascia respirare non c’è modo di allentarlo?
Cosa si può fare per aiutarlo? Non c’è nemmeno un numero di telefono…
Ps. Il collare non lo lascia davvero respirare, non si riesce ad allentare?
E che aspettate a liberarlo?????