Rientro a scuola in assetto anticovid, tra didattica mista e spazi limitati, presidi in difficoltà

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Il 24 settembre si torna a scuola in assetto anticovid, distanziamento sociale, uso dei dispositivi di sicurezza, spazi completamente rivisti, lezioni in presenza alternate a quelle a distanza. Sono le linee guida dettate dal Miur ed alle quali tutti gli istituti scolastici dovranno adeguarsi entro la fine dell’estate. Il Ministero per far si che le scuole siano pronte ha anche stanziato dei finanziamenti da investire nell’emergenza sanitaria. In particolare la Provincia di Brindisi ha ricevuto circa 750mila euro che saranno distribuiti negli istituti superiori del territorio, un contributo statale al quale si dovrebbe aggiungere una quota di partecipazione da parte delle scuole. Martedì scorso, 30 giugno, presso il Salone di Rappresentanza della Provincia di Brindisi, si è svolto un incontro tra l’Amministrazione  provinciale e le istituzioni scolastiche degli istituti superiori del territorio di Brindisi. Il confronto era necessario per definire un percorso condiviso e idoneo a programmare gli interventi di messa in sicurezza delle scuole finanziati in parte dal Governo, in ordine alle misure da adottare per la prevenzione del contagio da Covid 19. La Provincia ha a disposizione solo 750mila euro per tutte le scuole superiori di sua competenza. Non è ancora chiaro quando riceverà ciascun istituto dal governo per l’adeguamento. “Molte scuole hanno  gli ambienti  ma poi di fatto non possono essere utilizzati per inagibilità pregressa (infiltrazioni, umidità, solai non coibentati. Ambienti per i quali sono state fatte le segnalazioni ma non si è visto mai un intervento- ha detto Rita De Vito, dirigente scolastica dell’istituto professionale Ferraris De Marco Valzani di Brindisi- A parte questo c’è il problema dell’assembramento, come si fa a differenziare le classi in turni quando ci sono studenti pendolari. La stessa società dei trasporti pubblici ha dichiarato che al momento non è possibili incrementare le corse, non ci sono ne mezzi e ne personale. I finanziamenti ottenuti dalla Provincia sono finanziamenti anticovid e non possono essere utilizzati per risolvere situazioni di grande portata”.
Intanto sarà stipulato nei prossimi giorni un “Patto istituzionale per la sicurezza” tra la Provincia di Brindisi e gli stessi Istituti superiori. Si è concordato che l’idea progettuale dell’intervento individuato sia di competenza dell’istituzione scolastica e che la Provincia intervenga con una consulenza tecnica specifica e in alcuni casi con la effettiva realizzazione. Nello specifico, per i piccoli interventi sarà la singola scuola a provvedere dal punto di vista della realizzazione, mentre gli interventi più importanti saranno effettuati dalla Provincia. In ogni caso a decidere e selezionare ogni intervento antiCovid 19 eventualmente necessario sarà l’Istituto scolastico in piena autonomia, mentre la Provincia sarà di supporto, condividendo però la responsabilità di realizzare le opere quanto più confacenti al caso. Il Patto, comunque, accoglierà i suggerimenti di integrazione che arriveranno dalle scuole e lo strumento che definirà progetti e opere è quello della Conferenza dei Servizi, attivata dalla singola scuola o dalla stessa Provincia, per arrivare in poco tempo all’accordo sul singolo intervento proposto. “Ho apprezzato la proposta del patto perché tutela il dirigente  e ne attesta l’impegno e tutela anche la Provincia. Bisogna tener conto che le scuole non sono tutte uguali ed hanno esigenze diverse. Ci sono istituti che potranno alternare la didattica in presenza con quella a distanza- ha detto la De Vito-Altri per i quali tutto questo non sarà possibile, ad esempio per gli istituti tecnici e professionali. Partendo dal protocollo ogni dirigente sta cercando di risolvere i problemi in autonomia”. Durante l’incontro tra Provincia e istituti scolastici,  tra l’altro, è stata riscontrata la ristrettezza delle risorse a disposizione, visto che la Provincia avrà la disponibilità di 750 mila euro, mentre non è dato ancora sapere quanto spetterà alle singole scuole.  In secondo luogo, l’altro aspetto da monitorare ha riguardato il servizio del trasporto pubblico degli studenti. Sotto questo aspetto la Provincia ha voluto evidenziare che se i ragazzi dovranno recarsi a scuola rispettando l’ordinario calendario delle lezioni in presenza sarà  necessario pensare al raddoppio delle linee di trasporto, almeno negli orari critici. Il prossimo incontro tra Amministrazione provinciale e istituti scolastici superiori è previsto per lunedì 6 luglio. “Entro venerdì compileremo un format per esplicitare le nostre idee sulla didattica e sulla base di questo configureremo gli spazi- conclude Rita De Vito- Ma se questa ipotesi  dovesse fare acqua, veramente i dirigenti consegneranno le chiavi degli istituti scolastici ai prefetti non è pensabile che sia tutto sulle spalle dei dirigenti”.  I problemi quindi sono molteplici e e le difficoltà maggiori sono legati agli spazi. Le norme sul distanziamento fisico già previste nelle indicazioni del comitato tecnico-scientifico del Miur del 28 maggio, prevedono che deve esserci un metro di distanza tra gli studenti, o meglio tra le loro “rime buccali” (le bocche). Per rispettare queste misure bisognerà riorganizzare gli spazi. Come si legge sul sito del ministero, il Miur ha messo a punto in queste settimane un “cruscotto”, “un sistema informatico che incrocia i dati relativi a aule, laboratori, palestre disponibili con il dato delle studentesse e degli studenti e la distanza da tenere”. Si tratta di un software attraverso cui fare simulazioni della disposizione delle singole classi e capire se rispettano le norme sul distanziamento. È uno strumento che consente di individuare quali sono le scuole che hanno bisogno di interventi ad hoc, in collaborazione con gli enti locali, per trovare gli spazi adeguati a garantire il distanziamento tra gli studenti. Il cruscotto è costruito sulla base dei dati trasmessi dalle regioni per ogni singola scuola e consente di segnalare in rosso i casi di scuole in cui gli spazi delle aule didattiche espressi in metri quadrati non siano sufficienti ad accogliere tutti gli studenti iscritti. Tra gli interventi possibili previsti dalle linee guida ci sono l’utilizzo di spazi esterni o il recupero di eventuali edifici scolastici dismessi nel territorio comunale, ma anche collaborazioni con istituzioni del territorio come musei, cinema, biblioteche, teatri o parchi. Queste collaborazioni tra scuola, enti locali e terzo settore, prendono il nome di Patti educativi di comunità. A oggi le norme igienico sanitarie vigenti, che risalgono al 28 maggio, indicano che gli alunni dovranno indossare, per l’intera permanenza nei locali scolastici, una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione, fatte salve le dovute eccezioni (ad es. attività fisica, pausa pasto). “La difficoltà maggiore è la gestione degli spazi in relazione al numero delle classi e degli studenti- dice la dirigente scolastica del Liceo Palumbo di Brindisi, Maria Oliva- Abbiamo classi con 23, 29 studenti. Anche se avessimo il doppio delle aule dovremmo comunque smembrarle e ci vorrebbe il doppio del personale docente. Stiamo puntando sulla didattica integrata , è una ipotesi. Ossia un gruppo classe potrebbe fare lezione in presenza ed un gruppo potrebbe fare lezione a distanza. Abbiamo già predisposto le aule con una lavagna elettronica con collegamento internet in modo che i ragazzi possano seguire la lezione da casa come se fossero a scuola. Certo, cercheremo di privilegiare le prime classi che hanno bisogno di conoscersi e fare gruppo. Almeno per i primi tempi faranno lezione in presenza. Bisogna rispettare il distanziamento dei banche ma anche le misure legate al movimento degli alunni e del personale. Se riuscissimo ad organizzare le prime sarebbe già un miracolo”. Nel documento prodotto dal Miur si legge che ciascun istituto scolastico sarà flessibile e potrà avvalersi di alcuni strumenti come quelli che seguono, a seconda dei suoi spazi e delle sue esigenze: smembramento del gruppo classe in gruppi più piccoli di apprendimento; l’articolazione di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso; turni differenziati; l’aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari più ampi; una diversa modulazione settimanale del tempo trascorso a scuola, per esempio con moduli orari inferiori ai sessanta minuti. L’esperienza di didattica a distanza tramite piattaforme digitali inoltre non andrà persa, almeno per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, che potranno integrarla alla didattica tradizionale. La riapertura a settembre prevede inoltre la possibilità di una didattica meno frontale e più laboratoriale, dedicata a gruppi più piccoli di studenti.Gli studenti con disabilità non sono soggetti all’obbligo di mascherina, come prevede il Dpcm del 17 maggio. Per quanto riguarda l’assistenza di studenti con disabilità, non essendo sempre possibile garantire il distanziamento fisico dallo studente, potrà essere previsto per il personale l’uso di dispositivi di sicurezza aggiuntivi. Ci sarà una formazione ad hoc del personale scolastico, che a sua volta informerà adeguatamente le famiglie e gli studenti.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*