Reportage “lungo le strade degli immigrati”

BRINDISI- (Lucia Pezzuto per Il7 Magazine) Nigeriani, pakistani, cinesi sono almeno un centinaio e abitano tutti a Brindisi tra la stazione ferroviaria e via Carmine. Da alcuni anni i brindisini del centro cittadino convivono con una colonia multietnica oramai ben radicata sul territorio. Alcuni lavorano , hanno una propria attività e sono persino sposati con donne e uomini italiani, altri vivono alla giornata e sperano di poter andare via. L’integrazione per alcuni di loro non è semplice e non lo è neppure per i brindisini che mal tollerano le escandescenze di alcuni soggetti, soprattutto mal tollerano chi trascorre le proprie giornate bivaccando nei giardini di piazza Crispi a ridosso della stazione. Lo scorso anno un comitato spontaneo di cittadini firmò una petizione proprio contro la presenza “molesta” dei migranti nel centro storico. L’argomento torna in auge in questi giorni in cui a seguito di una lite un ragazzo nigeriano di 24 anni è stato accoltellato. La vittima viveva in via Bastioni Carlo V in un appartamento con altri quattro connazionali tra questi anche la compagna ora arrestata perché ritenuta responsabile dell’omicidio.

“Quando abbiamo sentito le urla abbiamo capito subito che era successo qualcosa di brutto- dice un residente della zona- dovevamo aspettarcelo che un giorno o l’altro accadeva qualcosa, urlano sempre, litigano e bevono tanto”. La morte di  Callistus Imoyera, così si chiamava il giovane nigeriano, avviene per una lite amorosa, ma i cittadini giurano che ogni sera per strada c’è sempre qualche immigrato che litiga e se le suona di brutto sino a quando non intervengono le forze dell’ordine. Eppure accanto all’intolleranza e a queste storie di degrado ve ne sono altre che raccontano di interi nuclei famigliari di nigeriani e pakistani che qui a Brindisi hanno trovato la loro seconda casa, vivono da anni in questa città e ci vivono bene. E’ questa la storia di Victoria che ha un market in via De Carpentieri a pochi passi dalla caserma dei carabinieri. Victoria vive a Brindisi da diciannove anni, è sposata ed ha una figlia di 18 anni che frequenta regolarmente la scuola superiore. “Io mi sono sempre trovata bene qui a Brindisi, vengo dalla Nigeria ma la mia famiglia è qui, mia figlia cresce qui- racconta la donna- non ho mai avuto problemi. Io penso che se il cuore è sano, la persona è sana. Se il cuore è malato, la persona è malata. E’ così ovunque”. Victoria nel suo negozio vende un po’ di tutto, ha prodotti italiani ma ha anche prodotti della sua terra: “Ho clienti di tutti i tipi, qui vengono a comprare gli stranieri ma anche gli italiani”. Sul retro della vetrina del suo negozio c’è un cartello con una foto dove pubblicizza acconciature tipiche africane, a lei piace intrecciare i capelli e non lo fa solo per le ragazze straniere, molte giovani italiane si rivolgono a lei per farsi fare le treccine. “Io mi sono sempre trovata bene qui a Brindisi, anche mia figlia si trova bene, ha la scuola , le sue amiche, e pensa che il suo futuro è qui”.

Gabriel

La città di Brindisi rappresenta il futuro anche per Gabriel, un giovane senegalese di 23 anni che da due anni vive qui. Gabriel è riuscito a trovare una casa in affitto e un lavoro, il giovane è impiegato come cameriere in un ristorante a Mesagne, ma i suoi datori di lavoro non sono italiani bensì cinesi. “Lavoro nel ristorante come cameriere da quando sono arrivato in Italia- dice il ragazzo- mi trovo bene. Ho imparato subito la lingua e non ho avuto problemi a trovare casa perché ho una busta paga e uno stipendio. Lavoro in un ristorante cinese e mi trattano bene”. Gabriel è fortunato, non tutti i suoi connazionali che vivono qui a Brindisi riescono a trovare lavoro, molti sono impiegati nelle campagne e sono pagati a giornata, quando la stagione finisce restano a casa.

Arsalam

Arsalam Meholi ha 28 anni , viene dal Pakistan e vive a Brindisi da cinque anni. L’uomo gestisce un supermarket in Corso Umberto con altri quattro connazionali. “Mi trovo bene qui a Brindisi, quando sono arrivato avevo dei risparmi e insieme ai miei amici abbiamo deciso di aprire il negozio”. Arsalam è sposato con una donna brindisina e ha una bimba di due anni. Inserirsi nella comunità non è stato semplice all’inizio ma con il tempo la gente del posto ha cominciato a conoscerlo e a rendersi conto che lui è una brava persona. “Sono un lavoratore, sono stato sempre abituato a lavorare e a mantenere la mia famiglia, prima i miei genitori ora mia moglie con mia figlia. Penso che questa sia una bella città, i brindisini sono brave persone, i miei clienti sono brindisini”.

Sono brindisini anche i clienti di Rahmat che ha un negozio di articoli orientali proprio accanto a quello di Arsalam. Rahmat ha 38 anni e viene dal Bangladesh, per dodici anni ha vissuto a Bari e da due anni vive a Brindisi. “Mi piaceva stare la Bari, mi piace la città ma poi gli affari non andavano benissimo e ho deciso di venire a Brindisi- dice Rahmat- qui ho alcuni amici che mi ospitano a casa loro”. Rahmat è sposato e ha una figlia di 2 anni, ma moglie e bimba vivono in Bangladesh. “Loro sono lì perché mia moglie assiste mia madre che è molto malata- racconta- è la nostra cultura. Si vive tutti insieme e ci si prende cura uno dell’altro. Lei deve prendersi cura di mia madre. Quando sarà possibile mi piacerebbe portare qui mia figlia ma per il momento è troppo piccola, forse tra qualche anno”. Rahmat ha tuttavia un problema: non riesce a trovare casa. “Anche se ho un’attività e guadagno non riesco a trovare una casa da prendere in affitto- dice- qui la gente non affitta tanto facilmente agli stranieri anche se hai uno stipendio e dai delle garanzie. Mi sono rivolto anche a una agenzia, ma non è facile. Mi piacerebbe avere una casa mia ma non riesco a trovarla”. La situazione di Rahmat è molto comune a tanti altri stranieri che pur lavorando e avendo una busta paga non riescono a trovare una casa in affitto. Eppure nel centro cittadino per alcuni affittare agli stranieri è un business. Vi sono affittuari che concedono monolocali a gruppi di migranti per cifre esorbitanti, contando sul fatto che alla fine l’affitto viene suddiviso tra tutti gli inquilini. L’affitto in media si aggira intorno ai 500/600 euro per una stanza e un bagno. Si tratta di abitazioni spesso fatiscenti che difficilmente una persona prenderebbe sarebbe disposta ad occupare pagando. Eppure questi cittadini stranieri preferiscono avere un tetto sopra la testa e arrangiarsi anche in quattro, cinque persone in un monolocale. Questi sono i più fortunati, molti altri pur avendo un lavoro e guadagnandosi la giornata dormono in stazione o sostano nel dormitorio di via Prov.le per san Vito.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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