Radiologia interventistica Brindisi, Amati: “Pazienti trasferiti a Bari a causa dell’inerzia dei burocrati. Chiedo aiuto ai media”

BRINDISI- “Accade in queste ore al Perrino di Brindisi. Pazienti salvati e stabilizzati grazie all’eccellente lavoro dei neurochirurghi e rianimatori, a cui va la mia profonda gratitudine, ma poi trasferiti a Bari per l’assenza della radiologia interventistica e quindi della possibilità di effettuare studi angiografici di dettaglio, nonostante al Perrino ci sia l’angiografo più moderno della Puglia. Un paradosso tragico e addirittura pazzesco, da denunciare attraverso l’aiuto di tutti i media e con ogni mezzo”. Così il consigliere regionale Fabiano Amati denuncia ancora una volta il peso che ha l’assenza di Radiologia Interventistica a Brindisi. “Trentotto giorni fa era stato assicurato il riavvio della radiologia interventistica nel giorno di due giorni. Ancora niente. Una cosa pazzesca e con una chiara responsabilità addebitabile ai burocrati regionali e aziendali- dice Amati-  i quali convocano riunioni su riunione e costruiscono, esperti falegnami, tavoli su tavoli, per non chiuderli mai o per partorire al più un foglio di carta – chiamati, a seconda delle condizioni meteo, protocolli, verbali, intese, addendum, circolari, direttive, editti, rescritti, proclami ecc. – per mettere nero su bianco ciò che da qualche anno già avviene e colpevolmente: il trasferimento dei pazienti in altri ospedali. La responsabilità dei burocrati, che forse non sanno di essere in posizione di garanzia e quindi con l’obbligo giuridico d’impedire gli eventi dannosi, consiste dunque nel fatto di non attivare l’unica soluzione plausibile, al cospetto della principale esigenza di garantire il servizio di radiologia interventistica negli ospedali di II livello e Centri di trauma, come lo è il Perrino.
Tale soluzione è la formazione immediata di un’équipe, provvisoria, destinando al Perrino i radiologi interventisti in servizio negli ospedali di I livello e perciò non rientranti nella rete dei Centri di trauma. Insomma, un provvedimento a valore interaziendale, con pagamento di speciali indennità, adottato al duplice fine di riattivare provvisoriamente il servizio e formare il personale destinato a gestirlo nell’ordinario.
Ma di questa soluzione non v’è traccia, inviluppati nelle antiche e sempre vive logiche corporativistiche, inclini ad adattare le esigenze dei malati agli ingranaggi dell’organizzazione.  E intanto i pazienti, peraltro gravissimi, vengono portati in giro per la Puglia, nonostante si disponga del miglior angiografo della regione, dotato di tecnologia biplanare e con scarsissima emissione di radiazioni.
L’unica fortuna che abbiamo è di poter contare su ottimi medici nei reparti – tra gli altri – di neurochirurgia e rianimazione, grazie alla cui scienza ed esperienza molti casi si risolvono al meglio pur in stato di privazione delle tecnologie necessarie. E a loro va tutta la mia gratitudine”.

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