FRANCAVILLA FONTANA – Si sono tenuti, nella mattinata di oggi, i primi due appuntamenti con i donatori organizzati dall’Asl presso i centri trasfusionali degli ospedali di Francavilla Fontana e Brindisi. Un nuovo corso per la donazione del sangue in provincia. In realtà, più che di nuova era si dovrebbe parlare di un ritorno all’antico, a circa due anni fa quando l’Asl firmò con l’Avis provinciale una convenzione che delegava all’associazione il compito di organizzare le raccolte, reclutando personale, occupandosi della logistica, del ristoro dei volontari e di ogni altro aspetto necessario per la buona riuscita delle operazioni.
Il 23 aprile scorso, il Crat, il coordinamento regionale per le attività trasfusionali, ha revocato l’accordo che per questo tempo ha prodotto risultati numerici e qualitativi molto positivi e quindi, ora, il pallino dell’organizzazione delle donazioni è ripassato all’azienda. «Noi siamo qui, sempre e comunque, a garantire il nostro convinto apporto alla causa della donazione del sangue come gesto alto di solidarietà verso il prossimo». Gerardo Trisolino, presidente dell’Avis di Francavilla Fontana, è al suo posto, al fianco dei donatori, nella prima uscita dell’associazione, nei locali del centro trasfusionale dell’ospedale Dario Camberlingo. «Ho mandato circa 1000 messaggi, tra sms ed email, per avvertire tutti i donatori dell’appuntamento odierno e della cancellazione della donazione di domenica 4. La risposta è quella che si vede».
In effetti, in confronto alle 60 sacche di sangue medie, frutto dello sforzo di una settantina di persone che si presentano volenterose di sottoporsi al prelievo, le 23 unità di ieri sono poca roba. Per di più, tra i volontari presenti prevalgono i musi lunghi di chi non gradisce il cambiamento. «Le cose funzionavano bene, non capiamo il perché di queste modifiche – afferma un volontario – Io sono un artigiano e, per essere qui di sabato invece che di domenica, ho dovuto chiudere la mia attività. Di questi tempi non è facile». Gli fa eco un altro donatore con problemi simili, un commerciante. «Ho raccolto l’invito del presidente Trisolino solo per spirito di solidarietà, perché credo in quello che faccio. Vorrei sapere, però, quant’è che costa all’Asl comprare una sacca di sangue da fuori, giusto per capire se c’è qualcuno che ci guadagna dallo scoraggiare la popolazione a donare il sangue, perché questo è quel che accade, in queste condizioni». Le condizioni cui il donatore fa riferimento si riferiscono alla lentezza delle operazioni con cui si svolgono le analisi preliminari e i prelievi. «Sono il terzo in coda – chiosa un giovane – sono arrivato qui alle 8. Sono quasi le 10 e mi hanno appena preso il sangue per l’emocromo».
Questa situazione, ovviamente, non dipende dal personale medico, infermieristico e tecnico presente, cui va il plauso di associati e donatori. Il problema, semmai, sta nella scarsità numerica di addetti alle raccolte che l’Asl può mettere in campo. «Da Brindisi – conferma Trisolino – ci hanno anche chiesto due bilance di proprietà dell’associazione perché l’azienda non ce le ha». La donazione di oggi, tra l’altro, non avrà un seguito, in futuro: il centro trasfusionale dell’ospedale di Francavilla, infatti, è aperto solo il giovedì dalle 8.30 alle 10.30 e oggi si recuperava, in via del tutto eccezionale, la giornata di chiusura del primo maggio. «Quando siamo arrivati non c’erano neanche le sedie – rincara una volontaria – Se continuiamo di questo passo, non ci verrà più nessuno, a donare». L’Avis, appresa la notizia della revoca della convenzione, ha immediatamente colto che le cose non sarebbero più funzionate come prima, soprattutto perché, come visto, l’azienda non ha personale a sufficienza per gestire tutti gli appuntamenti che l’associazione è riuscita a costruirsi nel tempo.
I timori dei volontari si sono tradotti in realtà alla prima occasione utile: l’appuntamento convocato dai dirigenti Asl per questa mattina al centro trasfusionale dell’ospedale di Francavilla Fontana si è rivelato problematico per una lunga serie di motivi. Le difficoltà, tra l’altro, risultano essere abbastanza obiettive se analizzate alla luce dei numeri prodotti: se, in media, le raccolte festive organizzate nella città degli Imperiali viaggiavano sulle 60 sacche raccolte per evento, stamattina appena 23 sono stati i donatori effettivi a fronte di 26 potenziali. In almeno 5, poi, sono stati “respinti all’uscio” perché giunti fuori tempo massimo. Il ridotto parco volontari presentatosi ieri nei locali del Dario Camberlingo è stato dovuto, in primis, stando a quanto affermato dagli stessi donatori, allo spostamento al sabato di un appuntamento previsto sempre di domenica. Un altro tasto dolente che i vertici Avis avevano, quasi con doti divinatorie, predetto riguarda la squadra tecnica messa a disposizione dall’Asl per la raccolta: un medico, un infermiere e un tecnico a fronte di un medico, tre infermieri e due tecnici presenti agli appuntamenti targati Avis.
Questo si traduce in una endemica lentezza delle procedure: se, infatti, un infermiere si sta occupando delle analisi preliminari, non può, nel frattempo, attaccare un donatore alla sacca e ritornare alla sua occupazione, lasciando il volontario al suo destino. La circostanza si traduce con un significativo allungamento dei tempi di operazione con la conseguenza che, alla fine, qualcuno, come accaduto oggi, viene mandato a casa. Restando ancora a Francavilla, emerge anche il nodo del ristoro: i volontari hanno lamentato le nuove procedure che prevedono, solo per i donatori effettivi, un buono per un caffè e un a brioche da consumare al bar dell’ospedale, sito dall’altra parte della struttura, rispetto al centro trasfusionale deputato ai prelievi. La gestione Avis, al contrario, garantiva a tutti, donatori effettivi e potenziali, il ristoro una volta terminate le operazioni, forti della convinzione che anche chi non ha potuto donare il suo sangue, per motivi clinici, aveva aspettato, a volte anche delle ore, digiuno e che, quindi, ha diritto a rifocillarsi a dovere.
La situazione, in definitiva, rimane molto precaria: visti i risultati ottenuti nei primi appuntamenti in cui l’Avis ha avuto il solo ruolo di sensibilizzazione e richiamo dei volontari all’appuntamento, bisognerà aspettare le valutazioni che arriveranno da Bari per capire quale sarà il destino delle donazioni di sangue in provincia di Brindisi. Al presidente Trisolino, attaccato alla macchinetta del caffè con la quale dispensa ristoro ai provati volontari, intanto, non resta che spronare la sua ciurma, come il capitano di una nave che va avanti nella tempesta. «Bisogna pensare alto, bisogna pensare oltre: bisogna pensare solo che siamo qui per compiere quel gesto gratuito che, da tanto tempo, ci appaga come esseri umani. Solo questo conta».
Maurizio Distante
Un motivo ci sarà ma non lo potranno rendere pubblico. Forse l’Avis Puglia stava iniziando a funzionare talmente bene che gli interessi di qualcuno si stavano riducendo. Io vivo al nord e li accordi di questo tipo esistono da 15 anni, non so dove vedano il problema.
non solo facciamo del bene,ma ci bastonano pure.
Perchè quando le cose funzionano bene, tendono sempre a distruggerle?.
Ancora non riusciamo a capire i reali motivi di questo cambiamento !!!