
ROMA- “In questa storia i giornalisti hanno fatto di più dello Stato e della giustizia.” Una frase del direttore di Raitre Andrea Vianello che sintetizza i 20 anni di mistero sulla morte della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. Un concetto che racchiude il mestiere di chi racconta e decide di non restare zitto, di andare al di là di quello che si vede. È questo quello che aveva deciso di fare Ilaria, lei il suo giornalismo d’inchiesta in quella terra lontana dalla quale non è più tornata. Sono trascorsi 20 anni, dal 20 marzo del 1994 quando un commando, forse di sette persone, in un quartiere di Mogadiscio l’ha uccisa, con lei è stato ammazzato Miran. I mandanti di quell’omicidio non hanno mai trovato un nome. Venti anni di depistaggi, di una verità mancata, di indagini lasciate a metà, di carte e documenti secretati. Un segreto che forse oggi potrà essere rivelato, dopo la richiesta di desecretare gli atti da parte del presidente della Camera Laura Boldrini accolta dal governo italiano. Non è ancora noto quali e quanti documenti saranno desecretati e consegnati nelle mani della procura di Roma. Una battaglia di giustizia portata avanti dai genitori di Ilaria, Giorgio e Luciana, ma anche da tanti altri colleghi. La giornalista italiana a Mogadiscio aveva scoperto qualcosa, qualcosa riguardante un traffico di rifiuti tossici che aveva un collegamento con l’Italia. Ma quell’omicidio da queste parti fu giustificato come una rapina.
A distanza di venti anni, il 19 marzo scorso Ilaria è stata ricordata con una manifestazione nella sala della regina alla Camera dei deputati. Per la prima volta un ricordo solenne, alla presenza della presidente Boldrini, di mamma Luciana e di tanti colleghi che l’hanno conosciuta, ma anche dell’associazione del premio Ilaria Alpi che ogni anno promuove il giornalismo d’inchiesta affinchè Ilaria possa esistere attraverso il lavoro di tanti colleghi. A coordinare il dibattito Bianca Benlinguer, il suo ricordo di Ilaria al Tg3, quando entrambe approdarono in Rai, insieme ad Andrea Vianello, oggi direttore della terza rete. Poi l’annuncio della Boldrini della richiesta di segretare gli atti al presidente del consiglio Renzi e al procuratore antimafia. L’annuncio nel silenzio della sala della regina, davanti agli occhi attenti dei presenti, amici e colleghi di Ilaria, di chi l’aveva realmente conosciuta, e di chi come noi l’ha conosciuta grazie a questo mestiere. Grazie alla voglia di andare oltre a ciò che appare, attraverso il premio a lei dedicato che ogni anno fa vivere il giornalismo d’inchiesta.
Dopo 20 anni in tutti i tiggì, i giornali, l’informazione on line si è riparlato di Ilaria e Miran, la notizia della desecretazione degli atti è giunta il 20 marzo del 2014. L’eco è arrivo in ogni angolo di questo paese. Noi tentiamo di riportarlo da queste parti, per questo decidiamo di dedicare uno spazio sul nostro giornale, e domani parteciperemo ad un approfondimento alle 10 nella trasmissione radiofonica “Il territorio indiretta” su Idea Radio condotta da Antonio Ligorio. Affinchè il sacrificio di Ilaria e di tanti colleghi non resti nell’oblio.
Lucia Portolano
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