INTERVENTO/ Questo sarà un intervento differente rispetto a quelli che spesso mi “obbligano” a scrivere. Da un pò di anni, a vari livelli, si sta provando a costruire un brand turistico culturale di Brindisi sfruttando un patrimonio culturale, architettonico, monumentale, religioso qualitativamente e quantitativamente particolarmente apprezzato da turisti e semplici visitatori. Si sta provando a solcare il settennato del compianto sindaco Mennitti (2004-2011) che riportò Brindisi al centro dell’attenzione internazionale candidandola a Capitale Europea della cultura, un vero e proprio periodo “rinascimentale” per la città. Insomma si stava creando una “identità culturale” da poterla “vendere” all’esterno. A distanza di 7 anni il sindaco Riccardo Rossi prova a mutuare quella intuizione utilizzando mostre, iniziative culturali, possibili finanziamenti per utilizzare immobili pubblici comunali per finalità attinenti il variegato mondo dell’arte e della cultura. Ma di quale arte e cultura parliamo? La partita si gioca qui; se l’idea è quella di soddisfare il palato di una certa intellighenzia nostrana e non solo e/o garantire una piccola nicchia “culturalmente ideologizzata” la partita è persa in partenza! Il sindaco Riccardo Rossi dovrebbe osare (memento audere semper) cosi come fece ad esempio Mennitti quando investi su Goran Bregovic, cantautore serbo croato da sempre emblema della multiculturalità e multietnicità nelle festività natalizie nel lontano 2004, un’artista sicuramente non allineato politicamente a destra! Quello a cui assistiamo è invece il classico palinsesto di spettacoli, iniziative culturali o artistiche che in alcuni casi non sono “comprensibili o commestibili” agli stessi organizzatori, stagioni teatrali senza lode e senza infamia, mercatini o fiere che rappresentano né più né meno lo spaccato di una comunità locale ancora “narcotizzata” da anni di sonnolenza che non riesce a comprendere che mentre gli altri territori (neanche tanto lontani) crescono a ritmi sostenuti noi marciamo con la “ridotta” quasi a voler risparmiare sui consumi, ma investiamo sull’effimero! I tentativi di valorizzare l’immenso patrimonio ambientale, artistico, monumentale, architettonico e religioso (ovvero ciò che non dobbiamo inventarci) sono apprezzabili ma andrebbero conditi con pizzico di “”follia, intraprendenza, coraggio” da parte non solo delle istituzioni ma anche degli operatori di settore: spesso abbiamo assistito a forme autolesioniste di esaltazione di altri luoghi o territori dovute più a legittimi ritorni commerciali e quindi economici che evidentemente la nostra città non riesce a garantire. Ma perché non riusciamo in ciò che altri, con “materia prima ed argomenti” sicuramente al di sotto di quello che potrebbe garantire Brindisi, riescono? Semplice: gli altri, oltre che a massimizzare/capitalizzare il valore di quel che dispongono, riescono a “proporre e vendere” ciò che non hanno, a volte anche mistificando la storia, insomma “millantando” (per fini nobili ovviamente), creando un brand turistico buono per tutte le stagioni. Un esempio? Quanti di voi ricordano la saga Twilight della scrittrice Stephenie Meyer che ha venduto più di cento milioni di copie in tutto il mondo? Alcune scene del secondo capitolo della saga cinematografica New Moon sono state girate a Volterra, cittadina toscana di millenaria storia fondata dagli Etruschi; l’epilogo di New Moon si svolge in piazza dei Priori, Edward e Bella (i protagonisti) si infilano in un tombino in Vicolo Mazzoni e da li entrano nei sotterranei dei Volturi, l’antica famiglia di vampiri italiani che risiede da secoli a Volterra. La scena, una delle più importanti della saga, ha scatenato una autentica mania fra i milioni di fans, generando tour guidati, ricerche, documentari: Volterra è diventata in poco tempo la città degli Etruschi e di Twilight! Volterra la città del mistero e dell’amore ritrovato, una città che emerge dal passato e diventa fulcro e punto per migliaia di lettori del best seller di Stephenie Meyer sulle tracce di Edward e Bella. E come non ricordare il film The Passion di Mel Gibson girato interamente a Matera nel 2004 che poi gli è valsa l’investitura ufficiale di Città Capitale europea della cultura 2019 con tutti i benefici economici che tale evento porterà. Oppure i best seller dello scrittore Dan Brown: Il Codice da Vinci, Inferno, Crypto, Angeli e Demoni, Origin tutti cinematograficamente ambientati in luoghi e territori che hanno sfruttato al massimo l’onda lunga di “attenzione ed attrazione mediatica mondiale” degli stessi! Questi tre esempi (non isolati) sono accomunati da un minimo comune multiplo: hanno sfruttato, valorizzato e capitalizzato al massimo il proprio patrimonio storico, artistico, culturale, religioso ed ambientale, arricchendo il tutto con leggende e misteri, insomma hanno “osato” (follia, intraprendenza, coraggio) provocando quella curiosità elementare che il turista o semplice visitatore ricerca quando viaggia, creando insomma un brand turistico da mettere a reddito! La storia e tutto ciò che la testimonia veicola la memoria di un popolo, di un territorio, di una cultura, di tradizioni e di identità tutte cose che se adeguatamente valorizzate e preservate costituiscono un brand su cui investire e raccoglierne i frutti. Quello che dovrebbero fare, a mio modesto parere (magari ne discutessero), questa Amministrazione comunale e gli attori istituzionali e imprenditoriali del settore è uscire dall’improvvisazione e riuscire ad esaltare ciò di cui disponiamo in abbondanza (mare, sole, arte, monumenti, chiese, scavi archeologici, musei, storia millenaria) iniziando ad aprire una linea di credito di credibilità e sostenibilità a tutto ciò che rappresenta la memoria storica della Città, creando una “identità culturale”, anche provando ad “esagerare” nell’esaltazione della sua magnificenza, sulla falsa riga degli esempi di altri territori sopra riportati. Un caso pratico? Brindisi ha testimonianze storico/architettoniche dei Templari ovvero i Cavalieri del Tempio di Salomone: il Portico dei Templari a piazza Duomo, il Tempio di S. Giovanni al Sepolcro, la Casa del turista situata sul lungomare che era adibita a darsena ed arsenale per l’imbarco dei Templari verso la Terra Santa, la domus dei Templari la chiesa di S. Giorgio del Tempio situata nei pressi della stazione laddove c’era il bastione S. Giorgio, per non parlare del fatto che Brindisi nel 1310 fu sede di uno dei più importanti processi ai Templari iniziato nell’attuale chiesa di S. Maria del Casale e proseguito nel castello Svevo. Tutti questi elementi potrebbero rappresentare una quota parte importante di quella “identità culturale” che si sta provando a creare da proporre all’esterno e metterla a reddito. Perché, ad esempio, non pensare di ricreare dal punto di vista teatrale il processo ai Templari ed istituzionalizzarlo come evento stagionale legato a convegni, percorsi turistici sui luoghi storici dei leggendari Cavalieri, documentari e quanto altro utile a creare quell’alea di interesse e mistero che il visitatore turista ricerca? Senza “follia, intraprendenza e coraggio” non siamo competitivi se non nella gestione del così detto “effimero ordinario” di piccolo cabotaggio: se non si è disposti ad “osare” non ci potrà essere nessuna “identità culturale”!
Massimiliano Oggiano
vicepresidente del Consiglio Comunale di Brindisi
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