Progetto A2A, Adoc: “Il metodo Brindisi non convince”

INTERVENTO/C’è “Metodo” e “Metodo”! Quello denominato “Metodo Brindisi” che da giorni tiene banco sui media per il confronto , la sinergia e le progettualità messe in campo al fine di dare una svolta al territorio sotto l’aspetto ambientale, economico, occupazionale e sociale. C’è poi il “metodo alla brindisina” più volte sperimentato e che in queste ore è andato in scena con la presentazione alla politica da,  parte di A2A, del progetto di “recupero materiali” nell’area dell’ex centrale “Brindisi Nord”. Un metodo che non convince sia nella forma che nei contenuti considerato che al netto delle notizie sommarie sull’investimento molte sono le perplessità circa l’esclusione dei cittadini e le loro rappresentanze dal processo di informazione e sulla tipologia di attività da avviare. Sul confronto riteniamo che A2A debba tenere una linea unica su tutto il territorio nazionale riteniamo quindi inaccettabile l’attegiamento criptico assunto mentre in altre realtà si procede con la massima informazione, condivisione e coinvolgimento delle comunità locali. Sui due assi di intervento previsti dal progetto quello del recupero materiali riveniente dallo spazzamento della rete viaria cittadina e dalla separazione della posidonia dalla sabbia nutriamo alcune perplessità. Nello specifico secondo i dati storici in nostro possesso la raccolta media mensile riconducibile alle attività di spazzamento non giustificano un impianto da 11 tons/h. Quale sarà il bacino di approvvigionamento dell’impianto ? Stanno cambiando le politiche di gestione dei rifiuti ? Ci dobbiamo aspettare per il futuro un’indifferenziato spinto abbandonando gradualmente la raccolta differenziata che tanto faticosamente i cittadini hanno attuato con sacrifici economici e gestionali? Un’interrogativo d’obbligo se consideriamo che il materiale raccolto per strada (plastica, carta, inerti, metalli, ecc.) non si discosta molto se non per l’umido dall’indifferenziato prodotto nelle abitazioni. Sulle operazioni di separazione della poisidonia dalla sabbia ci chiediamo come avverranno le operazioni di prelievo sugli arenili, con quali mezzi, con quanti mezzi verrà trasportato il materiale con quale impatto sull’ambiente e che fine farà la posidonia sinora ritenuta a ragione un’indispensabile rimedio naturale per il ripascimento degli arenili? Tutti interrogativi a cui auspichiamo giungano risposte sia da parte societaria che da parte istituzionale considerato la piena convinzione espressa dal Primo cittadino.

IL PRESIDENTE PROVINCIALE

ZIPPO Giuseppe

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*