BRINDISI- Oltre settanta le richieste di costituzioni di parte civile presentate questo pomeriggio al giudice monocratico Francesco Cacucci nella prima udienza del processo sull’inquinamento delle polveri di carbone della centrale Enel Federico II di Cerano. Quindici gli imputati, tredici dirigenti dell’Enel e due legali rappresentanti delle ditte che lavorano per il carbone. Sotto accusa il nastro trasportatore di Cerano per la fuoriuscita delle polveri che avrebbero contaminato terreni, colture e abitazioni confinanti. Visto le numerose richieste di costituzioni di parte civile il giudice ha rinviato l’udienza al 7 gennaio prossimo, per consentire agli avvocati degli imputati di controdedurre in ordine alle stesse costituzione di parte civile. Sarà poi il tribunale a decidere quali parti ammettere nel processo. Una gran mole di documentazione da studiare, anche una perizia.
Hanno chiesto la costituzione di parte civile il Comune di Brindisi (avv. Daniela Faggiano), quello di San Pietro Vernotico (avv.Guido Massari), Torchiarolo (avv.Dario Lolli) e Trepuzzi (avv. Stefano Palmisano), con loro la Provincia di Brindisi (avv. Rosario Almiento). Non c’era invece il Ministero all’Ambiente, inserita dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza nella lista delle parti offese. Il Ministero ha deciso a quanto pare di non costituirsi contro Enel.
Hanno inoltre avanzato richiesta di costituzione numerose associazioni ambientaliste: Federutenti (avv. Antonio Putignano) Legambiente Puglia(avv. Stefano Latini), Medicina Democratica (avv. Stefano Palmisano), Greenpeace (avv. Alessandro Gariglio), Salute Pubblica (avv Andrea Casamassima), Wwf Italia e Italia Nostra (avv. Vittorio Caiulo), Comitato No al Carbone (avv. Quarta). Diverse le richieste di costituzione anche dei proprietari dei terreni di Cerano già riconosciuti dal pm come soggetti offesi, ma anche di chi possiede case e proprietà confinanti al nastro trasportatore, anche se non inseriti nell’ordinanza che il sindaco Mennitti emanò nel 2007 con la quale inibiva la coltivazione dei terreni al ridosso del nastro perché contaminati.
L’inchiesta parte da un esposto presentato da alcuni agricoltori, le colture nate a Cerano era ricoperte da polvere di carbone. Le piante e la vegetazione a ridosso del nastro trasportatore erano nere. Presenza visibile ad occhio nudo. Da qui l’indagini della Digos che hanno portato al processo.(Vedi interviste)
Alcuni agricoltori nel tempo hanno raggiunto un accordo con Enel, che ha pagato circa 15 mila euro a ettaro, altri invece il patto non lo hanno voluto firmare. Quelli che oggi erano presenti in tribunale. Loro che su quei terreni non coltivano più. Altri lo fanno, in barba all’ordinanza. E sino a qualche mese fa si vedevano carciofi a due passi dal nastro.
Ma a manifestare contro le polveri del combustibile nero questa mattina c’erano anche i componenti del comitato No al carbone. Fuori dal tribunale avevano organizzato un presidio con cartelloni e striscioni, con loro anche la carrozzina rossa delle mamme No al carbone. A sostegno delle mamme brindisine a quelle di Taranto per dire basta all’inquinamento che da queste parti produce morte e malformazioni neonatali. (Vedi interviste)
Gli imputati, e quindi i tredici dirigenti dell’Enel sono accusati di aver ” in concorso tra loro, dal 2000 sino ad agosto 2011, ognuno per la propria funzione, partecipato a un medesimo disegno criminoso, avendo scaricato, trasportato e stoccato milioni di tonnellate di carbone in un il carbonile scoperto di 125.000 mq, omettendo di adottare e comunque proporre soluzioni per scongiurare la ripetuta diffusione di polveri di carbone oltre il recinto aziendale”.
Intanto Enel in estate ha posato la prima pietra per la costruzione del carbonile coperto per impedire che le polveri possano continuare a svolazzare, ci vorranno almeno tre anni prima che l’opera sia terminata.
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Lucia Portolano
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