Pompieri indagati per aver dato le immagini a BrindisiOggi: tutto archiviato. Cosa accade quando lo scoop è di altri

BRINDISI- Tutto archiviato. Gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non appaiono idonei a sostenere l’accusa in un processo, né risultano suscettibili di successivi sviluppi. Finisce così la breve vicenda giudiziaria dei due pompieri brindisini accusati di aver dato le immagini degli interni della Norman Atlantic a BrindisiOggi. Un’esclusiva della nostra testata giornalistica che ha fatto il giro del mondo.

Su segnalazione di due giornalisti locali, di testata diverse, il comandante della Capitaneria di porto di Brindisi e il comandante del Comando provinciale del vigili del fuoco avevano inviato alla Procura di Bari, che indagava sulla tragedia dell’incendio scoppiato sulla nave a largo della Grecia, delle annotazioni di indagini, dove si facevano i nomi di due pompieri che, secondo i giornalisti, avrebbero diffuso le immagini dandole a BrindisiOggi.

Il pubblico ministero del tribunale di Brindisi Valeria Farina Valaori ha chiesto l’archiviazione per i due vigili del fuoco che è stata accolta dal gip Tea Verderosa. I due pompieri erano accusati di rivelazione di  atti coperti da segreto istruttorio. I due all’interno del comando sono responsabili del Centro di documentazione video fotografico.

Il pm scrive testualmente: “Non ricorrono elementi per ricondurre con  certezza agli indagati la rivelazione di atti coperti da segreto mediante la consegna del video alla testata giornalista, infatti: i giornalisti, tutelati dal segreto professionale, non possono essere sentiti in quanto nulla riferiranno circa la fonte di conoscenza, dato il numero di persone che avevano accesso nei locali della nave per le ispezioni (Capitaneria, Polizia, Carabinieri, oltre che vigili del fuoco) non è certo che siano stati gli indagati ad effettuare la rivelazione, avendo chiunque potuto filmare con un cellulare quanto poi pubblicato, ammesso anche che uno dei due indagati abbia commesso la rivelazione, non è possibile accertare chi lo abbia fatto.”

Non solo secondo il pubblico ministero: “Deve rilevarsi come nei giorni immediatamente successivi al naufragio venissero pubblicate su qualsivoglia testata giornalistica ogni tipo di immagine o intervista relativa all’evento, tra cui interviste di naufraghi che descrivevano fatti, luoghi e condotte sicchè può escludersi che la condotta contestata abbia in concreto potuto offendere il bene giuridico tutelato dalla norma”.

Insomma due persone erano state indagate perché due giornalisti avevano insinuato che fossero stati loro, o uno di loro a dare il video solo a Brindisioggi. Eppure sulla Norman Atlantic ancora in quei giorni al porto di Brindisi di gente ne era salita davvero tanto.

E così una mattina i due pompieri si sono ritrovati in casa i carabinieri che hanno sequestrato tutto dai computer di famiglia ai cellullari, dalle pen drive ai vari dispositivi elettronici. Finiti su tutti i giornali. Anzi in realtà la notizia trapelata, e pubblicata, parlava di solo un pompiere indagato.

Ma perché vengono fatti quei nomi? La spiegazione si evince negli atti. Il comandante della Capitaneria di porto scrive che una volta accertata la pubblicazione del video sul Brindisioggi provvede a reperire informali informazioni al fine di individuare la fonte di divulgazione. Così sente per le “vie brevi” la corrispondente locale dell’Ansa, nonché allora corrispondente di Brindisireport e assume informali notizie. Si legge: “Dal colloquio è emerso che tali immagini, potevano essere state fornite da un componente dei vigili del fuoco del comando di Brindisi, impegnato politicamente e molto vicino alla corrente politica del presidente dell’Asi. A seguito di ulteriori informazione acquisite in “banchina” emergeva che Giampiero Epifani è politicamente impegnato, in quanto consigliere comunale, è molto vicino al presidente dell’Asi”.

Questo è quanto. Su questo Epifani viene indagato.

Ma non finisce qui. Perché gli indagati sono due. Ad avvalorare la segnalazione della Capitaneria arriva quella del comandante dei vigili del fuoco. Dove le cose vanno più o meno nella stessa maniera.

Il comandante dei vigili scrive: ho ricevuto una telefonata dal sign……giornalista del Quotidiano (il nome c’è ma noi non lo mettiamo, perché noi ancora questo mestiere lo rispettiamo), il quale con tono risentito e dispiaciuto si lamentava della pubblicazione avvenuta su Brindisioggi. Successivamente ricevo la telefonata della signorina ….. (anche qui c’è il nome. Ma vale lo stesso concetto) dell’Ansa che, con lo stesso tono, si lamentava. Entrambi i giornalisti hanno sottolineato la strana coincidenza, avutasi anche in casi analoghi, che riguardavano un presunto rapporto preferenziale con la testata Brindisioggi da parte di dipendenti  del comando dei vigili, incaricati in particolare di compiti con la relazione con la stampa.”

Sulla base di questo, il comandante segnala in procura i nomi dei due incaricati al Centro di documentazione video, tra questi Epifani e un alto pompiere. Entrambi vengono indagati. Per entrambi però arriva l’archiviazione.

Brindisioggi si scusa a nome di tutta la redazione con i due pompieri che hanno vissuto questa brutta esperienza, che ha colpito le loro famiglie che ha leso la loro immagine e il loro operato di vigili del fuoco, solo perché noi abbiamo fatto il nostro lavoro, ed altri si sono lamentati per questo. Purtroppo i due vigili inconsapevolmente sono capitati al centro, stritolati da meccanismi deviati. Di un mestiere che ha fatto dello scoop la propria ragione di esistere, ma che qualcuno fa fatica a digerire. Almeno, quando lo scoop lo fanno gli altri.

Lucia Portolano

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