BRINDISI – La spending review ha reso la vita dei poliziotti italiani difficile. Tagli alle risorse e al personale stanno compromettendo le condizioni di vita e di lavoro degli operatori di polizia e rendendo – anche – più difficile dare risposte adeguate alla domanda di sicurezza dei cittadini. E’ questo quello che si evince dall’ultimo rapporto presentato dalla Cgil e Silp (il sindacato di polizia di Corso d’Italia). In provincia di Brindisi, per esempio, una delle situazioni più critiche è l’attuale commissariato di Mesagne.
I sindacati quindi lanciano l’allarme legati agli annunci fatti dal Governo nazionale su ulteriori tagli e ridimensionamenti. Da anni si assiste a una continua e costante emorragia di personale, mezzi e risorse: 350 poliziotti in pensione o riformati ogni anno e blocco del turn over al 55% ed, inoltre, il perdurante blocco del tetto stipendiale che “diminuisce fortemente il reddito di operatori e famiglie”.
A tutto ciò si aggiunge l’annunciata chiusura da parte del Governo di 80 questure sulle 103 esistenti e di 300 presidi di polizia, con ulteriori tagli anche alle autovetture di servizio, agli equipaggiamenti e alle strumentazioni dei reparti o del personale. Elementi che lasciano facilmente prevedere un futuro difficile per il lavoro della polizia e la domanda di sicurezza dei cittadini, senza contare le sempre più frequenti emergenze che ci si trova a gestire.
Diminuiscono le forze – fanno sapere dai sindacati – ma aumenta l’età media del personale, attestata sui 45 anni, anche a causa dell’assunzione obbligatoria, disposta per legge, dei volontari dell’esercito, ormai è l’unica via di ingresso in polizia. Gli attuali allievi agenti hanno un’età superiore ai 26anni in media.
Inoltre, i continui tagli hanno una ripercussione – si legge ancora nella nota stampa Cgil Silp – diretta sulle retribuzioni delle Forze dell’Ordine. Gli effetti dei blocchi, in particolare quelli relativi a promozioni e scatti di anzianità, che perdurano dal 2012 e che si estendono anche all’anno in corso producono una perdita media mensile di circa 300euro lordi per singolo operatore.
Le più immediate conseguenze dei tempi di ristrettezze economiche sono le stesse per tutti gli uffici di polizia: carenza di personale, carenza di mezzi, surplus di richieste per incombenze burocratiche e di ordine pubblico.
Solo che nel caso dei commissariati, in specie per quelli di dimensioni più ridotte (oppure per quelli che hanno una vasta competenza territoriale) gli effetti della crisi si risentono ancora di più poiché mettono in risalto l’impossibilità di raggiungere i risultati minimi in termini di risposta alle richieste di sicurezza da parte della comunità.
I sindacati, dopo un’attenta analisi, propongono di indire concorsi e ripristinare quindi l’ingresso per via non militare alla polizia; rinnovo del contratto; unificazione polizia e carabinieri; e libertà sindacali.
“La nuova frontiera è pertanto l’istituzione di una sola Polizia a competenza generalista, sotto la responsabilità diretta del Ministero dell’Interno, che da subito potrebbe avvalersi di quasi 220 mila donne e uomini tra Polizia di Stato e Carabinieri, restituendo ai servizi specifici la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria ed il Corpo Forestale dello Stato e soprattutto raggiungendo un obiettivo di taglio alla spesa di 3 miliardi di euro” concludono dai sindacati.
BrindisiOggi
Prima di assumere altra gente credo che sia necessario razionalizzare quello che c’è. L’Italia è lo stato con il più alto rapporto tra polizie e abitanti, uno ogni 160 abitanti. Lo Stato spende in questo settore oltre 20 miliardi l’anno, per tenere in strada il 40% degli agenti. Si alla unificazione, si alla abolizione delle polizie locali, hanno un ordinamento e dei limiti operativi, non per volontà loro, che in uno stato moderno non ha più ragione di esistere.