INTERVENTO/ Più si parla di pista ciclabile e più la gente, soprattutto chi vive quotidianamente Viale Aldo Moro da residente, da titolare di attività commerciale, da professionista con il proprio ufficio, da semplice genitore che percorre quel tratto per accompagnare i figli a scuola e per finire a chi purtroppo deve raggiungere l’Ospedale Perrino per vari motivi, vive momenti di confusione e di rabbia.
Le foto che potete guardare con attenzione con le relative descrizioni, sono frutto di parte di documenti ufficiali redatti dal professionista incaricato per la progettazione di questa opera d’arte.
Il sottoscritto non ha mai obbiettato sul corretto intento della passata Amm.ne di realizzare opere finalizzate ad una mobilità dolce e sostenibile.
Dobbiamo però o meglio devono, tutti i protagonisti di questa storia, ammettere che in fase esecutiva il progetto si è rivelato un totale fallimento, soprattutto nel tratto in questione.
Potete osservare e leggere come si sia convintamente scelto per la riduzione della careggiata dagli originali 7.00 agli attuali 5.50 salvaguardando ovviamente i parcheggi ma condannando definitivamente il viale ad una sola corsia.
Intervento in pieno contrasto su quanto invece indicato o meglio suggerito dal professionista che ha realizzato il PUMS.
Pertanto convinto che il grido d’allarme di tantissimi cittadini sia più che giustificato, m’impegnerò a trattare l’argomento nell’apposita commissione, proponendo una soluzione a mio avviso risolutiva atteso l’attuale stato dell’arteria in questione costituisce un serio pericolo alla viabilità oltre al danno indotto alle attività commerciali presenti sull’arteria.
Roberto Quarta
Fratelli d’Italia
faccio notare che la corsia unica è anche previsto nel progetto, quindi è proprio sballato io progetto! Non c’è proprio lo spazio per realizzarle le poste ciclabili !!
E’ chiaro che su questa questione la magistratura dovrebbe iniziare ad indagare perché è evidente anche ad un cieco che non c’è nulla nell’interesse pubblico, ma molto nell’interesse di ristrette consorterie per mettere mani su soldi pubblici.